Potrebbe iniziare così la nostra favola, se non fosse che dell’infanzia e adolescenza di questo bambino si sa ben poco. Se la vita di questo ragazzo potesse essere una storia rubata sarebbe quella di Adriano Olivetti, personaggio che citava spesso per introdurre la sua passione di sempre: i videogiochi.
“Con la sua scomparsa – diceva – l’Italia ha perso la chance di cavalcare l’industria informatica”; rivendicando il fatto che il primo personal computer nacque a Ivrea da un team di ricercatori della Olivetti. “La storia non è stata clemente con questa azienda”, chiosava.
E clemente la storia non è stata neppure con il nostro ragazzo, Luca De Domincis, scomparso a soli 51 anni la notte del 3 settembre. Figura geniale e poliedrica, Luca fondò nel 2004 l’Accademia Italiana dei Videogiochi (AIV). Una rivoluzione per tutti quei giovani che – fino a quel momento – non avevano mai immaginato di poter trasformare una passione in un vero e proprio mestiere. Infatti, AIV fu il primo Istituto di alta formazione videoludica nel nostro Paese. Un’Accademia che sfornò migliaia di programmatori e game designer, molti dei quali assunti in un batter d’occhio dalle più grandi multinazionali del gaming come Activision-Blizzard, Microsoft, Nintendo o Sony.
Luca è stato anche il papà di Eurogamer, la più importante testata online dedicata al mondo dei videogiochi, di MegaTube, uno dei primi gestori affiliati ai canali YouTube per la fornitura di servizi commerciali e digitali dei creator, e di Grow Up Network, piattaforma che connette e supporta giovani talenti e professionisti nei settori dei videogiochi e dei new media.
Romano e YouTuber certificato, si era da poco lanciato in una nuova avventura professionale assieme al suo storico socio, Alessandro Salvador, costituendo Dive. Luca, consapevole del potenziale dell’intrattenimento elettronico, aveva in testa da anni una missione: ottimizzare ogni forma di apprendimento tramite l’uso dell’AI e della realtà aumentata.
Luca sognava una scuola fatta, anche, di didattica immersiva. “Una didattica – raccontava già nel 2018 – capace di avvicinare lo studente alla cultura, regalando a tutti la chance di apprendere le materie più ostiche.” La scuola che immaginava Luca era inclusiva, proprio come lui che, scevro da preconcetti, osservava il mondo con occhi curiosi e attenti. Un genio gentiluomo che ci ha insegnato che l’unico limite è l’immaginazione.