Economia

International Property Rights Index 2021. Peggiora la performance italiana, 44esimi al mondo

30
Novembre 2021
Di Daniele Capezzone

Disponibile nella sua versione integrale sul sito www.internationalpropertyrightsindex.org, è stata resa pubblica oggi dalla Property Rights Alliance l’edizione 2021 dell’International Property Rights Index. Si tratta dell’indice globale sulla protezione dei diritti di proprietà in 129 paesi, con una copertura del 94% della popolazione del mondo e del 98% del Pil globale.

Si tratta dell’unico indice globale comparativo che misura anno per anno la condizione dei diritti di proprietà – sia fisica sia intellettuale – insieme all’ambiente giuridico e politico che caratterizza su questo piano i diversi paesi.

In Italia Mercatus (www.istitutomercatus.it) l’istituto di cultura, ricerca e formazione promosso da me, da Barbara Boschetti (ordinario di Diritto amministrativo presso l’Università Cattolica di Milano), da Lorenzo Montanari (vicepresidente per gli International Affairs di Americans for Tax Reform) e da Federico Punzi (direttore di Atlantico), è uno dei partner della Property Rights Alliance, che include 124 think tank in 73 paesi, tutte organizzazioni impegnate a valorizzare la difesa della proprietà come pilastro di una società più prospera, libera e giusta.

La performance italiana è peggiorata nel 2021, decrescendo di un meno 0.053 e assestandosi a 6.009, e ottenendo la 18ma posizione nell’Europa occidentale e la 44ma nel mondo. L’Italia è ovviamente considerata nel novero delle economie avanzate e nei paesi a reddito nazionale elevato.

In dettaglio, nel Subindex legale e politico, l’Italia è avanzata dello 0.047 (attestandosi su un punteggio di 5.553). In particolare, lo score relativo all’indipendenza della giustizia è 5.039, quello relativo allo stato di diritto è 5.560, quello della stabilità politica è 6.133, quello del controllo della corruzione è 5.480.

Nel Subindex relativo ai diritti di proprietà fisica, l’Italia è avanzata dello 0.155 (attestandosi su un punteggio di 6.310). Nel Subindex relativo ai diritti di proprietà intellettuale, l’Italia è arretrata di un meno 0.361 (attestandosi su un punteggio di 6.017).

I tre paesi in testa alla graduatoria sono risultati la Svizzera, Singapore e la Nuova Zelanda.

A maggior ragione dopo i danni determinati dalla pandemia, i diritti di proprietà servono come strumento legale per trasformare idee in soluzioni innovative. Secondo la curatrice del rapporto, Sary Levy-Carciente, la tutela del diritto di proprietà è essenziale come chiave per liberare il potenziale nascosto delle società proprio nei momenti di maggiore sfida e difficoltà. Dal canto suo, Hernando de Soto, presidente dell’Institute for Liberty and Democracy, ha aggiunto: “I diritti di proprietà sono diritti umani. Forti quadri di tutela del diritto di proprietà preservano la dignità umana, l’innovazione e la libertà, e proteggono dagli abusi dei poteri pubblici e governativi”. 

L’Indice (giunto alla sua quindicesima edizione) è arricchito quest’anno da cinque studi ulteriori, uno dei quali realizzato in Italia dai professori Marco Allena e Bruno Ferroni (Università Cattolica di Milano). Il loro case study “Taxation on Immovable Property in Italy. The Cost Behind Wealth, How Taxes Impact the Right of Property” è stato presentato durante la conferenza annuale di Mercatus, svolta oggi presso la Sala Einaudi di Confedilizia.

Che conclusione trarre? A mio parere, la proprietà, fisica e intellettuale, è presidio di libertà per gli individui, le famiglie e le imprese rispetto alle persistenti tentazioni illiberali e alle politiche dirigiste e anti mercato. In Italia, in particolare dal 2011, è in corso un’aggressione fiscale contro la proprietà immobiliare. Ora, occorre evitare che l’annunciata revisione degli estimi catastali apra la strada, tra qualche anno, a un ulteriore inasprimento di una pressione fiscale già insostenibile. 

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