Politica
A Trieste, si apre con Mattarella la Settimana dei cattolici dedicata alla democrazia
Di Ilaria Donatio
Trieste – città di democrazia – sa quanta fatica serva per mantenerla viva. E “Al cuore della democrazia” sarà proprio il tema della cinquantesima Settimana sociale dei cattolici inaugurata oggi alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e organizzata dalla Conferenza episcopale italiana, a Trieste.
Il Capo dello Stato è stato accolto da un lungo applauso e dall’esecuzione dell’inno d’Italia. Presenti anche il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi e il presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga. Si contano circa 900 i delegati da tutta Italia. E domenica, per la chiusura, arriverà il Papa.
Esiste e sembrerebbe profonda, una crisi di partecipazione e di fiducia nelle istituzioni ma ancora tengono e appaiono ben saldi, almeno due punti di riferimento per gli italiani, uno laico, l’altro religioso: il presidente della Repubblica e il Papa.
D’altra parte, dove non arriva la politica, quando s’indeboliscono i corpi sociali e quelli intermedi possono offrire un contributo costruttivo anche intere comunità animate da valori spirituali e di attivismo civico.
Mattarella: democrazia della maggioranza “insanabile contraddizione“
Da Tocqueville a Giorgio Napolitano e Bobbio, il presidente Mattarella parlando alla settimana Sociale dei Cattolici in Italia, ha riflettuto sui valori fondanti della democrazia e sul diritto all’opposizione.
La democrazia, ha detto, è “un tessuto che gli avversari della democrazia pretenderebbero logoro. L’interpretazione che si dà di questo ordito essenziale della nostra vita appare talora strumentale, non assunto in misura sufficiente come base di reciproco rispetto. Si è persino giunti ad affermare che siano opponibili tra loro valori come libertà e democrazia, con quest’ultima artatamente utilizzabile come limitazione della prima”. E citando Alexis de Tocqueville, ha ammonito che una “democrazia senz’anima è destinata a implodere, non per gli aspetti formali naturalmente, bensì per i contenuti valoriali venuti meno”.
Ancora, ha ricordato il suo predecessore, il presidente Napolitano che, intervenendo a Torino, alla prima edizione della Biennale della democrazia, nel 2009, “rivolgeva lo sguardo alla costruzione della nostra democrazia repubblicana, con la acquisizione dei principi che hanno inserito il nostro Paese, da allora, nel solco del pensiero liberal-democratico occidentale. Dopo la “costrizione” ossessiva del regime fascista soffiava “l’alito della libertà“, con la Costituzione a intelaiatura e garanzia dei diritti dei cittadini. L’alito della libertà anzitutto come rifiuto di ogni obbligo di conformismo sociale e politico, come diritto all’opposizione”.
Ma cosa sarebbe una democrazia della maggioranza? Chiede Mattarella. Per rispondere: “Ci soccorre anche qui Bobbio quando ammonisce che non si può ricorrere a semplificazioni di sistema o a restrizioni di diritti “in nome del dovere di governare”. Una democrazia ”della maggioranza” sarebbe, per definizione, una insanabile contraddizione, per la confusione tra strumenti di governo e tutela della effettiva condizione di diritti e di libertà. Al cuore della democrazia ci sono le persone, le relazioni e le comunità a cui esse danno vita, le espressioni civili, sociali, economiche che sono frutto della loro libertà, delle loro aspirazioni, della loro umanità: questo è il cardine della nostra Costituzione”, ha aggiunto. Per concludere che “la democrazia non è mai conquistata per sempre. Anzi, il succedersi delle diverse condizioni storiche e delle loro mutevoli caratteristiche, ne richiede un attento, costante inveramento”.
Zuppi saluta Mattarella a Trieste, “custode e garante democrazia”
“Ringrazio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per la sua presenza che onora questa Settimana e lo ringrazio per il suo servizio di custode e garante della democrazia e dei valori della nostra Repubblica e dell’Europa”. Sono le parole – applaudite dal pubblico – del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei. E sui migranti dice: “’I troppi morti ci ammoniscono a non accettare i semi antichi e nuovi di odio e pregiudizio. Mai! Non vogliamo che i confini siano muri o, peggio, trincee, ma cerniere e ponti!”. Quindi il presidente della Cei cita De Gasperi e gli altri Padri fondatori dell’Europa: ”Sono stati animati dalla preoccupazione del bene comune delle nostre patrie europee, della nostra Patria Europa”.
E sul bracciante indiano, Satnam Singh, sfruttato dal suo datore di lavoro che lo ha abbandonato a se stesso dopo l’incidente, ha detto: “Lui sognava il futuro e lavorava per ottenerlo: è uno di noi, lo ricordiamo con commozione e la sua vicenda è un monito che svela l’ipocrisia di tante parole che purtroppo rimangono tali e, quindi, beffarde. Sentiamo totalmente estraneo a noi il caporalato, la disumanità, lo sfruttamento delle braccia che dimenticano e umiliano la persona che offre le sue braccia”, ha concluso.
Treste: laboratorio di dialogo
Ci sono tante comunità a Trieste che da secoli convivono: un laboratorio di dialogo in tempi difficili.
Guardando alla storia, la Chiesa cattolica è costitutivamente italiana e slovena, con tradizioni, spiritualità e confronti di diverse comunità linguistiche. Quando Trieste divenne porto franco dell’impero asburgico, attirò diversi popoli e anticipò i tempi per quanto riguarda la libertà religiosa.
La comunità ebraica qui ha costruito ad esempio la seconda sinagoga più grande d’Europa come dimensioni e la comunità serbo- ortodossa e greco-ortodossa hanno i loro templi perché l’impero austro-ungarico attirò anche persone ricche garantendo loro esenzioni dalle tasse, all’incirca come i paradisi fiscali di oggi, e tolleranza.
Qui le popolazioni si sono sovrapposte, hanno convissuto pacificamente per decenni e poi si sono fatte del male. In questa terra tutti legittimamente possono sentirsi vittime per aver subito tante violenze.
Interessante, inoltre, la doppia identità del capoluogo del Friuli Venezia Giulia.
Trieste vecchia e giovane insieme
Trieste ha una contraddizione anagrafica, è la città più vecchia d’Italia e ha una università che attira molti giovani. Contraddizioni e contrapposizioni fanno parte della storia triestina. È città italianissima ed è anche la più mitteleuropea, è una piccola città eppure multiculturale, ha una grande università che compie quest’anno un secolo e il tasso di anzianità in città e in Regione è notevole.
La democrazia è anche “incanto”
La settimana dei cattolici vedrà anche numerosi momenti conviviali, spettacoli, teatro e musica, poiché “la democrazia non è soltanto le leggi, le norme, tutto quello che ci tiene agganciati alla democrazia, ma anche l’incanto e il desiderio che ci tengono legati”, spiegano gli organizzatori.