«Io sono un fautore del 2% per la Nato, tutti i Paesi della Nato devono assumersi le proprie responsabilità». Lo ha dichiarato il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo alla Conferenza in occasione del 75mo anniversario dei Trattati istitutivi del Consiglio d’Europa e della Nato, oggi alla Camera dei deputati. «Non vedo nessun’altra organizzazione che possa intervenire per costruire requisiti di cui abbiamo bisogno, di pace e di convivenza democratica, se non l’Onu: vedete qualcun altro che potrebbe intervenire a Gaza, che potrebbe prendersi sulle spalle il confronto con la Russia, il giorno che iniziasse un percorso di pace in Ucraina?», ha affermato il ministro ragionando sul ruolo delle istituzioni multilaterali, e in relazione all’area caucasica rimarcando: «Le organizzazioni internazionali sono importanti e ad esempio, nel caso di Armenia e Azerbaigian, bene che siano nelle stesse organizzazioni».
Ma oggi come sta la Nato? C’è chi l’ha definita obsoleta e chi la percepisce meno incisiva, ma secondo Lorenzo Cesa, presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare dell’Alleanza Atlantica, «È significativo come, nel tempo, sempre più Paesi abbiano cercato nell’adesione alla Nato la garanzia della propria sicurezza: dai dodici stati iniziali fondatori si è passati a 32 Stati membri. La fine della guerra fredda ha ovviamente rappresentato un picco nel processo di allargamento che sta proseguendo davanti ai nostri occhi, come dimostrano i recenti ingressi della Finlandia e della Svezia e le aspirazioni dell’Ucraina, della Georgia, della Serbia e di tanti altri Paesi: non potrebbe esserci una più chiara manifestazione di conferma della vitalità dell’Alleanza».
Il Presidente della Camera dei Deputati Lorenzo Fontana ha puntualizzato: «Settantacinque anni fa, la scelta euro-atlantica fu un’intuizione che unì le forze politiche allora al governo. Fu intrapresa nella ferma consapevolezza di saldare la giovane democrazia italiana ai valori dell’Occidente liberale. Non ancora ammessa alle Nazioni Unite in quanto potenza sconfitta nella Seconda guerra mondiale, l’Italia entrò come paese fondatore sia nella Nato sia nel Consiglio d’Europa. Le relazioni transatlantiche hanno accompagnato il processo dell’integrazione europea. All’indomani del crollo del muro di Berlino, le Organizzazioni internazionali dell’Europa occidentale hanno saputo accogliere i Paesi dell’Europa orientale e ne hanno sostenuto la transizione verso la democrazia. In quella fase dove l’Europa tornava a respirare con due polmoni, secondo l’efficace metafora espressa da San Giovanni Paolo II».
Nella conferenza così il Presidente della Repubblica Mattarella: «Settantacinque anni or sono vedevano la luce il Trattato di Londra che istituiva il Consiglio d’Europa e il Trattato di Washington da cui prese le mosse la Nato, organizzazione difensiva dei Paesi liberi. La Repubblica italiana è orgogliosa di aver partecipato fin dalla fondazione a questi Patti tra nazioni libere e sovrane, secondo una scelta che le permise di superare la tragedia del secondo conflitto mondiale in un contesto di cooperazione internazionale corrispondente al dettato della sua Costituzione».