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Usa 2024: +7, Trump torna presidente, fuga dall’America
Di Giampiero Gramaglia
Dopo l’elezione di Donald Trump a 47° presidente degli Stati Uniti, le ricerche online su cosa fare per lasciare gli Usa e trasferirsi altrove sono aumentate di oltre il 1000% per il Canada, dell’800% per l’Australia e di quasi il 2000% per la Nuova Zelanda. I giornali, come il Washington Post, pubblicano guide su tutto quello che bisogna sapere per installarsi in quei Paesi e anche in Gran Bretagna e in Irlanda e avvertono che il passo va preparato con cura e che «non è tutto oro quel che altrove luccica».
Intanto, si susseguono annunci e indiscrezioni sulle scelte di Trump per la sua nuova squadra. E si completa l’assetto del Senato, con la vittoria in Arizona del democratico Ruben Gallego, che diventa il primo latino a rappresentare lo Stato al Senato, sulla repubblicana Kari Lake, giornalista e «trumpiana di ferro».
Il nuovo Senato sarà quindi composto da 53 repubblicani e 47 democratici, con i repubblicani che hanno strappato ai democratici quattro seggi – West Virginia, Montana, Ohio, Pennsylvania – senza perderne alcuno.
Il successo di Gallego allunga la striscia di vittorie dei democratici in Arizona, dove, dal 2016, tutti i candidati «trumpiani» sono stati sconfitti, ma dove Trump, battuto nel 2020, quest’anno ha vinto. Una constatazione che entra nel dibattito sulla scelta del candidato democratico alla Casa Bianca.
Usa 2024: Rubio segretario di Stato e altre scelte
Il tamtam sulla nomina del senatore della Florida Marco Rubio a segretario di Stato è insistito e unanime: Rubio, che nel 2016 contese a Trump la nomination repubblicana, sarà il primo latino capo della diplomazia statunitense, mentre un altro politico della Florida, il deputato Michael Walz, è in procinto di diventare il consigliere per la Sicurezza nazionale: Walz è un colonnello dell’esercito in congedo, reduce di guerra, ed è stato un vivace critico della politica estera dell’Amministrazione Biden; in particolare, ha posizioni da falco nei confronti della Cina.
Trump, inoltre, ha offerto alla deputata di New York Elise Stephanik, un’altra sua suffragetta, l’incarico di rappresentante permanente degli Usa all’Onu – il posto che fu tenuto da Nikki Haley nel biennio iniziale del primo mandato –.
Stephen Miller sarà vice-capo dello staff della Casa Bianca, in subordine a Susie Wiles. Ma Miller, fautore di posizioni molto dure sull’immigrazione, eserciterà un’influenza maggiore di quella che l’incarico normalmente comporta, perché è con Trump da sempre e ha avuto un ruolo determinante in molte decisioni del magnate presidente, come l’avere attuato nel 2018 la separazione di migliaia di famiglie alla frontiera come misura di dissuasione «anti-migranti».
Infine, il Washington Post anticipa la nomina d’un ex deputato dello Stato di New York, Lee Zaldin, alla guida dell’agenzia dell’ambiente, essenzialmente col mandato di portare avanti la deregulation in materia ambientale, in parallelo con l’uscita degli Usa dagli accordi di Parigi sul clima.
Quand’era deputato, Zeldin portò avanti misure a tutela dell’ambiente a Long Island, nel suo Stato, ma molte altre volte si oppose a esse. La League of Conservation Voters, un gruppo ambientalista, gli attribuisce un punteggio del 14% in materia di voti sull’ambiente. Nell’ufficializzare la scelta, Trump dice che Zeldin «garantirà una deregulation equa e rapida», così da «liberare dalle pastoie» il mondo degli affari americano, pur «mantenendo gli standard ambientali più alti». Come ciò sia possibile, resta da determinare.