Fill the gap

Una mamma e una figlia che sfidano la grande muraglia dei cliché

29
Luglio 2024
Di Gaia De Scalzi

Ci risiamo, i leoni da tastiera si scatenano nuovamente contro la scelta del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di farsi accompagnare in missione all’estero dalla figlia Ginevra.

Paese diverso, stessa identica storia.

Già aspramente criticata un anno fa per aver fatto visita a Biden, portando con sé ciò che una madre ha più a cuore, Meloni torna a far discutere i social.

Stavolta al centro delle polemiche il viaggio in Cina, dove la piccola Ginevra è scesa mano nella mano con il Capo del Governo dal volo di Stato.

E poco importa se durante il soggiorno si sia divertita, come mostrano le immagini e i video diffusi in queste ore. Mamma e figlia non possono stare assieme quando la prima lavora, cioè sempre.

Del resto la vita del Presidente del Consiglio, così come quella delle più alte cariche di una Nazione, non è fatta di eccesso di tempo libero, piuttosto di impegni gravosi e scatti rubati anche quando si è in vacanza.

Tacciata di “strumentalizzare un minore a fini politici e propagandistici” o di aver architettato una “passerella con la figlia, vero indice rivelatore del momento di difficoltà”.

Critiche aspre, come quelle che la attesero al rientro dal vertice G20 in Indonesia e per cui persino il noto giornalista Furio Colombo si disturbò a chiosare su La7: “Viviamo in una Repubblica in cui a certi bambini spetta la top class per Bali e ad altri bambini spetta il fondo del mare, economy class”.

Un polverone che costrinse Meloni a rispondere via social nel vano tentativo di sedare le polemiche.

Dico vano perché oggi, per l’appunto, ci risiamo.

Se per il deputato statunitense Jimmy Gomez, presentatosi a Capitol Hill con il figlio di 4 mesi nel marsupio, il Washington Post parlò di “svolta epocale”, il quotidiano La Stampa raccolse un’accurata analisi negativa dal titolo “Se mamma Giorgia va a Bali con Ginevra”.

Eppure, prima di Meloni altri Premier partirono in missione con la prole.

Giuseppe Conte, durante il G20 a Osakaportò con sé l’allora undicenne Niccolò, mentre nel 2015, sempre in Giappone, Matteo Renzi si presentò con la famiglia.

Da anni ci si batte per colmare ogni tipo di gap, per sfondare quel fastidioso tetto di cristallo, per abbattere ogni tipo di ostacolo all’empowerment femminile e ora che in Italia vantiamo due donne ai posti di comando (una a capo del Governo e l’altra all’opposizione) rimettiamo tutto in discussione?

Come se desiderare di rimboccare le coperte ai propri figli in una stanza di albergo fosse una colpa.

Come se poterli abbracciare tra una cerimonia istituzionale e una visita di Stato fosse reato o, peggio, come se essere una madre single e al contempo impegnatissima fosse peccato.

Vogliamo, tuttavia, tranquillizzare chi – come Assia Neumann Dayan – sta pensando “che Meloni non avrebbe problemi a colloquiare con la Cina mentre aiuta Ginevra a fare le sottrazioni”, ricordando loro che la scuola è finita; a differenza delle polemiche sterili.

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