Esteri
USA24, la vigilia: quando i sondaggi non bastano
Di Ambrogio Mantegazza
Tra meno di 24 ore, inizierà il conto alla rovescia di Usa 2024 che ci porterà, nella notte tra il 5 e il 6 novembre, a scoprire chi occuperà la Casa Bianca per i prossimi quattro anni. Sono 50 gli Stati americani chiamati al voto e, nella maggior parte di essi i sondaggi offrono indicazioni chiare su quale candidato sia favorito. Per esempio, in California, stato d’origine di Kamala Harris e storicamente un bastione democratico, la Vice Presidente risulta in vantaggio di ben 23 punti percentuali. Al contrario, in Wyoming, lo Stato mostra un marcato orientamento repubblicano, con i conservatori in testa con il 66% dei consensi.
La situazione appare però più complessa nei cosiddetti “swing states”, quegli Stati in bilico che, secondo gli analisti, potrebbero decidere l’esito complessivo della corsa elettorale. Per il 2024, i sette Stati chiave sono stati recentemente sondati dal New York Times in collaborazione con il Siena College. Dai risultati emerge che Kamala Harris è attualmente in vantaggio in diversi di questi Stati, specialmente in Nevada, North Carolina e Wisconsin, dove il margine su Donald Trump appare più netto. L’ex Presidente, tuttavia, risulterebbe in vantaggio in Arizona.
Nei restanti Stati chiave, la sfida si preannuncia serratissima: in Georgia, Pennsylvania e Michigan i due candidati sono sostanzialmente alla pari, con uno scarto quasi inesistente. La centralità di questi Stati nella corsa alla Casa Bianca è determinata dal fatto che insieme rappresentano un pacchetto di ben 93 grandi elettori, un numero cruciale nel sistema elettorale statunitense. Ricordiamo infatti che, secondo il sistema dei grandi elettori, la vittoria non viene decisa dal voto popolare complessivo ma raggiungendo la soglia di 270 voti elettorali sui 538 disponibili. Un esempio emblematico di questo sistema è l’elezione del 2016, in cui Hillary Clinton, pur avendo conquistato la maggioranza dei voti popolari, si fermò a soli 227 grandi elettori, permettendo così la vittoria di Trump.
Stando ai risultati del sondaggio Siena, Kamala Harris al momento risulterebbe in vantaggio con una proiezione di 274 grandi elettori, seguita dall’ex Presidente Trump a quota 230. Tuttavia, è prematuro considerare questi dati definitivi: il margine tra i due contendenti è estremamente ridotto, e il sondaggio presenta un margine d’errore del 3%, rendendo quindi possibile ogni esito.
Sebbene il New York Times e Siena indichino Kamala Harris come favorita, la partita resta tutt’altro che chiusa. Gli Stati in bilico sono numerosi, e il margine tra i due candidati è così sottile che potrebbe bastare uno spostamento di pochi punti percentuali per ribaltare completamente le previsioni. Anche nei territori in cui Harris sembra in testa, un piccolo scarto nei voti potrebbe essere sufficiente a capovolgere la situazione a favore di Trump, cambiando radicalmente l’esito finale. Questa incertezza rende ogni previsione fragile e sottolinea come, nonostante i sondaggi siano più favorevoli alla candidata democratica, gli americani potrebbero comunque svegliarsi il 6 novembre con un presidente repubblicano alla guida del paese.