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Usa 2024: + 17, fuori Gaetz, dentro Bondi, Trump cambia la Giustizia
Di Giampiero Gramaglia
Fuori uno, dentro un’altra. L’ex deputato della Florida Matt Gaetz non fa in tempo a rinunciare alla nomina a segretario alla Giustizia che il presidente eletto Donald Trump designa a quel posto Pam Bondi, una ex attorney generale della Florida, che nel 2019 lo assistette nel procedimento d’impeachment intentato contro di lui dai democratici.
Gaetz, che era accusato di comportamenti sessuali inappropriati – avrebbe, fra l’altro, fatto sesso a pagamento con minorenni – e di uso di droghe, aveva annunciato il suo ritiro ieri pomeriggio, dopo un incontro con i senatori repubblicani, che avrebbero dovuto avallare la sua nomina, presente il vice-presidente eletto JD Vance.
Commentando la scelta di Trump e la rapidità nell’avvicendamento tra Gaetz e Bondi, la Cnn scrive: «Per Trump, ogni sconfitta è solo il catalizzatore della battaglia successiva… Subita la prima vera disfatta da quando ha vinto le elezioni, ha subito rilanciato e ha scelto per il posto un’altra guerriera MAGA ultra-lealista, un’altra sostenitrice della teoria che la giustizia Usa è stata usata come un’arma contro di lui».
Secondo i media liberal, la designazione di Bondi conferma che Trump vede il Dipartimento della Giustizia come una sorta di protesi del suo team legale, da usare per farsi giustizia delle presunte ingiustizie subite. Molti legali chiamati a riempire i posti vengono dal suo team di legali e consulenti.
Il ritiro di Gaetz era avvenuto dopo che molti dubbi s’erano addensati sulla possibilità che fosse confermato dal Senato, sia per la mancanza di qualifiche che per i suoi trascorsi etico-giudiziari. Sui media Usa stavano uscendo sempre più particolari delle inchieste per traffici sessuali condotte suoi confronti.
Nell’annunciare il ritiro, Gaetz ha detto che la sua vicenda era divenuta «un elemento di disturbo ingiusto» della transizione da Biden a Trump e che «non c’era più tempo da perdere trascinando senza motivo una baruffa di Washington».
Trump non ha finora commentato i mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della difesa Yoav Gallant, oltre che contro il leader di Hamas. L’iniziativa della Corte è stata invece commentata dal presidente Joe Biden, che ha definito i mandati «scandalosi»: «Voglio essere chiaro – ha detto Biden –, non c’è nessuna equivalenza fra Israele e Hamas… Saremo sempre al fianco di Israele, contro le minacce alla sua sicurezza». L’atteggiamento unilateralmente pro-israeliano dell’Amministrazione Biden è una delle ragioni della sconfitta elettorale del 5 novembre.
Oggi, la stampa Usa dedica molta attenzione alla messa sotto accusa in Brasile dell’ex presidente Jair Messias Bolsonaro, che era soprannominato «il Trump dei Tropici». Esattamente come Trump il 6 gennaio 2021, Bolsonaro, un anno dopo, cercò di sovvertire il risultato delle elezioni, che lo avevano visto sconfitto da Inacio Luis ‘Lula’ da Silva, con una sommossa popolare, complici elementi delle forze dell’ordine e delle forze armate. Bolsonaro, insieme ad altre 36 persone, dovrà ora rispondere di tentato colpo di Stato.
L’attenzione alle questioni di genere si annuncia molto alta nella prossima legislatura: l’Ap sa che lo speaker della Camera Mike Johnson ha dato disposizione che deputati e loro collaboratori usino i bagni corrispondenti al loro sesso biologico. Una disposizione che parrebbe superflua, se non fosse che, da gennaio, siederà alla Camera Sarah McBride, la prima persona transgender eletta al Congresso.
S’è chiuso uno degli ultimi conteggi ancora aperti del voto del 5 novembre. In Pennsylvania, Bob Casey, il senatore uscente democratico, ha ammesso la sua sconfitta, concedendo la vittoria allo sfidante repubblicano Dave McCormick, dopo una verifica delle schede. La composizione del Senato, con 53 repubblicani, da 49, e 47 democratici, da 51, è dunque definitiva.