Esteri

Mattarella: Cern contribuisce ad autonomia strategica europea

01
Ottobre 2024
Di Ilaria Donatio

“Uno sguardo al futuro, una scommessa di speranza per un’Europa che, uscita dilaniata dalla guerra, aveva visto anche piegare la scienza al servizio di cause contro l’umanità”. Tutto questo ha rappresentato il Cern all’indomani del secondo conflitto mondiale, secondo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Ginevra per la cerimonia del 70esimo anniversario del Centro europeo per la ricerca nucleare.

E oggi, dice, “desidero segnalare come il Cern abbia rappresentato e rappresenti un virtuoso esempio di cooperazione europea in una realtà globale segnata, anche in ambito scientifico, da potenze di scala molto superiore agli orizzonti nazionali. Progredire significa impegno comune perché il Centro possa continuare ad esercitare il suo ruolo di eccellenza, contribuendo alla leadership europea in un settore chiave per l’autonomia strategica del Continente”.

Secondo il Capo dello Stato, il Cern è “motore di progresso scientifico, ed esempio di quanto il linguaggio universale della scienza significhi apertura, superamento delle barriere. Una circostanza ben chiara al gruppo di scienziati che, negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra mondiale, promosse l’istituzione del Cern, divenuto, nel tempo, oltre che un centro di ricerca di eccellenza, una rete che unisce diecimila ricercatori e centinaia di atenei nel mondo”.

Lo scorso 29 settembre il Cern – diretto dall’italiana Fabiola Giannotti e presieduto da Eliezer Rabinovici – ha festeggiato 70 anni di attività: l’evento è stato celebrato oggi con una cerimonia alla presenza delle più alte cariche istituzionali dei Paesi membri e associati, di Ursula von der Leyen e della comunità scientifica. L’Italia è rappresentata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Un po’ di storia
Fondato il 29 settembre 1954 sulle rovine della seconda guerra mondiale per promuovere la collaborazione pacifica, il Cern è un esempio di come i fondatori avevano capito che la sopravvivenza dopo la guerra non poteva prescindere dalla ricerca fondamentale. Sono passati settant’anni, dunque, dal giorno in cui la Convenzione che ha sancito la nascita dell’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare, il Cern, veniva ratificata dai 12 Stati fondatori, tra cui l’Italia. Il nostro Paese è stato tra i principali protagonisti di questo atto di nascita, grazie al ruolo avuto da Edoardo Amaldi. Amaldi che solo pochi anni prima, nel 1951, in Italia aveva contribuito a fondare l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Infn, l’istituto che coordina la partecipazione scientifica nazionale al Cern. Ma accanto Amaldi, altri grandi fisici italiani hanno partecipato alla sua guida, dal Premio Nobel Carlo Rubbia, a Luciano Maiani.

E a proposito dei “padri fondatori”, Mattarella ha spiegato che “nei lavori preparatori allo statuto del laboratorio, i padri fondatori (tra cui Edoardo Amaldi), tennero a sottolineare che nessuna delle ricerche condotte al Cern sarebbe potuta essere motivata da scopi militari, e che ogni risultato sarebbe stato liberamente accessibile a tutti. Il Cern, da allora, ha continuato ad accentuare questa sua caratteristica di luogo di incontro, di scambio e di crescita per scienziati e ricercatori provenienti da ogni parte del mondo, che qui vengono a studiare, a formarsi, nella consapevolezza che la cooperazione e arricchimento reciproco” ha proseguito il Capo dello Stato. 

Scienza e pace incompatibili con forza armi
“Con grande afflizione si è assistito alla scelta della Federazione russa di riportare, con l’aggressione all’indipendenza dell’Ucraina, la guerra nel cuore dell’Europa, con conseguenze severe sul terreno della cooperazione scientifica”.

Ma “il Centro Europeo per la Ricerca Nucleare”, ha proseguito il presidente della Repubblica, “è sempre stato testimonianza della volontà di costruzione di un futuro comune, incompatibile con chi antepone la forza delle armi al dialogo e alle ragioni del diritto. Costruire la pace attraverso la scienza, questa la vocazione del Cern, punto di riferimento mondiale nella ricerca sulle particelle elementari”. Con risultati straordinari, che “ci aiutano a guardare al mondo e al suo funzionamento in modo più consapevole e che sono al tempo stesso determinanti per il nostro progresso e benessere: basti pensare alle applicazioni in settori quali la medicina”.

Le scoperte
Ma il Cern è più di un laboratorio scientifico. È un luogo unico al mondo, dove una comunità di oltre 17mila persone di 110 nazionalità lavora e coopera per la conoscenza e il progresso aperti e condivisi, oltre ogni confine geografico, politico, culturale, proprio come sancito dalla sua Convenzione fondante.

Tra i tanti risultati raggiunti dalla comunità scientifica del Cern, vi sono scoperte che hanno ampliato la nostra comprensione delle particelle elementari e delle leggi fondamentali della natura, e condotto all’invenzione e alla realizzazione di tecnologie che spesso hanno contribuito a cambiare le nostre vite. 

Dalla scoperta delle particelle mediatrici della forza debole, i bosoni W e Z, che è valsa il Nobel per la fisica a Carlo Rubbia e Simon van der Meer nel 1984, all’invenzione del World Wide Web da parte di Tim Berners-Lee nel 1989. Dallo sviluppo di un rivoluzionario rivelatore di particelle, opera di Georges Charpak che per questo vinse il Nobel nel 1992, alla più recente scoperta del bosone di Higgs nel 2012, che ha dimostrato l’esistenza del meccanismo di Brout-Englert-Higgs, e che è valsa il Nobel a Peter Higgs e François Englert nel 2013. Una storia di sfide e di successi di cui l’Italia è sempre stata protagonista grazie alla sua comunità scientifica e tecnologica, coordinata dall’INFN. 

Attualmente al Cern è operativo il più potente acceleratore di particelle al mondo, il Large Hadron Collider (LHC), e si sta già preparando il suo futuro: il progetto High Luminosity LHC, previsto entrare in funzione nel 2029. Ma la comunità scientifica del Cern sta già guardando oltre LHC, lavorando allo studio di progetto della futura macchina acceleratrice che dovrà raccoglierne il testimone: il Future Circular Collider. 

Von der Leyen annuncia nuove leggi Ue su ricerca e innovazione
La Commissione europea nel suo prossimo mandato presenterà uno European Research Area Act e un nuovo European Innovation Act. Lo ha annunciato la presidente dell’esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, nel suo intervento a Ginevra per i 70 anni del Cern, indicando la necessità di “concentrare” gli “sforzi sull’innovazione rivoluzionaria, come proposto dal rapporto Draghi”. “Davanti alla corsa scientifica globale in corso, voglio che l’Europa cambi marcia. Per farlo, l’unità europea è la nostra risorsa più grande” e “voglio aumentare la spesa per la ricerca nel nostro prossimo bilancio, ma voglio anche rendere più facile accedere a questi finanziamenti”, ha spiegato von der Leyen, elogiando “lo spirito” di collaborazione “del Cern, dove “tutte le scoperte sono aperte e vengono condivise con orgoglio con un’enorme rete di università, industrie e start-up”. E ha concluso: “L’economia europea prospera grazie alla libera circolazione di beni, talenti e capitali nel nostro mercato unico. È tempo di consentire finalmente la libera circolazione di conoscenza e scienza, in tutta Europa”.

Gianotti, da 70 anni il Cern per la collaborazione pacifica
Mattarella a conclusione del proprio intervento l’ha chiamata in causa, sottolineando come la direttrice generale del Cern sia “la prima donna chiamata a rivestire questa delicata responsabilità”.

Nei suoi 70 anni il Cern è al servizio della collaborazione pacifica al di là di ogni confine: così Fabiola Gianotti, direttrice generale del centro di riferimento internazionale per la fisica delle particelle, ha aperto a Ginevra la cerimonia per le celebrazioni del settantesimo compleanno del Cern, alla presenza di tutti i Capi di stato europei tra i quali il presidente Mattarella. “Il Cern è un grande successo per l’Europa e per i suoi partner in termini di eccellenza e competitività, è un sistema di valore”.

“Oggi il Cern è un laboratorio globale” e “un incrocio di culture e tradizioni” ed è anche grazie al Cern che la tecnologia è diventata parte della nostra vita quotidiana”, ha detto ancora riferendosi alle nuove tecnologie nate nel centro di ricerca di Ginevra, come il World Wide Web, i materiali superconduttori, il supercalcolo e la fusione.