Rilanciare il rapporto con un “interlocutore indispensabile”: la Cina. A maggior ragione in un momento internazionale in cui Pechino può garantire una strada meno ripida verso la pace in Ucraina, e l’alter ego Washington è alle prese con un frangente di alta incertezza politica interna. La Premier Meloni ha rilanciato, descrivendo come “franco, trasparente, rispettoso” il colloquio di oltre un’ora e mezza con il Presidente Xi Jinping. Risultato concreto della visita italiana la firma del Piano triennale di azione, il cui concetto chiave è la “sperimentazione di nuove forme di cooperazione”. Oltre la via della Seta: un nuovo viaggio da costruire insieme. “Nessuna giravolta”, spiega Meloni alla stampa subito dopo il faccia a faccia con Xi. Ma “coerenza”. “Italia e Cina hanno ancora molta strada da fare insieme. E io penso che tocchi a noi lastricare il percorso, con determinazione, concretezza e rispetto reciproco”.
La postura italiana per il rilancio della cooperazione
“La nostra nazione resta desiderosa di cooperare”, ha dichiarato la Premier Meloni, “ma è fondamentale che i nostri partner si dimostrino genuinamente cooperativi, giocando secondo le regole, per assicurare che tutte le aziende possano operare sui mercati internazionali in condizioni di parità. Perché se vogliamo un mercato libero, quel mercato deve essere anche equo”. Il riferimento è chiaro: il grado di apertura della Cina alle aziende, ai servizi e ai prodotti esteri. “Sono convinta che il dialogo sul tema del miglioramento delle condizioni di accesso al mercato cinese e sulla tutela della proprietà intellettuale possa produrre effetti ben più benefici di quelli che immaginiamo”, ha aggiunto. “Oggi più che mai, se non vogliamo rischiare che siano irrimediabilmente compromesse pace e stabilità, abbiamo bisogno anche nei rapporti economici e commerciali di una strategia condivisa, basata su decisioni che non danneggino l’un l’altro e seguano alcuni principi di base”.
Una collaborazione paritaria, costruttiva e trasparente
Collaborazione per una migliore resilienza, il cuore del messaggio italiano alla Cina. “Bisogna promuovere la capacità di competere rendendo le nostre economie e le catene di produzione e approvvigionamento più resilienti agli shock, più diversificate e in grado di generare innovazioni tecnologiche senza perdere capacità manifatturiera, liberare il potenziale del settore privato, agevolarne crescita sana al riparo da sostegni distorsivi della concorrenza, tener presente l’esigenza della proporzionalità, per far sì che anche gli strumenti di difesa economica siano commisurati al reale livello di rischio e non producano una compressione involontaria della libertà economica e commerciale, anche internazionale, principio che è il tratto distintivo di una democrazia e di una società aperta come l’Italia. Affrontare queste sfide richiede una collaborazione costruttiva e trasparente. Sono elementi assieme al rispetto dei principi di reciprocità e parità di condizioni, che costituiscono la chiave di volta delle relazioni tra nazioni”.
Il punto di forza della stabilità politica italiana
“Oggi possiamo vantare anche un’importante stabilità politica, fatto da noi abbastanza raro, ma non secondario”, ha sottolineato Meloni. “La stabilità politica garantisce anche continuità di strategie che si sceglie di perseguire. E’ una garanzia per chi investe e per chi riceve l’investimento”. In questo senso il biglietto da visita del governo Meloni brilla di un azzurro lucido, vivo.
La pressione dell’Italia sulla Cina per la pace in Ucraina e Medio Oriente
“Penso che la Cina non abbia alcuna convenienza in questa fase a sostenere la capacità industriale russa”. Sono le parole della Meloni alla stampa a valle del faccia a faccia con Xi Jinping. Che poi ha aggiunto: “La Cina potrebbe fare la differenza per approdare finalmente a una pace giusta. Spero ci si renda conto che questa nazione può giocare veramente un ruolo dirimente”. Un endorsement importante. Il Presidente Xi Jinping ha ribadito il concetto che la Cina lavora sempre per la convivenza pacifica tra i popoli. E su questo la Meloni ha incalzato: “Mi piacerebbe si facessero passi in avanti in questo senso”. Stesso discorso per il conflitto in Medio Oriente. Meloni: “La Cina può essere un interlocutore molto importante: pete dei rapporti solidi che esistono con Teheran e con Riyadh”.
La nuova liaison col Dragone ha il sapore di una passeggiata a piedi scalzi su un sentiero del quale non si conosce ancora il terreno da calpestare. Si andrà tanto lontano quanto saranno strette le mani durante il percorso.