Ambiente
Sostenibilità, serve un Green Deal pragmatico e attento alle imprese
Di Ilaria Donatio
La raccolta differenziata è senza dubbio uno degli assi portanti di una buona strategia della sostenibilità e il Green Deal europeo, nel percorso di graduale ricomposizione degli interessi nazionali e della relativa capacità di realizzazione degli obiettivi comunitari, è senza dubbio la mappa regolatoria di riferimento.
Il riciclo italiano in numeri
In 25 anni, in Italia, il materiale avviato al riciclo è passato da 228.000 tonnellate a oltre 1.050.000 tonnellate: un risultato brillante frutto di una rete capillare che vanta attualmente 31 impianti di selezione e 92 impianti di riciclo.
Anche la copertura dei Comuni è aumentata considerevolmente, dal 77% del 2002 al 97% di oggi. Il settore plastica impiega 50.000 risorse per 4.000 imprese, con un moltiplicatore sul PIL di 3,2 (100 euro investiti ne generano 230). E il comparto degli imballaggi ne rappresenta il 40%, secondo l’ultimo Rapporto di sostenibilità di Corepla, Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Plastica che opera nell’ambito del “Sistema CONAI” (Consorzio Nazionale Imballaggi).
Di sostenibilità, regole europee, riciclo di rifiuti – in particolare gli imballaggi – e di imprese della filiera si è discusso stamane a Largo Chigi, il format di The Watcher Post (in calce al pezzo, il link al canale YouTube per seguire la puntata di oggi, “Green Deal e raccolta differenziata”). Ospiti del talk, Simona Petrucci, Commissione Ambiente Senato (FdI), Nicola Irto, Capogruppo PD Commissione Ambiente Senato e Andrea Campelli, Direttore Relazioni Esterne Corepla.
Il Green Deal va modificato per evitare il crollo del Pil
Le nuove norme contenute nel regolamento approvato dall’Europa sugli imballaggi – che comprendono obiettivi di riduzione dei rifiuti di imballaggio in plastica del 5% entro il 2030, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040 – sono il frutto del lavoro fatto, in particolare da Fratelli d’Italia, per evitare l’approvazione del regolamento nella versione precedente, quella che prevedeva non piu il riciclo ma il riuso: “Per fortuna”, ha sottolineato Simona Petrucci, Commissione Ambiente Senato (FdI), “in questo modo, abbiamo evitato un danno economico che avrebbe comportato la perdita di circa 600mila posti di lavoro oltre che il crollo del Pil”.
L’Italia è un’eccellenza, in Europa e nel mondo, nel riciclo degli imballaggi in plastica (da noi circa il 73% degli imballaggi è avviato a riciclo): una catena virtuosa il cui primo anello è il cittadino. Per questa ragione, la priorità delle amministrazioni locali è “agire sul fronte dell’informazione”: la raccolta differenziata è riciclo e “bisogna educare i cittadini – fin dai bambini – all’idea che i rifiuti sono risorse”, ha chiosato Petrucci. Che si attende, dalla nuova legislatura europea, un Green Deal con un “impianto diverso”, confidando nel fatto che la nuova composizione della Commissione Ue riesca a vederne le criticità.
In Europa serve un approccio più pragmatico
Che dalla nuova legislatura europea emerga un approccio più pragmatico e meno ideologico nei confronti della sostenibilità, è l’idea di Andrea Campelli, Direttore Relazioni Esterne del Corepla. Che esprime la necessità di una “visione di sistema che tenga conto delle esigenze ambientali con la stessa sollecitudine dimostrata nei riguardi degli interessi industriali”.
Da questo punto di vista, sostiene Campelli, “la nomina di Antonio Decaro (eurodeputato del Pd) alla presidenza della commissione Ambiente del Parlamento Ue è una notizia incoraggiante”. E ha aggiunto: “Nel riciclo degli imballaggi in plastica l’Italia è un’eccellenza. E anche nella raccolta differenziata abbiamo superato il 65%”. Purtroppo resta un gap che riguarda quanto viene riciclato in rapporto a quanto viene raccolto: “Il problema è dovuto alle inefficienze negli impianti e alle lentezze burocratiche. Servono stabilità politica e semplificazione normativa per migliorare”, conclude Campelli.
Il PNRR non basta, servono investimenti e un piano energetico serio
Il rapporto di Corepla evidenzia un Paese a due velocità con enormi buchi nel Mezzogiorno e carenza degli impianti di riciclo. Come intervenire? Secondo Nicola Irto, capogruppo PD della commissione Ambiente del Senato, non basta il PNRR: “Le risorse del Pnrr hanno tempi di applicazione molto stringenti al netto di impianti che hanno bisogno di tempi di realizzazione piuttosto lunghi”.
Serve, dunque, secondo il senatore del Pd, “una scelta politica da parte del governo, con una chiarezza maggiore a partire dalla prossima legge di bilancio”.
“Dopo due anni di governo non c’è ancora una visione d’insieme sull’efficientamento energetico e non esiste un piano energetico serio. È vero che l’elezione di “Decaro come presidente della Commissione Ambiente” del Parlamento europeo rappresenta un “grande vantaggio per l’Italia” e può segnare un cambio di passo anche per il governo von der Leyen, dice Irto, ma “ci sono tre grandi temi da affrontare”: il primo è rilanciare la sostenibilità ambientale, il secondo è aumentare gli investimenti sulla sanità pubblica e l’ultimo riguarda proprio il Green Deal che va riattualizzato.