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La rielezione di Donald Trump nella nuova geopolitica tecnologica: sarà “l’età dell’oro dell’America”?
Di Virginia Caimmi
“Donald Trump tornerà alla Casa Bianca“. così la Cnn annunciava questa mattina la vittoria del candidato repubblicano alle presidenziali americane che nel suo discorso dal Convention center di Palm Beach ha dichiarato: “È una magnifica vittoria del popolo americano, l’America sarà di nuovo grande. Voglio ringraziare il popolo americano per lo straordinario onore di essere eletto vostro 47mo presidente e vostro 45mo presidente. Lotterò per voi, per la vostra famiglia e per il vostro futuro ogni singolo giorno. Mi batterò per voi con ogni respiro del mio corpo. Non mi fermerò finché non avremo consegnato l’America forte, sicura e prospera che i nostri figli meritano e che voi meritate. Questa sarà davvero l’età dell’oro dell’America. È una magnifica vittoria del popolo americano, l’America sarà di nuovo grande”.
Con la vittoria di Donald Trump il Paese si prepara a vivere un secondo mandato sotto la guida di un leader controverso e determinato, ma anche capace di mobilitare una parte significativa della popolazione americana. Questo ritorno segna non solo una ripresa delle sue politiche “America First”, ma anche una rinnovata spinta verso una linea indipendente nei rapporti internazionali, con conseguenze importanti per l’Europa, l’Italia e l’intero contesto geopolitico, non da ultimo quello tecnologico. La rielezione di Trump rappresenta un segnale forte: il Paese ha scelto di dare continuità a una visione improntata sulla sovranità nazionale e la sicurezza interna, in contrasto con una politica estera multilateralista. Trump si presenta come il leader di una “rivoluzione populista”, rivendicando la centralità degli interessi americani in ogni accordo o decisione politica. Questo approccio lo pone come una figura controcorrente nella storia moderna americana, rappresentando una governance che spinge per una riduzione delle interferenze globali e un ritorno al protezionismo.
Ma cosa significa la sua rielezione nel delicato contesto geopolitico internazionale, soprattutto per il settore tecnologico e dell’innovazione?
Nel settore tecnologico, Trump è stato promotore di una maggiore indipendenza dalle supply chain globali, soprattutto nel campo dei semiconduttori, del 5G e delle infrastrutture digitali. Una nuova presidenza Trump potrebbe continuare a incentivare lo sviluppo della tecnologia “Made in USA”, spingendo le grandi aziende a rilocalizzare la produzione e a investire in ricerca e sviluppo sul suolo americano. Per quanto riguarda la regolamentazione delle piattaforme digitali, Trump si è mostrato favorevole a un minor intervento statale, preferendo una regolamentazione minima che favorisca la crescita delle imprese tecnologiche senza limitazioni eccessive. Questo approccio potrebbe tradursi in una maggiore libertà per le grandi aziende tech americane. E’ probabile che il suo governo continui a monitorare e limitare l’accesso delle aziende cinesi al mercato statunitense, per proteggere le tecnologie sensibili.
“Gli Stati Uniti hanno scelto con chiarezza il loro nuovo Presidente. Congratulazioni e buon lavoro al Presidente eletto Donald Trump. Italia e USA sono ben più che alleati: da sempre vi è una forte sintonia che oggi può svilupparsi anche in una comune visione di politica industriale per la quale serve una forte intesa transatlantica. Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso che sprona le istituzioni europee a raccogliere la sfida americana nella convinzione di restituire insieme competitività al nostro sistema sociale e valoriale. “Gli Stati Uniti hanno scelto con determinazione e chiarezza la crescita. Con tenacia e volontà lo sviluppo, la competitività. Vogliono riaffermare il proprio primato anche per quanto riguarda la politica industriale e la competitività globale del loro sistema economico”, aggiunge. “Per questo”, continua il Ministro, “riteniamo che la nostra Europa debba esprimere altrettanta ambizione, con altrettanta tenacia e visione strategica: quella di una politica industriale che punti alla competitività del nostro sistema produttivo e sociale, da fare al meglio in una logica di partnership con gli Usa in quel grande bacino transatlantico. Urso sostiene che fra politica industriale e ambientale, occorre definire una strategia europea basata su alcuni principi elementari. In primo luogo, stabilità e certezza affinché le regole siano definite dal principio. Secondo, necessità di fondarsi sulla piena neutralità tecnologica, adottando un approccio pragmatico e non ideologico. In terzo luogo, rimarca l’importanza di politiche che siano coerenti. “Nei prossimi mesi, con la prossima Commissione, la partita decisiva per l’industria europea si gioca proprio su questo, a partire da automotive, siderurgia, economia circolare, materie prime critiche, energia”, annuncia. Ricorda infine come sia “emblematico” il caso del piano di transizione 5.0. Da un lato si destinano 6,5 miliardi a una misura che premia gli investimenti per l’abbattimento della Co2, dall’altro li si vincola a regole europee che di fatto impediscono l’accesso alle circa 1200 imprese responsabili del 75% delle emissioni. Questo approccio è contraddittorio”, conclude.
Torna ad esprimersi anche Andrea Stroppa, braccio destro di Elon Musk in Italia, quest’ultimo finanziatore determinante della corsa di Donald Trump alla Casa Bianca. “Avete deriso, offeso e provato a diffamare Elon per mesi. Lo avete fatto scendere in campo. Ecco il risultato. Per l’Italia il rapporto con gli Stati Uniti sarà straordinariamente positivo. E molte cose dovranno cambiare.”, scrive Stroppa, che poi aggiunge come “la realtà” sia che “solo due governi europei” abbiano “sostenuto fermamente” Trump, “l’Italia e l’Ungheria. Entrambe queste nazioni hanno amministrazioni conservatrici che riconoscono la sua visione”.
La postura del governo italiano
Una presidenza Trump orientata all’“America First” richiede all’Europa e all’Italia di ripensare il loro ruolo come partner degli Stati Uniti. I legami storici e strategici con Washington rimangono vitali, ma la politica estera di Trump potrebbe portare a una maggiore indipendenza europea nelle questioni di difesa e sicurezza. L’Italia, da sempre alleato chiave nel Mediterraneo, dovrà probabilmente rafforzare la propria leadership nell’area. Tuttavia, Trump ha sempre considerato l’Italia come un partner strategico, in parte per la sua posizione geopolitica e in parte per gli stretti legami economici. Una collaborazione focalizzata sul commercio e sugli investimenti potrebbe trarre beneficio da una presidenza Trump, che probabilmente sosterrà accordi bilaterali più favorevoli alle imprese americane e italiane, in settori come l’energia, la difesa e l’agricoltura.
“A nome mio e del Governo italiano, le più sincere congratulazioni al Presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. Italia e Stati Uniti sono Nazioni “sorelle”, legate da un’alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia. È un legame strategico, che sono certa ora rafforzeremo ancora di più. Buon lavoro Presidente”, così su X la premier Giorgia Meloni. Positivo anche il commento del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani affermando che l’Italia lavorerà molto, anche per quanto riguarda la situazione internazionale, con la nuova amministrazione Trump. “Siamo tutti quanti per la pace” conclude, auspicando che si “possa arrivare a una conferenza di pace per l’Ucraina”. Il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini afferma che “Il tema della pace e dell’ordine mondiale è prioritario: se Trump riuscirà a riportare colloqui e dialogo tra Russia e Ucraina, tra Israele, Iran e Palestina potrà ambire al Nobel per la pace”.
L’Europa si congratula con il neo eletto Presidente
“L’Ue e gli Stati Uniti sono più che semplici alleati”. così in un post la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, la quale ricorda il legame tra i due popoli e ribadisce la necessità di lavorare insieme su un’agenda transatlantica forte che continui a dare risultati per i cittadini dei due continenti. Congratulazioni anche dal Presidente del Consiglio europeo Charles Michel il quale ricorda come Europa e gli Stati Uniti Siano abbiano un’alleanza duratura e un legame storico. “Come alleati e amici, l’Ue non vede l’ora di continuare la nostra cooperazione costruttiva. L’UE proseguirà il suo percorso in linea con l’agenda strategica, in qualità di partner forte, unito, competitivo e sovrano, difendendo nel contempo il sistema multilaterale basato sulle regole”, conclude. La Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola sottolinea che l’Ue è impegnata a mantenere “aperti” i rispettivi mercati per collaborare nell’affrontare sfide geopolitiche senza precedenti. “Con la vittoria di Donald Trump, l’Europa deve essere più unita e piu’ forte”. dichiara il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, che ricorda come ora molto dipenderà dall’Europa che, auspica, “deve essere piu’ unita e piu’ forte”.
Il Presidente francese Emmanuel Macron commenta affermando che Francia e Germania lavoreranno “per un’Europa più unita e sovrana” a fronte dell’elezione di Donald Trump. “Ho appena parlato con il cancelliere Olaf Scholz.”, sottolineando la cooperazione con gli Stati Uniti e la difesa dei “nostri interessi e valori”. I due Stati rendono noto che i rispettivi ministri della Difesa si incontreranno oggi a Parigi sul tema. Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz si congratula “per la sua elezioni a presidente degli Stati Uniti”. “Per molto tempo Germania e Stati Uniti hanno lavorato insieme con successo promuovendo prosperità e libertà sulle due sponde dell’Atlantico. Continueremo a farlo per il bene dei nostri cittadini”, conclude. Il Segretario Generale della Nato Mark Rutte, che ieri era a Palazzo Chigi per incontrare il Premier Meloni per discutere del ruolo dell’Alleanza atlantica quale pilastro imprescindibile per la sicurezza comune, sottolinea, dopo essersi congratulato, che oggi “due terzi degli Alleati spendono almeno il 2% del loro Pil nella difesa. La spesa e la produzione nella difesa sono ora in una traiettoria ascendente in tutta l’Alleanza”.
Il primo ministro del Regno Unito, Keir Starmer, si congratula con Trump per una ”vittoria storica”. Ha anche sottolineato che la “relazione speciale” tra Londra e Washington continuerà “a prosperare su entrambe le sponde dell’Atlantico negli anni a venire”. Il premier laburista si è così felicitato senza se e senza ma con Trump, diventando il primo leader di un partito progressista occidentale a farlo, a tutela della intesa storica fra i due Paesi – pilastro centrale del sistema tradizionale di alleanze a partire dalla Nato.
Il delicato scacchiere internazionale
Sul piano geopolitico, Trump ha adottato un approccio pragmatico e spesso critico verso alleanze internazionali e organismi multilaterali come la NATO e l’ONU, preferendo trattative bilaterali dirette con singoli Stati. Ciò si traduce in un dialogo più serrato, ma anche più imprevedibile, con potenze come la Cina e la Russia. Trump continuerà a mantenere un atteggiamento competitivo verso Pechino, soprattutto nel settore commerciale e tecnologico, con l’obiettivo di proteggere le industrie americane e ridurre la dipendenza da prodotti e risorse cinesi. Nei confronti della Russia, Trump ha adottato una politica oscillante, che potrebbe favorire un rapporto meno conflittuale rispetto a quello con la Cina. Tuttavia, la pressione di alcuni settori interni e le preoccupazioni europee potrebbero rendere difficile un reale avvicinamento a Mosca. L’approccio di Trump sembra dunque orientato verso una politica di “realismo” che mira a bilanciare le relazioni con entrambi i blocchi, senza impegni vincolanti.
Recep Tayyip Erdogan si congratula “con l’amico Donald Trump, che ha vinto le elezioni presidenziali dopo una lunga battaglia”. Il presidente turco esprime poi la speranza che “in questo nuovo periodo aperto con elezioni americane, che si rafforzino le relazioni tra Usa e Turchia e che le crisi regionali e globali e le guerre, specialmente la questione palestinese e la guerra tra Russia e Ucraina, arrivino ad una fine. Spero che queste elezioni siano di beneficio per il popolo amico ed alleato degli Stati Uniti e per tutta l’umanità”, conclude.
Congratulazioni a Donald Trump per la sua “impressionante vittoria elettorale” dal Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, affermando di apprezzare “l’impegno del Presidente Trump per l’approccio ‘pace attraverso la forza’ negli affari globali. Questo è esattamente il principio che può nei fatti avvicinare la pace giusta in Ucraina. Spero lo metteremo in pratica insieme”, conclude. Minaccioso l’ex Presidente russo Dmitry Medvedev, oggi vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione, che sostiene che l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti non cambierà “il consenso ferocemente anti-russo” dei parlamentari americani” felicitandosi della delusione che rappresenta per le autorità ucraine. Il candidato repubblicano “possiede una qualità che potrebbe esserci utile: come uomo d’affari in tutto e per tutto, odia spendere soldi per profittatori e parassiti. Anche l’Ucraina tossica e bandita appartiene a questa categoria.” Si interroga su quanto Trump sarà costretto a dare per la guerra. “È testardo, ma il sistema è più forte. Un Trump stanco, che pronuncia luoghi comuni come ‘offrirò un accordo’ e “ho un ottimo rapporto con?”, sarà costretto a giocare secondo tutte le regole del sistema. Non può fermare la guerra. Né in un giorno, né in tre giorni, né in tre mesi. E se ci prova davvero, potrebbe diventare il nuovo JFK”, aveva dichiarato Medvedev domenica. Più possibilista il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov commentando l’esito del voto Usa: “gli Stati Uniti possono contribuire a porre fine al conflitto in Ucraina, sarà chiaro nel gennaio 2025 dopo l’insediamento. Durante la campagna elettorale ci sono state anche dichiarazioni che hanno parlato delle sue aspirazioni pacifiche sulla scena internazionale. Queste dichiarazioni sono piuttosto importanti. Analizziamo tutto attentamente, osserviamo tutto e trarremo conclusioni sulla base di parole e passaggi specifici”, ha proseguito Peskov. “Poiché sono gli Stati Uniti lo stato che incita e getta costantemente benzina in questo conflitto e ne è direttamente coinvolto, gli Stati Uniti sono in grado di cambiare la traiettoria della loro politica estera.” ha concluso.
A Donald Trump arrivano le congratulazioni del presidente israeliano Isaac Herzog, dopo quelle del premier Benjamin Netanyahu, per il “ritorno storico alla Casa Bianca”. Herzog definisce il tycoon, che si è proclamato vincitore delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, “un caro e vero amico di Israele, un campione di pace e cooperazione nella regione”. In un post su X il presidente israeliano auspica di “lavorare” con Trump per “rafforzare il legame solido tra le nostre popolazioni, per costruire un futuro di pace e sicurezza per il Medio Oriente e sostenere i nostri valori comuni”. Trump ha più autorità di Harris per fermare la guerra di Israele: è quanto ha detto all’ANSA una fonte degli Hezbollah libanesi, rimasta anonima perché non autorizzata a parlare con i media. Commentando l’annuncio della vittoria elettorale di Donald Trump, la fonte del partito armato libanese in guerra con Israele ha affermato: “Sappiamo che la politica americana in Medio Oriente a sostegno di Israele non cambierà tra repubblicani e democratici, ma crediamo che Trump avrà più forza di Biden o di Harris per fermare il criminale Netanyahu”.
Intanto Piazza Affari accelera al rialzo con la vittoria di Donald Trump alle elezioni Usa, in linea con l’andamento tonico delle Borse europee e coi futures su Wall Street che volano.
Anche Bitcoin in salita, petrolio di nuovo di moda (anche se il prezzo al barile è in calo).