Innovazione

Pichetto Fratin: nuovo nucleare sicuro e sostenibile. Presto legge-delega per abilitare produzione

09
Ottobre 2024
Di Ilaria Donatio

Quella del nucleare è una tematica “centrale per il paese” perché “la grande sfida che ci siamo posti come governo è quella di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050 in modo sostenibile, in modo sicuro e competitivo” e siamo dell’idea che “una transizione sostenibile, sicura e competitiva possa essere raggiunta solo abilitando tutte le tecnologie, sia quelle esistenti sia quelle future”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin in audizione presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera, in merito all’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione. 

Secondo il ministro, una “posizione di neutralità tecnologica significa valutare, anche ai fini della produzione di idrogeno, la generazione di energia da fonti rinnovabili sia programmabile sia non programmabile – quindi includendo gli accumuli – da gas, cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica. E in modo scientifico e non ideologico anche da fonte nucleare”, ha aggiunto. Questo perché l’atomo è “sostenibile: “non produce emissioni di CO2 e poi guardando alla tutela del paesaggio, ha il vantaggio derivante dal limitato consumo di suolo che, se confrontata con le fonti rinnovabili richiede superfici da 50 a 250 volte minori, senza considerare lo spazio per gli accumuli”.

Il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima
“Dall’aggiornamento del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, oltre all’orizzonte previsto del 2030 abbiamo guardato anche al 2040, al 2050 con un’analisi di scenario. Naturalmente, l’analisi svolta nel Pniec sarà meglio consolidata nella Strategia di Lungo Termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, che stiamo aggiornando e la cui finalizzazione è prevista entro il 2025, con un percorso già prestabilito”.

“Nel Pniec il ruolo delle fonti rinnovabili sarà centrale anche in un’ottica di decarbonizzazione al 2050”. La letteratura scientifica internazionale, ha ricordato Pichetto, “è concorde nell’affermare che, per realizzare sistemi elettrici decarbonizzati, è necessario disporre di una certa quota di generazione elettrica programmabile per sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili non programmabili (eolico e fotovoltaico), garantendone una loro migliore integrazione nel sistema”. “A soddisfare questa necessità – ha aggiunto il ministro – può contribuire in maniera particolarmente efficace la produzione elettrica da fonte nucleare”.

Una quota di energia nucleare nel mix energetico italiano va considerata non in antagonismo ma a supporto del pieno dispiegamento delle rinnovabili, senza dover ricorrere a sovradimensionamenti del sistema, delle infrastrutture elettriche e soprattutto degli impianti di accumulo dell’energia”.

“Vista la sensibilità dell’opinione pubblica” sul tema del nucleare, il governo “ha ritenuto importante adottare un approccio di tipo tecnico, evitando in ogni modo di collocare il dibattito su posizioni ideologiche e preconcette, come troppo spesso capitato nel passato”.

“Nel mutato contesto nazionale, europeo e internazionale di riconsiderazione della fonte nucleare – ha aggiunto Pichetto Fratin – il Governo ha deciso di fornire prima di tutto le basi e le motivazioni tecnico-scientifiche per valutare l’opportunità e gli eventuali vantaggi di una ripresa della produzione di energia nucleare in Italia, in ragione degli obiettivi di decarbonizzazione, di supporto alle energie rinnovabili intermittenti e di sicurezza energetica”. 

“Entro fine ottobre” arriveranno “i risultati del lavoro della Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile” che “rappresenteranno una base oggettiva di dati e valutazioni tecniche, non politiche”.

La piattaforma istituita presso il Ministero dell’Ambiente
La Piattaforma, ricorda Pichetto, è stata istituita presso il Mase “in collaborazione con Enea e Rse” ed è, articolata in sette gruppi di lavoro. Al progetto “stanno partecipando i più importanti stakeholder nazionali impegnati nel campo dell’energia nucleare, tra cui aziende, industrie, università, enti regolatori, istituti di ricerca e associazioni di categoria, coprendo tutti i principali settori del nucleare”. “Tali valutazioni – dice il ministro – conterranno anche delle linee-guida e la relativa roadmap temporale per l’abilitazione della fonte nucleare in Italia tramite le nuove tecnologie sostenibili, sottolineando che stiamo puntando su tecnologie molto diverse da quelle del passato nucleare italiano”. 

Il programma nazionale per il nucleare sostenibile
Le relazioni conclusive della Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile, previste per fine ottobre, “saranno la base solida per la elaborazione e la possibile adozione da parte del Governo di un Programma nazionale per il nucleare sostenibile, sia per il medio termine nel campo dei piccoli reattori modulari, sia nel lungo termine sulla fusione”.

In particolare, ha ricordato Pichetto, si presterà “particolare attenzione” al “coordinamento della ricerca e della formazione, alla chiusura dei processi e alla destinazione delle scorie, alla ricognizione delle tecnologie nucleari, all’analisi degli scenari di sviluppo e integrazione nel sistema energetico nazionale, alle analisi tecnico-economiche e di costi/benefici nonché agli indirizzi per la gestione del decommissioning e del materiale radioattivo, anche in ottica del suo possibile riutilizzo nei nuovi reattori, in un percorso virtuoso di economia circolare”. 

Piccoli reattori modulari
Il governo “ha focalizzato l’attenzione sulle nuove opportunità offerte dai piccoli impianti modulari, i cosiddetti Small Modular Reactor o SMR, che presentano livelli di sicurezza molto superiori alla grande maggioranza degli impianti attuali (ad esempio senza la necessità di interventi umani in caso di malfunzionamento), poiché rispondono alle più stringenti richieste da parte degli organismi internazionali, e in aggiunta hanno dimensioni molto ridotte”. 

“Sono stati analizzati e valutati – ha aggiunto – sia i piccoli reattori di III generazione avanzata (gli SMR propriamente detti), sia i piccoli reattori di IV generazione (nel qual caso sono anche definiti AMR, ovvero “reattori modulari avanzati”), in alcuni casi talmente ridotti da essere chiamati microreattori”.

Nessuna valutazione delle vecchie centrali
“Voglio evidenziare e ribadire con chiarezza”, ha precisato il titolare del Mase, “che non stiamo valutando il ricorso in Italia alle centrali nucleari di grandi dimensioni della prima o seconda generazione”.  Queste grandi centrali, ha ricordato Pichetto, sono “già operanti anche nelle vicinanze dei confini italiani e dalle quali importiamo energia per bilanciare già oggi i consumi italiani”. Si valutano, invece, -“le nuove tecnologie nucleari da fissione e quelle dell’energia da fusione, tenendo anche conto che l’Italia è sempre stata all’avanguardia scientifica e tecnologica nell’innovazione nucleare”.

No scelta politica ma convenienza economica e di approvvigionamento
Senza nucleare, ha ricordato, questa quota sarebbe soddisfatta “da tutta una serie di impianti programmabili, tra cui i grandi bacini idroelettrici, gli impianti di bioenergie e gli impianti di generazione a gas, che dovranno però essere associati a sistemi di cattura e sequestro della CO2 prodotta (CCS), il cui costo andrà quindi a sommarsi al costo primario di produzione dell’energia”. Il modello di scenario ha ritenuto le tecnologie nucleari “sia economicamente che energeticamente più convenienti per sostenere il carico di base del sistema energetico, a supporto delle rinnovabili intermittenti”.

“Mi preme ribadire una volta in più il concetto: non c’è stata alcuna scelta politica sulla preferenza per una quota di nucleare, ma è stato il modello di scenario utilizzato per tutte le fonti (sia rinnovabili che non rinnovabili) a dare come risultato una preferenza per l’opzione nucleare per una quota tra l’11% e il 22% del totale dell’energia richiesta al 2050 (ad un costo stimato di almeno 17 miliardi di euro inferiore al costo dello scenario senza nucleare)”.

Una legge entro il 2024
“Per abilitare la produzione di energia tramite il nuovo nucleare sostenibile è necessario un quadro legislativo e normativo chiaramente definito”. E nell’ambito della Piattaforma per il nucleare sostenibile, ha ricordato, “sono già state definite una serie di proposte di revisione di aspetti essenzialmente autorizzativi, ma serve un riordino complessivo della normativa del settore, integrandola in un quadro unificato”. “Il primo passo del gruppo di esperti – ha annunciato Pichetto – è pertanto quello di presentare entro la fine del 2024 una bozza di testo per la legge-delega che possa abilitare la produzione da fonte nucleare tramite le nuove tecnologie nucleari sostenibili come gli SMR, AMR e microreattori”. Questo disegno di legge-delega “sarà quindi sottoposto al vaglio parlamentare nei primi mesi del 2025”.

La delega e i decreti legislativi ad essa legati, ha spiegato Pichetto, “dovranno necessariamente riguardare anche l’intero sistema di governance, procedendo ad una revisione e a un riordino delle competenze e delle funzioni attualmente esistenti nel Paese”. A questo scopo, ha aggiunto Pichetto, “ho dato mandato al Prof. Guzzetta, ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico presso l’Università Tor Vergata di Roma, di coordinare un gruppo di lavoro con l’obiettivo di riordinare la legislazione di settore, definire le proposte legislative e un quadro delle azioni da intraprendere, che tengano conto dello sviluppo delle tecnologie nucleari innovative a livello globale e delle indicazioni delle agenzie internazionali, al fine di consentire la produzione di energia da fonte nucleare sostenibile in Italia”. “Unire e coordinare le nostre forze può trasformare questo sistema in un motore per il settore industriale nazionale, favorendo così la sostenibilità e la sicurezza della transizione energetica”. 

L’Alleanza industriale lanciata dalla Commissione Ue
La protezione della nostra catena del valore “è stata una delle motivazioni che ci hanno spinto, come ministero, a partecipare all’Alleanza industriale sugli SMR lanciata dalla Commissione Europea e, parallelamente, ad avviare una riflessione all’interno del Governo sui soggetti che possano fare da traino a questo processo, mettendo a fattor comune le competenze necessarie per partecipare allo sviluppo dei progetti internazionali in corso”. “L’Italia, nonostante l’assenza dalla produzione di energia nucleare per quasi 40 anni, ha continuato a fornire competenze e componenti all’industria nucleare internazionale, tramite le proprie imprese, centri di ricerca e università”, ha proseguito Pichetto. “Per questo – ha aggiunto – siamo riconosciuti per la qualità della nostra catena del valore e delle professionalità nel settore nucleare, ma ci siamo storicamente posti a livello internazionale in modo parcellizzato, risultando così meno forti nel dialogo a pari livello con altri attori globali”. 

Per deposito scorie valutiamo uso strutture già esistenti”
“Parallelamente al lavoro per l’individuazione del sito per il Deposito Nazionale, negli ultimi tempi stiamo anche valutando soluzioni alternative, con pari livello di sicurezza”, che è quella di “ammodernare le strutture esistenti, eventualmente ampliandole, sfruttando la possibilità di farlo in località potenzialmente già idonee alla gestione in sicurezza di rifiuti radioattivi, anche nell’ottica del rientro dall’estero dei rifiuti ad alta attività che lì si trovano per riprocessamento da diversi anni”. 

Si tratta, ha detto Pichetto, di 100 depositi su 22 siti, distribuiti su tutto il territorio nazionale “perché in Italia di producono dai 300 ai 500 metri cubi di rifiuti medicali di bassa e media attività all’anno”. “Spesso si tratta di strutture, presenti al Sud, al Centro e al Nord, isole comprese – ha aggiunto – con le quali il territorio convive da molti anni e che in alcuni casi necessitano semplicemente di un ammodernamento in termini strutturali e tecnologici”.