Il Consiglio nazionale della Green Economy chiede un rinnovato impegno a Bruxelles con un maggiore coinvolgimento delle imprese e più risorse. Il grande evento annuale, leader nei settori della green and circular economy, Ecomondo, ha ospitato ieri gli Stati generali della green economy (5 e 6/11) promossi dal Consiglio nazionale della green economy: la sessione plenaria di apertura, dal titolo “Il green deal all’avvio della nuova legislatura europea” è stata l’occasione per presentare le 8 proposte che il Consiglio Nazionale della green economy sui temi del Green Deal sottopone a Bruxelles.
1 – Un adeguato impegno europeo per il clima
La prima delle proposte è un invito alla Ue a rinnovare l’impegno di raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050. “«”L’Unione europea – si legge nel testo approvato nella riunione plenaria del 21 ottobre – è una delle economie più importanti al mondo e tra i principali emettitori storici, e anche attuali, di gas serra a livello mondiale. Dobbiamo fare la nostra parte: senza un adeguato impegno europeo, la sfida globale per il clima sarebbe irrimediabilmente compromessa”. Nonostante la pandemia e la guerra ai suoi confini, la Ue – fa notare il Consiglio nazionale della Green economy – ha ridotto le emissioni di gas serra del 29% dal 1990 al 2023 ed è in grado, col trend attuale (-5% nel 2023) di raggiungere la riduzione del 55% entro il 2030, “senza costi eccessivi e con benefici tecnologici, occupazionali e di sviluppo degli investimenti”.
2 – Risparmio ed efficienza energetica
Il Consiglio chiede di attuare la direttiva Ue per promuovere il miglioramento della prestazione energetica degli edifici “puntando ad almeno un raddoppio del tasso di riqualificazione energetica annua”. Per gli edifici e le imprese, in accordo con il principio europeo del primato dell’efficienza energetica, occorre un riordino dei sistemi di incentivazione. Per le Pmi è necessario includere anche gli immobili strumentali nelle politiche di sostegno all’efficientamento energetico.
3 – Accelerare sulle rinnovabili
La crescita delle rinnovabili, si legge nel testo approvato, “è necessaria non solo per ragioni climatiche, ma per assicurare maggiore sicurezza e autonomia energetica dell’Europa e per ridurre i costi dell’energia”. Secondo il Consiglio va attuata la direttiva Red III (Renewable energy Directive) che aumenta il target europeo di quota del consumo finale di energia al 2030 alimentata con fonti rinnovabili dal 32% al 42,5 per cento. Anche le Regioni «devono essere impegnate nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e di forte sviluppo delle rinnovabili». Servono inoltre più investimenti, anche europei, nelle reti, negli allacciamenti e negli accumuli, di breve e di più lungo termine. Ma anche maggiori sforzi per sviluppare tutte le fonti rinnovabili di energia, compresa la produzione di biogas, di biometano anche liquefatto e di bioGPL, integrata nella raccolta e gestione della Forsu e da biomassa agricola.
4 – Mobilità sostenibile e intelligente
Il testo elenca una serie di interventi prioritari: il potenziamento del trasporto pubblico e condiviso dei passeggeri, lo spostamento di una quota significativa dalla modalità di trasporto su gomma a quella su ferro e cabotaggio e la mobilità ciclo-pedonale. Ma anche la riduzione dell’uso delle auto, specie in città, fino allo sviluppo del sistema della mobilità elettrica, nonché all’impiego di biometano, anche liquefatto, e di altri combustibili, con garanzie di origine, privi di emissioni di carbonio, in particolare, nel trasporto stradale pesante, aereo e navale, più difficili da elettrificare oltre che in alcune produzioni industriali energivore.
Il divieto di immatricolazione di nuove auto a combustione interna, alimentate a benzina e diesel, dal 2035, nota il Consiglio della Green Economy – “ha fatto molto discutere e il percorso verso l’obiettivo sta procedendo lentamente”. Ma nonostante la partenza lenta e le difficoltà dell’industria automobilistica europea, “la strada dell’auto elettrica è ormai tracciata a livello internazionale”.
5 – Avanti con l’economia circolare
Il nuovo Regolamento su imballaggi e rifiuti di imballaggi, ormai giunto a un testo finale concordato dalle istituzioni comunitarie, sottolinea il Consiglio, “grazie anche ad alcune modifiche introdotte, potrebbe consentire al settore di fare un ulteriore passo avanti, senza compromettere i positivi risultati già raggiunti”. Gli occhi sono puntati anche sulla nuova proposta, annunciata dalla Presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, di una nuova legge sull’economia circolare, che contribuirà a creare una domanda di mercato per materiali secondari. Il tema, specie per alcuni materiali, degli sbocchi di mercato e della redditività della attività di riciclo, sottolinea il Consiglio nazionale della Green Economy, è di crescente importanza e richiede non solo attenzione, ma misure di sostegno.
Tra le proposte comprese nel capitolo sull’economia circolare c’è anche l’invito alle nuove istituzioni Ue a portare a termine alcune normative avviate nella scorsa legislatura: sui materiali da costruzione, sui veicoli e i veicoli fuori uso, la modifica della Direttiva quadro sui rifiuti per contrastare in modo più efficace lo spreco alimentare, per incrementare la circolarità nella gestione dei rifiuti tessili e per migliorare la disciplina riguardante i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Occorre inoltre chiarire e semplificare le normative relative ai sottoprodotti e all’end of waste che una volta stabiliti devono valere per l’intero territorio europeo.
6 – Ripristino del capitale naturale
Nella nuova legislatura, sottolinea il Consiglio, sarebbe importante riprendere e portare a termine la proposta di direttiva per il suolo e la proposta di regolamento per le foreste. Le pratiche agricole e forestali che assorbono e stoccano carbonio andrebbero riconosciute e incentivate anche attraverso incentivi pubblici. “Anche a tal fine – si legge nel testo – sosteniamo l’applicazione del Regolamento che istituisce un quadro di certificazione dell’Unione per gli assorbimenti di carbonio”.
Il Consiglio promuoviamo inoltre l’obiettivo europeo di sostenere un aumento della produzione biologica almeno al 25%della superficie agricola, avendo cura di considerare il mercato di riferimento e la situazione della produzione degli Stati membri.
7 – Maggiore coinvolgimento delle imprese
Nella nuova legislatura per coinvolgere maggiormente le imprese europee nel Green Deal, von der Leyen ha proposto un Clean Industrial Deal sostenuto con una normativa europea per l’acceleratore della decarbonizzazione industriale per sostenere le industrie e le aziende durante la transizione. Le piccole e medie imprese che adottano misure di elevata qualità ecologica, di maggiore circolarità e di decarbonizzazione nelle politiche di Green Deal – chiede il Consiglio nazionale della Green Economy – vanno supportate con adeguati strumenti finanziari.
8 – Mobilitare maggiori risorse europee
Nella transizione ecologica la Ue, fa notare il Consiglio della Green Economy, non si è data certo obiettivi meno ambiziosi di Usa e Cina, né ha messo in campo misure normative e strumenti di regolazione meno incisivi, “ma rischia di mettere in campo una minore quantità di risorse finanziarie, pubbliche e private”. Il testo approvato dal Consiglio nazionale della Green Economy richiama il rapporto Draghi sulla competitività europea: per realizzare la transizione ecologica e digitale e per la sicurezza – ha detto l’ex presidente della Bce ed ex premier italiano – l’Europa avrà bisogno di investimenti quantificabili in almeno 750/800 miliardi di euro l’anno. Per centrare l’obiettivo, sottolinea il rapporto, non basteranno gli investimenti stanziati dai singoli stati nazionali, né le ordinarie attuali risorse del bilancio dell’Unione Europea. Ci sarà bisogno di una mobilitazione sia di maggiori investimenti privati anche basati sul partenariato pubblico-privato, sia di mettere in campo nuovi strumenti di debito comune europeo.