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Usa 2024: vigilia, Harris e Trump, fine campagna, frasi shock e sondaggi incerti
Di Giampiero Gramaglia
Nelle ultime battute della campagna elettorale, Donald Trump tira fuori altre sue frasi shock. Dopo l’arma da puntare contro Liz Cheney, il magnate attacca la stampa ‘liberal’, dicendo che non gli “dispiacerebbe se qualcuno sparasse ai media”. Durante un comizio in Pennsylvania, dove ripete che i media sono “gravemente corrotti”, l’ex presidente dice: “Per uccidermi, uno dovrebbe sparare attraverso i giornalisti presenti e la cosa non mi dispiacerebbe più di tanto”.
Il magnate, inoltre, ritorna per l’ennesima volta sulle elezioni del 2020 vinte da Joe Biden e dice: “Non avrei dovuto lasciare la Casa Bianca… Non avrei dovuto andarmene… Avevamo fatto così bene, ci eravamo divertiti così tanto…”, riproponendo il tema della ‘vittoria rubata’. L’ex presidente ha insinuato che i democratici faranno brogli nello spoglio delle schede: “Diranno che ci vogliono 12 giorni per sapere chi ha vinto… Andrebbero messi in galera… Anche i loro sondaggi sono corrotti…”.
Il portavoce della campagna di Trump, Steven Cheung, ha poi cercato di ridimensionare la sortita anti- media sostenendo che non si trattava di una minaccia: “Il presidente Trump stava raccontando gli attentati subiti e diceva che anche i media sono in pericolo”.
C’è chi sostiene che il candidato repubblicano sia innervosito dagli ultimi sondaggi, che fanno percepire un ritorno di fiamma della sua rivale Kamala Harris, che aveva attraversato una fase d’appannamento del consenso. Ma i rilevamenti non permettono di pronosticare un vincitore, perché i dati, negli Stati in biblico, restano volatili e contraddittori. I media e i guru delle previsioni faticano a districarsi e a trovare un capo nella matassa dei dati, dove spesso Trump e Harris i sono statisticamente appaiati, nel senso che i distacchi sono inferiori ai margini di errore dei rilevamenti.
La media dei sondaggi curata dal Washington Post vede una corsa “incredibilmente serrata”: Harris è davanti in quattro sei sette Stati in bilico, Trump negli altri tre. Ma la media dei sondaggi curata dal sito RealClearPolitics vede invece avanti l’ex presidente. E il New York Times considera Trump in recupero nel maggiore degli Stati in bilico, la Pennsylvania.
Nelle ultime 24 ore prima dell’Election Day, i due candidati proseguono i tour de force di eventi e comizi. Trump inizierà la giornata a Raleigh, in North Carolina; poi si sposterà in Pennsylvania, dove avrà eventi a Reading e e Pittsburgh; e chiuderà la giornata a Grand Rapids, in Michigan. Harris partirà da Pittsburgh, dove avrà con sé sul palco Katy Perry, Andra Day e D-Nice, e chiuderà la campagna con un comizio e un concerto a Filadelfia con Lady Gaga e Oprah Winfrey.
Ma la possibilità di spostare voti si riduce man mano che passa il tempo e che aumenta il numero dei suffragi già espressi, o per posta – come ha fatto Kamala Harrus – o con l’early voting, cje avrebbero giù superato i 75 milioni.
Intreccio tra elezioni presidenziali e voto politico per Camera e Senato
La corsa alla Casa Bianca si intreccia con la battaglia tra democratici e repubblicani per il controllo del Congresso, anche quella serrata: domani, infatti, si vota per rinnovare tutta la Camera e un terzo del Senato (34 seggi su 100), oltre che 11 governatori, decine di assemblee statali, centinaia di cariche elettive di contea o locali e decine di referendum, di cui una dozzina sull’aborto.
I democratici possono riconquistare la maggioranza alla Camera, mentre rischiano di perdere quella al Senato, con 23 loro seggi in palio contro 11 repubblicani. Nel clima di polarizzazione attuale, se il Congresso non è in sintonia con la Casa Bianca e se Camera e Senato sono di segno opposto, è particolarmente difficile trovare compromessi: i provvedimenti tendono ad arenarsi e i problemi s’accumulano.
Trump e i suoi preparano contestazioni (non solo giudiziarie)
Riproponendo le due menzogne sulle elezioni rubate, l’ex presidente crea presupposti per contestare i risultati di domani, se lui non dovesse vincere. Ai suoi fan, dice che potrebbe essere sconfitto solo con l’inganno e non s’impegna ad accettare il verdetto delle urne, perché “già si sta barando” – affermazione, per altro, non suffragata da prove -.
I membri superstiti dei Proud Boys, il gruppo di estrema destra dietro la rivolta del 6 gennaio 2021, si stanno mobilitando a sostegno di Trump e contribuiscono a diffondere voci di frode elettorali. Lo riferisce il Wall Street Journal, dopo aver analizzato decine di account su Telegram e sul social Truth. Non è però chiaro che cosa stia pianificando il gruppo estremista o quanto i suoi piani siano avanzati.
Dopo l’incarcerazione di alcuni suoi leader e di molti suoi membri, in seguito a indagini e processi relativi al 6 gennaio 2021, i Proud Boys si sono riciclati in forma meno palesemente sovversiva e, ad esempio, condividono post in cui si sostiene che sia in atto una cospirazione dei democratici per insediare alla presidenza Harris con “milioni di schede false”. Un utente che ostenta sul suo profilo una bandiera dei Proud Boys, commenta: “Quindi possiamo spararle, giusto?”.
Torna a farsi sentire Nikky Haley, sul Wall Street Journal
In un articolo sul Wall Street Journal, l’ex candidata alla nomination repubblicana Nikki Haley, molto discreta in questa campagna, definisce il voto un referendum su Trump. “Milioni di persone lo amano, altri milioni lo odiano. Ognuno dei due gruppi voterà di conseguenza”, scrive Haley.
“Ma ci sono anche milioni di persone le cui opinioni su Trump sono contrastanti. A loro piace molto di ciò che ha fatto come presidente e sono d’accordo con la maggior parte delle sue politiche. Però non condividono il suo tono e non possono perdonare i suoi eccessi, come la sua condotta il 6 gennaio 2021. Sarà questo terzo gruppo a determinare se l’ex presidente tornerà alla Casa Bianca”.
Inoltre, l’ex governatrice della South Carolina chiarisce che, se non è sempre d’accordo col magnate, “non è mai d’accordo con Harris”. Dopo l’evento al Madison Square Garden di New York sabato 26 ottobre, Haley aveva avvertito che molte donne potevano essere scoraggiate dal votare Trump, i cui “eccessi di mascolinità potevano metterle a disagio”.
Sanità e ambiente, Trump dà voce a Robert F. Kennedy jr
Parlando a Macon, in Georgia, Trump ribadisce l’intenzione di affidare a Robert F. Kennedy Jr temi di sanità a ambiente: “Si occuperà della salute delle donne, di alimentazione, di pesticidi”. Il nipote di JFK, ex candidato indipendente, è un noto no-vax e in passato ha sostenuto teorie cospirazioniste, senza fondamento, sull’impatto sull’ambiente delle sostanze chimiche artificiali, affermando che certi tipi di sostanze “possono rendere i bambini gay o transgender”.
Una proposta, controversa, di RFK jr, su cui Trump è d’accordo, è di “consigliare a tutti i sistemi idrici statunitensi di rimuovere il fluoro dall’acqua pubblica”, una pratica che le autorità sanitarie raccomandano, in quantità non dannose, per migliorare la salute orale degli americani.
Pillole di campagna
Trump rinnova gli attacchi all’Europa e la minaccia di alzare i dazi. “Le nazioni europee ci stanno derubando. Pensano che stiamo stupidi”, dice il magnate n Pennsylvania, tentando un’imitazione di Angela Merkel con tanto di accento tedesco. “L’Europa sembra così carina, ma è tremenda”, ha aggiunto. Nella stessa “Kamala Harris è un’estremista di sinistra ed è totalmente corrotta”.
Il candidato democratico alla vice-presidenza Tim Walz cavalca la frase di Trump che non avrebbe dovuto lasciare la Casa Bianca dopo le elezioni vinte da Joe Biden nel 2020. “Non ha imparato la lezione allora, ma la imparerà domani”, dice il governatore del Minnesota parlando in North Carolina.
Per Harris, “La morte di civili palestinesi innocenti a Gaza è inconcepibile”. La candidata dice di avere il sostegno di molti leader arabi e ripete che bisogna “porre fine alla guerra e liberare gli ostaggi… Come presidente degli Stati Uniti, farò tutto ciò che è in mio potere per raggiungere questo scopo e una soluzione a due Stati in cui i palestinesi avranno il diritto all’autodeterminazione e ci sarà sicurezza e stabilità nella regione”.
Harrison Ford è l’ultima star di Hollywood in ordine di tempo a sostenere Harris. “Quando decine di ex membri dell’amministrazione Trump lanciano l’allarme e ti dicono di non farlo rieleggere, devi prestare attenzione”, dice l’attore in un video. “Non sono mollaccioni. Sono governatori e generali che si sono schierati contro il leader del partito che hanno sostenuto per tutta la loro vita e che per la prima volta voteranno per qualcuno non repubblicano perché sanno che cosa importa veramente”, prosegue Harrison, 82 anni.