Esteri

Banca Asiatica di Sviluppo, la prossima riunione nel 2025 sarà in Italia

22
Agosto 2024
Di Giampiero Cinelli

L’Italia ha deciso di porre fine all’esperienza della Via della Seta, non rinnovando il Memorandum che la inseriva nel colossale progetto infrastrutturale cinese, esteso da oriente fino in Europa. Ciò non significa che i rapporti con il mondo economico asiatico siano preclusi, tutt’altro. Perché oltre al nuovo accordo di sviluppo firmato da Giorgia Meloni a Pechino poche settimane fa, sarà proprio l’Italia a ospitare la prossima riunione della Banca Asiatica di Sviluppo (Adb), che si terrà a Milano dal 4 al 7 maggio 2025.

Tutto inizia nel 1966
Meno nota di altre, questa istituzione finanziaria ha sede a Manila ed è stata creata nel 1966 per promuovere lo sviluppo economico e sociale nei paesi dell’Asia e del Pacifico, ne fanno parte 68 nazioni tra cui appunto l’Italia, che ha avuto il passaggio di testimone in Georgia, in occasione del meeting di quest’anno. L’ultima riunione annuale dell’Adb ospitata in Europa si è tenuta in Germania, a Francoforte nel 2016. Per Roma sarà la prima volta come padrona di casa, 57 incontri hanno preceduto quello in programma nella penisola.

La struttura
Tra i Paesi membri della Banca, 49 sono asiatici e afferenti al Pacifico, mentre 19 sono esterni a tale area geografica, vi figurano Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Turchia, Canada, Francia e Spagna. Nella lista dei Paesi regionali ci sono invece Giappone, India, Vietnam (che sta intensificando i rapporti con l’Italia) e Cina. La Governance si articola attraverso un Consiglio dei Governatori (con Fabio Panetta, Governatore di Bankitalia), da un Consiglio dei Direttori, dal Management e dal Presidente attuale Masatsugu Asakawa. La struttura infine si articola nei Dipartimenti ed uffici all’interno dei vari Paesi. I cinque maggiori azionisti sono il Giappone e gli Stati Uniti (ciascuno con il 15,6% delle azioni totali), la Repubblica popolare cinese (6,4%), l’India (6,3%) e l’Australia (5,8%).

I progetti
La Adb realizza, attraverso fondi sovrani e non sovrani, prestiti e sussidi, investimenti e finanziamenti a sostegno del commercio e della catena dell’offerta. Nel 2023 il totale delle operazioni ammontava a 23 miliardi, concentrati soprattutto in Asia meridionale e nel Sud Est asiatico. I maggiori beneficiari dei progetti risultano, dai dati risalenti ad aprile 2024, l’Afghanistan, l’Armenia e l’Azerbaijan. Il piano di sviluppo ora in vigore che la Banca ha varato ha orizzonte al 2030 e comprende anche iniziative legate alla transizione ambientale.

L’India c’è, ma i Brics non c’entrano
Abbiamo accennato prima che la Cina è membro della Asian Development Bank. Eppure Pechino sta cercando contraltari al fine di ridurre l’influenza delle istituzioni finanziarie nelle quali gli Stati occidentali hanno un ruolo importante. Parallelamente, infatti, la Cina partecipa al capitale della Nuova Banca di Sviluppo (Ndb), che si potrebbe definire “la banca dei Brics“, creata con queste nazioni appositamente per contrastare la Banca Mondiale, puntando parallelamente ad affermare la presenza della AIIB (Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture). Ci sono comunque similitudini nelle azioni e negli scopi degli istituti che abbiamo nominato, ma la Ndb ha regole stringenti riguardo alle quote di capitale che devono appartenere ai Brics e, ovviamente, non ci sono partecipazioni dei Paesi Nato.