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Usa 2024: – 159, processo a Trump, accusa chiede condanna, difesa assoluzione, oggi parola a giuria
Di Giampiero Gramaglia
Continua la sfida a USA 2024, ancora nel processo in corso a New York a Donald Trump: l’accusa ha ieri chiesto la condanna, la difesa l’assoluzione. Oggi, la parola passerà alla giuria, che si riunirà in camera di consiglio subito dopo che il giudice Juan M. Merchan avrà impartito le sue istruzioni ai 12 giurati.
S’ignora quanto sarà lunga l’attesa del verdetto: le deliberazioni potrebbero durare qualche ora o – più probabilmente – qualche giorno. E il verdetto può andare dall’assoluzione più completa per tutti i 34 capi d’accusa, alla condanna più completa, passando per gradi intermedi d’assoluzione e condanna; e non è neppure escluso che la giuria non riesca a raggiungere un accordo – ipotesi che molti analisti considerano probabile -.
L’ex presidente è accusato di avere cercato di impedire agli elettori, con mezzi illegali, ci acquisire informazioni che avrebbero potuto essergli pregiudizievoli nella campagna per Usa 2016.
Nell’udienza di ieri, la difesa ha pronunciato la sua arringa e l’accusa la sua requisitoria. In aula, c’era gran parte della famiglia del magnate, nuore e generi compresi. Rilevanti, però, le assenze: non c’erano la moglie Melania e il figlio neo-diplomato Barron; e non c’erano neppure Ivanka, figlia prediletta, che ha preso le distanze dal padre, e suo marito Jared Kushner
USA 2024: processo a Trump, l’arringa
“Il presidente Trump è innocente”: così, l’avvocato Todd Blanche, difensore del magnate, ha aperto la sua arringa, riprendendo esattamente quanto detto in apertura del processo: “E’ vero adesso come lo era il 22 aprile… Il presidente Trump non ha commesso alcun crimine il procuratore distrettuale non ha soddisfatto l’onere della prova… Punto: le prove sono tutto”,
L’avvocato Blanche ha aggiunto: “Non importa se c’è stata una cospirazione per cercare di vincere le elezioni. Ogni campagna in questo Paese è una cospirazione per vincere le elezioni. Bisogna scoprire che questo tentativo è stato compiuto con mezzi illegali”. Per lui, “Trump non aveva intenzione di truffare”, con riferimento agli assegni con cui l’avvocato tuttofare Michael Cohen fu rimborsato per i 130 mila dollari pagati alla pornostar Stormy Daniels perché tacesse su una ‘notte di sesso’ – negata da Trump – risalente al 2006.
Secondo Blanche, la giuria non può “condannare Trump per alcun crimine oltre ogni ragionevole dubbio basandosi sulle parole di Cohen”, la cui testimonianza è “una menzogna pura e semplice”.
USA 2024: processo a Trump, la requisitoria
La requisitoria di Joshua Steinglass, il procuratore che ha presentato le tesi dell’accusa, s’è protratta circa sei ore, ben oltre i limiti consueti delle udienze gestite dal giudice Merchan. Per Steinglass, l’ex presidente era “il mandante” dietro le azioni illegali del suo avvocato, come “un marito che ingaggia un sicario per uccidere la moglie”: “Nessuno sostiene che l’imputato si sia effettivamente messo al computer e abbia digitato le fatture false… Ma ha innescato una catena di eventi che hanno portato alla falsificazione dei documenti”.
Per l’accusa, “le prove sono schiaccianti”: “Nonostante Trump sia un ex presidente, la legge vale anche per lui”, la cui “principale preoccupazione”, in tutta la vicenda, “non era la famiglia”, come sostiene la difesa, “ma le elezioni”. Tant’è vero che il silenzio dell’attrice hard non viene comprato nel 2006, ma solo nel 2016.
Steinglass è didattico: il caso riguarda “un complotto e un insabbiamento”, il primo “per corrompere le elezioni del 2016”, il secondo “per nascondere il complotto e mascherarlo falsificando documenti aziendali”. E distingue: “Il caso non riguarda Cohen. Riguarda Trump e se lui debba essere ritenuto responsabile per avere fatto false registrazioni aziendali nei suoi registri contabili … per insabbiare le interferenze elettorali”.
Al contrario della difesa, l’accusa cerca di distogliere l’attenzione da Cohen: l’avvocato testimone “fornisce contesto e colore ai documenti, ai tabulati telefonici. È come una guida turistica attraverso le prove fisiche, ma quei documenti non mentono e non dimenticano”. E ricorda come vi siano stati altri test’ d’accusa, non solo Cohen.
USA 2024: Trump a finanziatori, “da presidente avrei bombardato Mosca e Pechino”
Continuano a uscire indiscrezioni sull’incontro avuto nei giorni scorsi da Donald Trump con alcuni dei principali potenziali finanziatori della sua campagna elettorale in un hotel di lusso di New York. Secondo illazioni raccolte dal Washington Post, Trump avrebbe esplicitamente detto che, se fosse stato presidente, avrebbe bombardato Mosca, al momento dell’invasione dell’Ucraina, e Pechino, se la Cina avesse invaso Taiwan. Le affermazioni avrebbero destato “molta sorpresa” almeno in alcuni degli interlocutori.