Giorgia Meloni torna ad attirare l’attenzione della stampa internazionale e compare in primo piano sulla copertina dell’Economist di questa settimana.
Non da sola, ma in mezzo ai profili di Ursula von der Leyen e Marine Le Pen, messe l’una di fronte all’altra in segno di reciproca sfida.
L’Economist non è mai stato tenero con l’Italia e soprattutto con i governi di centrodestra che l’hanno guidata. Eppure, è costretto a riconoscere il buon lavoro fatto dalla Meloni su alcuni dossier e il suo possibile ruolo di equilibratrice della maggioranza che uscirà dalle elezioni dell’8 e 9 giugno.
Il ragionamento riguarda, in primis, la possibile conferma della von der Leyen a Presidente della Commissione. Pur con delle ombre, la testata londinese auspica un suo 2° mandato come la soluzione migliore, o la meno peggiore, per il futuro assetto dell’Europa. La fermezza nei confronti della Russia dopo l’aggressione in Ucraina e la spinta verso una maggiore cooperazione europea sono i 2 principali punti di forza dell’attuale Presidente.
Partendo da questo presupposto, ecco il paragone tra Meloni e Le Pen, tutto a favore della prima.
Viene riconosciuto alla Premier italiana di aver saputo lavorare bene con la von der Leyen e le istituzioni europee sul dossier dell’immigrazione illegale, di aver mantenuto una linea della fermezza a difesa dell’Ucraina e, a carattere generale, di aver saputo limitare i suoi tratti populisti per affermarsi come una leader pragmatica.
Per questo, a giudizio dell’Economist, merita di essere inclusa nella prossima maggioranza, con un duplice effetto.
Da un lato quello di puntellare l’attuale maggioranza centrista, che verrà confermata dopo il voto al netto dei proclami da campagna elettorale; dall’altro quello di evitare un avvicinamento verso destra della Meloni stessa, in direzione di una Marine Le Pen che tuttora viene considerata non “includibile” nel consesso che guida l’Europa.
Visto da qui possiamo considerare il ragionamento dell’Economist condivisibile e un’ulteriore conferma del percorso intrapreso dalla Premier fin dall’inizio del suo mandato. Aspettarsi una copertina elogiativa come quelle dedicate in passato a Mario Monti o Mario Draghi sarebbe irreale per chi viene dal percorso meloniano, considerando anche il trattamento riservato all’unfit Silvio Berlusconi.
Un successo quindi, ma anche una grande responsabilità. Tradurre in consenso la grande aspettativa creatasi e, ancor più difficile, usarlo per fare quel passo dentro il governo dell’Europa che mai nessun esponente di destra è riuscito a fare.