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La Cultura serve solo a…

25
Ottobre 2024
Di Redazione

Ma quando torneremo a parlare di Cultura? O meglio, c’è ancora spazio per parlare di cultura senza scadere nel boccaccesco, nello sberleffo e nell’ipocrisia? 

Quanto sta accadendo in questi giorni al Ministero che dovrebbe occuparsene non è solo frutto delle recenti nomine, ma è anche la conseguenza di anni di gestione – potremmo dire di occupazione – della “materia cultura” da parte di chi ora si trova all’opposizione. 

Per intenderci, così rinfreschiamo la memoria: 
– Gov. Letta (2013-2014) – Massimo Bray 
– Gov. Renzi (2014-2016) – Dario Franceschini 
– Gov. Gentiloni (2016-2018) – Dario Franceschini 
– Gov. Conte I (2018-2019) – Alberto Bonisoli (c’è chi lo aveva rimosso e chi mente)
– Gov. Conte II (2019-2021) – Dario Franceschini 
– Gov. Draghi (2021-2022) – Dario Franceschini 

Notate qualche ricorrenza? Un fil rouge

7 anni su 9 complessivi non sono pochi per installare una batteria di amici e sodali che, fisiologicamente, non ha mancato di opporre resistenza al cambiamento portato dalla maggioranza uscita vincente dalle elezioni di settembre 2022. 

E questo, a prescindere da qualsiasi valutazione rispetto alla bontà o meno di questo cambiamento, così come a prescindere dal fatto che esso fosse vero cambiamento o solo presunto. 

Quanto quindi stiamo vedendo in questi giorni è sicuramente grave e censurabile, ma non nel senso di come viene interpretato da giornali ipocriti oltre il limite della decenza. 

Di sicuro ci sono stati tanti (troppi) errori di inesperienza, mista alla non perfetta comprensione del ruolo ricoperto. E questo vale per entrambi i Ministri nominati dal Gov. Meloni. 

Ma, altrettanto di sicuro, si sta assistendo ad un’operazione che chi parla bene definirebbe di character assassination e che poggia su basi fragilissime, ma rese solide da una narrazione ipocrita e gravida di sottintesi. 

Se vogliamo parlare del “caso” di un Capo di Gabinetto nominato e costretto a dimettersi dopo pochi giorni, ci sarebbe da evidenziare il macroscopico doppiopesismo di chi in una certa stampa “progressista” ha prima ignorato la nomina di Spano, perché consapevole del suo lungo percorso di vicinanza con i governi di centrosinistra, poi lo ha condannato in base alle stesse argomentazioni al limite dell’omofobia portate avanti da una certa stampa di orientamento opposto, infine gli ha dato anche la spazio di un’intervista semi-riparatoria per ribaltare il tavolo e puntare sull’omofobia della destra al governo. 

Un capolavoro di chi voleva far male al Governo Meloni, che si somma al capolavoro di autolesionismo costruito in concorso di colpa dal nuovo Ministro, da chi gestisce davvero l’agenda politico-ideologica del governo e da una stampa di area che ha mostrato il peggio di sé. 

Per una Presidente del Consiglio attenta al posizionamento internazionale e restia a qualsiasi cambiamento troppo radicale, l’ennesimo “travaso di bile” dovuto ad errori non suoi. 

Ma siccome si sa che “il Capitano della nave ha sempre torto”, la Premier deve prendere atto del fatto che certi passaggi delicati vanno saputi gestire e, se possibile, prevenuti. 

Compito invece di chi ora riveste il ruolo di Ministro è quello di tagliare tutto ciò che non è necessario nella sua postura politica e concentrarsi sull’essenziale, ovvero sulla Cultura. Facendolo, metterà in pratica una citazione attribuita al suo adorato Albert Camus: “In mezzo all’inverno, ho scoperto che vi era in me un’invincibile estate”.

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