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La nomina di Fitto, l’incognita rimpasto

22
Novembre 2024
Di Redazione

Giorgia Meloni guadagna un Commissario Europeo, per la precisione il Vicepresidente esecutivo della Commissione europea per la coesione e le riforme, ma perde un Ministro di strettissima fiducia, sebbene non proveniente dalle fila della destra in purezza.

Raffaele Fitto è stato ufficialmente confermato nel suo ruolo in Europa, ruolo di altissima rilevanza e che conserverà fino all’autunno del 2029, ben oltre la scadenza della Legislatura italiana in corso. 

E’ un successo indubbio per il Governo Meloni, di cui forse si fatica a comprenderne la portata perché dopo mesi di discussione ci si abitua a tutto. Di sicuro non era un esito scontato. 

La nomina di Fitto ha confermato la bontà della strategia portata avanti dalla Premier fin dal giorno dopo le elezioni europee della scorsa primavera. 

Rapporto solido con la Presidente von der Leyen; postura indipendente del partito da lei guidato, ECR, rispetto alla piattaforma politica complessiva della nuova Commissione; sostegno su singole misure e, più in generale, funzione di puntello alla von der Leyen all’interno della dinamica conflittuale tra PPE e S&D. Finora ha funzionato. 

Lo spostamento di Fitto in Europa apre però un vuoto duplice nel Governo. Da un lato, la Premier perde un politico di esperienza con cui aveva costruito un rapporto solido e di estrema reciproca fiducia; dall’altro si libera un’altra casella da riempire, sempre con l’obiettivo di evitare l’odiato rimpasto. Casella peraltro dalle ampie dimensioni, tenendo in considerazione le deleghe all’attuazione del PNRR e alla Coesione. 

Pur in presenza di un dibattito politico che da mesi anticipava la possibile uscita del Ministro Fitto, non sono emersi nomi realmente credibili per il suo posto, salvo ipotesi di “spacchettamento” tra Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio che avrebbero gentilmente declinato. 

Di base, non esiste una regola definita per stabilire se e quanti aggiustamenti nella squadra implichino un rimpasto, con conseguente nuovo voto di fiducia e nascita del Meloni II. In estrema sintesi, tutto dipenderà dal rapporto tra la Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica. 

Se il dialogo rimarrà proficuo, anche a fronte di vedute politiche diverse, non esisterà il bisogno di un Meloni II. Paradigmatico, in tal senso, il sostegno esplicito che il Presidente Mattarella ha voluto dare pubblicamente alla nomina di Fitto. 

Sarà per la comune provenienza democristiana, sarà per un rapporto personale costruito negli anni, sarà per il senso di responsabilità sui vantaggi per l’Italia di ottenere questa nomina, fatto sta che il Presidente si è esposto in un modo quasi sorprendente. 

Se invece qualcosa si dovesse guastare, le condizioni potrebbero mutare verso una tensione che sfocerebbe in un’esplicita richiesta di ritorno alle Camere e nuovo Governo. Da valutare, in questa chiave, anche la concomitante vicenda giudiziaria della Ministra Santanché. 

Queste le prossime incognite per il percorso della Premier, a fronte di un contesto internazionale in costante altalena, oscillante tra un periodo di attuale estrema tensione e il possibile ritorno ad un più naturale equilibrio di forze, conseguente all’entrata in carica della Presidenza Trump / Musk.