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Usa 2024: -69, lite sul microfono, dibattito fra Harris e Trump in forse

27
Agosto 2024
Di Giampiero Gramaglia

Lite sul microfono, aperto o chiuso, del dibattito televisivo in programma sulla Abc il 10 settembre: la campagna di Donald Trump vuole che quello di chi non sta parlando sia spento, com’era accaduto nel dibattito con Joe Biden del 27 giugno sulla Cnn; quella di Kamala Harris vuole che resti acceso. Tanto basta perché il candidato repubblicano ipotizzi di fare saltare l’appuntamento.

In un post pubblicato domenica sera, Trump ha scritto: “Stamattina ho guardato Abc Fake News, sia l’intervista ridicola e faziosa del giornalista Jonathan Carl a Tom Cotton (che è stato fantastico!), sia il loro cosiddetto panel of Trump Haters… E mi chiedo perché dovrei fare il dibattito con Kamala su quella rete?”. Il magnate avanza l’ipotesi che alla sua rivale vengano passate le domande in anticipo e si domanda se sarà coinvolto come anchor “George Slopadopolus” (una storpiatura del nome d’un famoso giornalista, George Stephanopoulos, ndr).

“Ci sono un sacco di domande cui rispondere”, afferma l’ex presidente, chiedendosi nuovamente anche perché Harris abbia rifiutato altri dibattiti su Fox, Nbc, Cbs e persino Cnn.

Il dibattito televisivo è un momento cruciale della campagna presidenziale di Usa 2024, che, dopo la convention democratica della scorsa settimana a Chicago, vive una settimana di relativa calma, prima del lungo week-end, negli Stati Uniti, del Labor Day, lunedì 2 settembre, che chiude l’estate degli americani e apre la fase formale della campagna elettorale, gli ultimi due mesi prima del voto.

Già il 6 settembre, in alcuni Stati saranno aperti i seggi per l’early voting, cioè per quanti desiderano votare in anticipo, e si potrà cominciare a spedire il voto per posta.

Dopo il dibattito, l’attenzione si sposterà sul verdetto che deve essere pronunciato il 18 settembre nel processo a New York in cui Trump è stato giudicato colpevole di tutti e 34 i capi d’imputazione ascrittigli. I legali del magnate hanno chiesto che la sentenza sia posposta, ma la loro istanza è stata respinta: sostengono che un verdetto pronunciato a sette settimane dall’Election Day possa essere una interferenza elettorale – in realtà, il verdetto era stato fissato a giugno ed è stato già rinviato proprio su istanza dei difensori, per valutare l’eventuale impatto sul caso pronunciata a fine giugno dalla Corte Suprema degli Stati Uniti -.

Nelle prossime settimane, sono attesi ulteriori sviluppi dei procedimenti giudiziari che coinvolgono il magnate, tra cui l’appello sulla controversa decisione di una giudice federale della Florida che ha inopinatamente annullato, perché incostituzionale, il rinvio a giudizio di Trump per avere portato via dalla Casa Bianca e illegalmente detenuto centinaia di documenti riservati.

In diversi Stati, procedimenti legali sono avviati sulle procedure di voto: gli Stati repubblicani sono impegnati a cercare di rendere meno facile l’accesso al voto di minoranze e migranti, anche quando legalmente in diritto di votare.

In questi giorni, Harris e Biden e i loco vice sono impegnati in comizi ed eventi negli Stati in bilico – per Harris, che cerca di sfruttare la spinta mediatica della convention democratica, la Georgia -. Trump è in Wisconsin e nel Michigan, dove ha perso qualche battuta nelle ultime settimane. Entrambi sanno di avere poco tempo per consolidare la propria base e conquistare nuovi consensi.

Secondo l’analista politico del Washington Post Dan Balz, Harris ha “chiuso Trump in una scatola”, da cui fatica a uscire: “I democratici hanno concluso una convenzione nazionale elettrificante e Harris vuole restare sulla cresta dell’onda che ha cambiato i contorni delle elezioni presidenziali… Mentre la campagna entra in una nuova fase, l’attenzione ora si concentra su Trump e su come possa ritrovare il proprio equilibrio…”.

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