La cancelliera Angela Merkel è da ieri sera costretta a confrontarsi con la sua più grave crisi politica dopo il fallimento dei negoziati per la formazione di un nuovo governo in Germania.
Tre sono le questioni che hanno fatto arenare le trattative, durate oltre un mese, fra i conservatori della cancelliera (Cdu-Csu), i liberali (Fdp) e gli ecologisti si sono arenate: immigrazione, clima e Europa
– Immigrazione: i cristiani democratici (Cdu) di Merkel, il loro alleato bavarese Csu e i liberali ambivano infatti ad una politica restrittiva con un tetto massimo di 200.000 rifugiati autorizzati all'anno. Merkel aveva in effetti finito per cedere il mese scorso alla sua destra accettando di limitare il numero annuale di richiedenti asilo. I Verdi chiedevano un approccio più morbido e una ripresa l'anno prossimo dei ricongiungimenti familiari per tutti i rifugiati. Attualmente solo coloro che ottengono l'asilo per persecuzioni religiose ne beneficiano. Questa possibilità è stata congelata l'anno scorso fino al marzo 2018 per i rifugiati in fuga da zone di guerra, come i siriani, perché questi dispongono solo di uno status temporaneo di un anno, rinnovabile in funzione dell'evoluzione della situazione nel loro Paese d'origine. Una protezione detta "sussidiaria". Un compromesso sulla questione non è stato trovato, come sottolinea anche il quotidiano francese Le Figaro.
– Clima: i partiti non sono arrivati ad una intesa su come il Paese dovrà ridurre le emissioni di C02 per raggiungere i suoi obiettivi. Tutti concordano sulla necessità di ridurre la parte di elettricità prodotta dal carbone. Ma per i Verdi la Germania non riuscirà ad ottemperare ai suoi obiettivi senza chiudere immediatamente le 20 centrali a carbone più vecchie del Paese. Ma per Fdp e Csu equivale ad un "suicidio industriale nazionale", come dichiarato dal deputato europeo liberale Alexander Lambsdorff. Inoltre vogliono più sgravi fiscali per i veicoli verdi. E i partiti dissentono anche sull'entità delle restrizioni da applicare ai veicoli diesel in città.
Rilancio Ue e asse con Macron: un terzo punto di disaccordo riguarda la risposta della Germania alle proposte di rilanciare l'Ue e sulla zona euro del presidente francese Emmanuel Macron. I liberali non vogliono più di un fondo di soccorso per i Paesi colpiti da una crisi del debito ed escludono un budget proprio per la zona euro per dei progetti comuni. I conservatori di Angela Merkel sono più aperti su questi due argomenti, ma respingono la mutualizzazione del debito. Gli ecologisti chiedono di non respingere la "mano tesa» del presidente francese. Questione delicata anche quella che interessa la Turchia: la Csu spera di rompere definitivamente i negoziati per il suo ingresso nell'Ue, una posizione troppo rigida per i Verdi.