Nei primi 2 anni di questo governo, i luoghi della cultura statale hanno ottenuto il doppio record di visitatori e incassi. Nel 2023 quota 57.730.502 visitatori, dato mai raggiunto prima. Gli incassi sono stati 313,9 milioni di euro, con un incremento di quasi il 34% rispetto al 2022, più 79 milioni». Nell’audizione davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato, il neoministro della cultura Alessandro Giuli ha esposto le sue linee guida rivendicando i risultati economici raggiunti da Sangiuliano e difendendo l’introduzione del biglietto per visitare il Pantheon, monumento diventato recentemente a pagamento.
Cultura e Welfare
«12 milioni di euro in un anno, senza mortificare il flusso e creando un fondo a favore del patrimonio culturale. La gratuità assoluta è impossibile», ha motivato. Ma gli utili il ministero ora intende non solo raccoglierli e reinvestirli, ma anche redistribuirli in attività di welfare e promozione sociale, «ll piano Caivano è un esempio di ciò che può fare lo Stato, intervenendo sul sud-Italia con un’opera di rigenerazione culturale delle periferie. Pensiamo a misure che consentano di destinare alcuni spazi di musei e servizi culturali ad iniziative di welfare, pensando alla crescita dei bambini, aiutando i genitori lavoratori e fornendo ai loro figli esperienze didattiche già da fanciulli. Villa Verdi sarà un paradigma di questa connotazione, creando itinerari simili per ogni area italiana, chiamando a collaborare gli enti locali come le università, ma anche quelli privati».
Piano Mattei
Non è in secondo piano la collaborazione con l’estero in campo culturale. il ministro ha parlato appositamente del Piano Mattei. «Nel 2025 abbiamo intenzione di puntare su grandi mostre e sulla semplificazione dei meccanismi autorizzativi per i prestiti internazionali. Sarà centrale il Piano Mattei per l’Africa, dove la cultura è un settore centrale. L’Italia può mettere a disposizione le sue competenze tecniche, Punteremo sulla Biennale di Venezia e sul Sud Italia come ponte per il Nord Africa. Taranto, con la biennale del Mediterraneo, e Messina saranno il fulcro di iniziative».
Le esposizioni
«Palazzo Citterio di Milano aprirà tra un mese al pubblico e ospiterà le collezioni temporanee della Pinacoteca di Brera. Gli Uffizi diventeranno diffusi per valorizzare le collezioni nei depositi. A Napoli l’Ex Albergo dei poveri diventerà una delle più grandi infrastrutture culturali in Europa, con 130 milioni di euro di investimento e 100 mila metri quadrati. Non tutto – ha aggiunto Alessandro Giuli – si esaurisce nello spazio espositivo». A tal proposito ha annunciato: «Racconteremo la storia di Roma e quindi d’Italia nella Crypta Balbi a via delle Botteghe Oscure, dalla Roma antica fino alle vittime del terrorismo», trattandosi anche del luogo nei pressi del quale venne ritrovato il corpo di Aldo Moro.
Il dialogo tra visioni culturali
Giuli ha sottolineato: «L’idea di ‘mostra mia’, ‘mostra tua’, non mi piace. Non ci piace questo schema per cui la sinistra concede una mostra alla destra e viceversa. Nel 2025 ricorderemo Antonio Gramsci con una mostra davvero importante. Ricorderemo poi Pasolini in una combinazione inedita con un grande controverso scrittore giapponese e autore teatrale come Yuki Mishima, pubblicato da Feltrinelli. Sarà un’inedita confessione di due maschere che metterà in dialogo un aspetto di Pasolini, un aspetto meno noto, con quello di una grande controversa figura eccentrica come lui, proveniente da tutt’altra latitudine».
Varato il nuovo contratto del settore spettacolo
«Ci concentreremo sugli obiettivi strategici, come il risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche». Poi l’annuncio dell’autenticazione del contratto collettivo nazionale del settore, avvenuta nella giornata di ieri, che, per il ministro porrà «fine a una situazione di precarietà prolungata negli anni».
Legge sul cinema. Le motivazioni
L’audizione è servita anche a spiegare le ragioni della legge sul cinema da poco approvata, che ha attirato non poche critiche dagli addetti ai lavori. Così Giuli: «Il ministero della Cultura ha attuato un programma di riforma del sostegno pubblico al cinema e all’audiovisivo, che per il 2024 può contare su una dotazione finanziaria di 700 milioni di euro. La riforma corregge alcune storture che nel tempo hanno portato a considerare i vari meccanismi di finanziamento pubblico, tra i quali il tax credit, come un automatismo livellatore della qualità e a erogare contributi pubblici a pioggia, indipendentemente dalla qualità delle opere e dalla loro capacità di stare sul mercato. La riforma prevede controlli più stringenti, sanzioni più severe per chi viola le regole, introduce alcune novità importanti. La riforma si pone un duplice obiettivo, da un lato rafforzare la qualità e la diversità culturale delle opere e delle iniziative sostenute, dall’altro accrescerne la diffusione presso un pubblico nazionale e internazionale. Ribadisco l’importanza di evitare due rappresentazioni estreme e inaccurate riguardo al tax credit: da un lato, considerarlo un ‘superbonus’ o un ‘reddito di cittadinanza cinematografico’ – non è e non può essere così – dall’altro, presumere pregiudizi ideologici del ministero della Cultura verso un settore che contribuisce al lavoro, al prestigio e alla reputazione globale dell’Italia».
Inoltre, ha fatto sapere il ministro, «sono in dirittura di arrivo i decreti direttoriali, che contengono le specifiche tecniche riguardanti gli aspetti attuativi del decreto interministeriale. Prossima anche l’apertura della piattaforma, che consentirà di accogliere la presentazione delle domande di tax credit, secondo le modalità previste dal nuovo decreto, in modo da concretizzare il supporto a un settore così strategico per il nostro Paese. Tutto ciò testimonia la massima attenzione che stiamo ponendo, a sostegno di questo settore, nella piena consapevolezza delle necessità e delle aspettative dell’intero comparto».