Salute

Sigaretta elettronica, la soluzione ai danni del fumo c’è, basta vederla

29
Maggio 2024
Di Giampiero Cinelli

Sui danni del fumo nessuno ha più alcun dubbio. Dell’efficacia nella prevenzione attraverso la sigaretta elettronica, invece, ancora non si è diffusa piena consapevolezza. Eppure gli studi scientifici già lo dicono: la sigaretta elettronica riduce il rischio di danni almeno – non fino a, ma almeno – del 95%.

L’e-cig è ovviamente anche molto utile nell’aiutare a smettere di fumare. Innestandosi bene nella strategia italiana di riduzione dei fumatori che si basa sul contenimento dei punti vendita. Nel nostro Paese le sigarette si possono acquistare principalmente nelle tabaccherie, mentre in Europa è più possibile trovarle in diversi punti vendita. Circa 50.000 quelli italiani contro gli 800.000 della Germania.

Eppure secondo molti esperti la strategia nazionale risente di eccessiva severità, nel senso che si pone di arrivare quasi alla totale cessazione del fumo. Ciò non è possibile e le evidenze suggeriscono che i migliori risultati concreti si ottengono nell’ottica della riduzione del danno. Servirebbe quindi un atteggiamento più positivo nei confronti del fumo elettronico, tenendo conto che, come indica uno studio Eurispes, l’82% dei fumatori desidererebbe essere meglio informato su prodotti alternativi.

Quali politiche servono
«La leva fiscale per incentivare prodotti, come il fumo elettronico, che hanno un rischio inferiore rispetto al fumo combusto, è importante. Sono stati complessivamente 15 i miliardi raccolti dall’imposizione fiscale sui prodotti da fumo e questo va tenuto in considerazione rispetto alle esigenze delle casse dello Stato. Ma le considerazioni dal punto di vista sanitario sono fondamentali perché consentono di indirizzare anche comportamenti e stili di vita verso scelte meno rischiose», ha detto stamattina Laura Cavandoli, deputata della Lega in Commissione Finanze, intervenuta a Largo Chigi, format di The Watcher Post. «A 25 anni dalla rivoluzione rappresentata dalla legge Sirchia, una delle prime in Europa a vietare il fumo nei locali, c’è ora l’avvento di questi nuovi strumenti, il fumo elettronico e il tabacco riscaldato, che rappresentano un ulteriore passo in avanti; un passo che deve essere però accompagnato gradualmente anche tramite la leva fiscale, per far sì che la concorrenza tra le vecchie sigarette e quelle elettroniche, porti – prima o poi – all’obiettivo di liberarsi del tutto del fumo. L’impegno del governo è portare avanti una tassazione sostenibile, in un processo che da un lato valorizzi le imprese nazionali e tuteli i posti di lavoro e dall’altro mantenga sempre l’impegno di garantire la salute delle persone», ha concluso Cavandoli.

La fiscalità
Intervenuto a Largo Chigi Umberto Roccatti, presidente di Anafe-Confindustria, il quale ha osservato: «Su fumo elettronico serve programmazione fiscale. La politica abbia coraggio. Ormai la scienza ha ampiamente dimostrato che la sigaretta elettronica può aiutare a smettere di fumare, proteggendo i minori, ma in Italia si dovrebbe estenderne la vendita anche in luoghi diversi dalle tabaccherie, esattamente come avviene in altri paesi. La nostra strategia basata sull’obiettivo della cessazione totale del fumo, senza un passaggio intermedio, non sta funzionando da anni. In Italia la politica fiscale sul fumo elettronico è particolare, negli ultimi anni l’imposizione, soprattutto sui liquidi da esalazione, ha avuto flussi altalenanti. Sarebbe utile per il settore che ci fosse una programmazione fiscale certa per almeno 15 anni». E ha concluso: «Auspichiamo che ci sia la possibilità di favorire il settore, perché rappresenta un’eccellenza italiana ed è strategico per migliorare la salute delle persone».

L’idea di Fabio Beatrice
Nel talk anche una voce appartenente al mondo della scienza, quella di Fabio Beatrice, direttore scientifico dell’osservatorio Mohre. Così l’esperto: «L’obiettivo “zero fumo” per le nuove generazioni è proponibile, ma bisogna aiutare chi già fuma a smettere. E in questa mission il fumo elettronico è sicuramente un efficace supporto. Chiaramente questo deve andare di pari passo con i divieti di fumo imposti ai minori e con un adeguato sistema di controlli. La strategia nazionale antifumo dovrebbe basarsi su questi due pilastri. Dobbiamo intervenire su una popolazione di oltre 11 milioni di fumatori ma con proposte ricevibili – ha aggiunto – che accompagnino verso la cessazione del fumo. Anche l’aspetto fiscale è importante: alleggerire il carico fiscale sulle sigarette elettroniche e aumentarlo invece sul tabacco combusto significa anche fornire un’alternativa più sostenibile economicamente al consumatore. Quindi la leva fiscale rappresenta una via intelligente per rendere la strategia antifumo ricevibile da parte di chi intende smettere».

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