Dopo aver seguito i fatti di questa settimana ci viene da dire: Giorgia, non ci cascare, non ti arrabbiare, non troppo almeno.
Reduce da un successo pieno alle Europee, la Presidente del Consiglio avrebbe voluto dedicarsi esclusivamente al momento culmine dell’anno del G7: l’incontro dei Capi di Stato e di Governo a Borgo Egnazia, iniziato ieri e che terminerà domani.
Sta filando tutto liscio? Sì.
Si potevano evitare delle increspature? Altrettanto sì.
Prima ci hanno pensato i Parlamentari a litigare in Aula con corredo di pugni veri o presunti, e segni delle X con le braccia che volevano dire X-Factor ma sono stati letti come “Decima Mas”, giusto come ulteriore conferma del clima da “caccia alle streghe del Ventennio” che sembra impossibile togliersi di dosso.
Anche stavolta un pensiero a coloro che avranno ricevuto le telefonate inferocite della Premier, giustamente arrabbiata all’idea di quanto alcuni giornali avrebbero potuto “ricamare” sulla rissa avvenuta. Cosa puntualmente successa ieri mattina.
Poi ci sono stati i leak fatti uscire ad arte sulle divergenze di vedute tra Francia e Italia su alcuni passaggi delle dichiarazioni finali ed inerenti il tema dell’aborto.
A conclusione, la scena del freddo saluto con il Presidente Macron, la cui faccia tiratissima era proporzionata alla distanza fisica mantenuta con la Premier italiana.
Comprensibile il comportamento di Macron: pesantemente sconfitto alle elezioni europee, ridimensionato il suo peso nel Parlamento UE (ma attenzione, non quello della Francia in quanto tale), costretto alle elezioni anticipatissime per provare ad incastrare un eventuale Governo Bardella – Le Pen in una coabitazione impossibile lunga 3 anni.
Quasi un’umiliazione, di sicuro la partita decisiva che sarà l’ultimo atto prima della legacy dei suoi 2 mandati. Da sempre Macron, con la compiacenza di alcune “quinte colonne” francesi operanti in Italia sotto il cappello della Légion d’honneur, prova ad accostare l’immagine di Giorgia Meloni a quella di Marine Le Pen. Esercizio velleitario, poco attinente alla realtà e per giunta apertamente cancellato da un risultato elettorale molto netto.
L’atteggiamento del Presidente francese deve quindi essere letto in questa maniera, motivo ulteriore per invitare la Premier alla calma: il contesto, i voti e il tempo sono dalla sua parte.
Il contesto, che è quello di un G7 in cui anche la stampa internazionale l’ha riconosciuta come l’unico “cigno” tra 6 “anatre zoppe”.
I voti, che le consegnano la responsabilità di conservare la stabilità in Italia per aumentare il peso della proiezione europea nelle prossime trattative per la futura Commissione. Cosa otterrebbe l’Italia da una conferma di von der Leyen? E quale la strada migliore per massimizzare il risultato?
Il tempo, che si lega strettamente ai voti ma anche alla sua età anagrafica. Giorgia Meloni ha 47 anni e governerà probabilmente fino oltre il compimento dei 50, nell’autunno del 2027. L’età giusta per tentare con la massima energia una storica conferma.
Discorsi per il futuro. Oggi c’è da chiudere un G7 puntando sui sorrisi e le buone notizie. Serve costruire una nuova diplomazia fatta di rapporti personali e di fiducia durevole nel tempo.
Il 2024 è stato definito l’anno in cui più persone nella storia andranno a votare e per questo un anno di potenziali stravolgimenti globali. Motivo in più per non lasciarsi distrarre dalle bagattelle di chi vuole mettere i bastoni tra le ruote o non ha ancora capito la giusta postura da assumere di fronte alle responsabilità.