Esteri

Israele-Palestina: cresce il consenso per la soluzione “Due popoli, due Stati”

28
Maggio 2024
Di Paolo Bozzacchi

Con il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di Spagna, Irlanda e Norvegia e l’annuncio della Slovenia di iniziare lo stesso percorso, presto saranno 10 i Paesi UE che avranno scelto la soluzione “Due popoli, due Stati”, per il conflitto Isarelo-Palestinese. A livello Onu da oggi il 70% dei Paesi membri (142 su 193) è della stessa idea. Non solo. Lo scorso 26 maggio si è tenuto a Bruxelles un incontro ministeriale sul riconoscimento della Palestina tra l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri, Josep Borrell, il ministro degli Esteri del Regno dell’Arabia Saudita, Faisal bin Farhan Al Saud e l’omologo svedese Espen Barth. Un segnale internazionale fortissimo sul sentiero della pace.

Quali paesi UE hanno riconosciuto la Palestina 
I primi a fare il passo sono stati quelli che erano in orbita URSS: Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria, Bulgaria, Romania e Cipro. Poi in tempi più recenti nel 2014 la Svezia ha fatto molto notizia, per aver fatto la scelta nel pieno del conflitto tra Israeliani e Palestinesi a Gerusalemme Est. Oggi si sono aggiunte la Norvegia, l’Irlanda e la Spagna. Malta ha una posizione particolare: ad oggi riconosce il diritto dei Palestinesi alla statualità, ma non formalmente lo Stato di Palestina. Ma di recente ha dichiarato di essere pronta al passo. Così come la Francia di Macron, che ha dichiarato che senza una pace negoziata la questione del riconoscimento formale “non è più un tabù”. Diversa la posizione dell’Italia, convinta sostenitrice del fatto che la soluzione “Due popoli, due Stati” debba trovarsi con metodo endogeno, cioè attraverso fruttuosi negoziati tra Israeliani e Palestinesi. La posizione dell’Italia è esattamente la stessa di quella degli USA.

Il ruolo chiave di Arabia Saudita, Stati Uniti ed Unione europea
È evidente che la posizione dell’Arabia Saudita sulla questione palestinese sia tra le più attenzionate a livello globale. Il motivo è intuitivo: il Regno dei Saud riveste un ruolo di leader nel contesto mediorientale. L’allineamento delle posizioni saudita,  statunitense e dell’UE nel suo complesso, rafforza il viatico del processo negoziale di pace in atto.

Le parole del ministro degli Esteri Saudita Faisal bin Farah Al Saud durante il vertice di Bruxelles con l’UE e la Norvegia rafforzano il concetto. Ringraziando Norvegia, Spagna, Irlanda e Slovenia: “Non sono stati gesti simbolici. Enfatizzano la credibilità dell’Autorità Palestinese nel portare avanti il processo di pace”. Gli fa eco Mohammad Mustafa, Primo Ministro dell’Autorità Palestinese, che indica le tre priorità per rendere lo Stato palestinese interlocutore valido, indipendente e sovrano. La prima: “Supportare la nostra gente a Gaza con un molto rapido cessate il fuoco e prepararsi come governo a fare ciò che è necessario per prendersi cura della nostra gente”. La seconda priorità è riformare le Istituzioni palestinesi: “Stiamo lavorando per implementare un’agenda che abbiamo sviluppato nelle ultime settimane per cambiare le cose in Palestina, in modo di poter essere non solo più vicini alla nostra gente, non solo capaci di erogare servizi, ma anche di costruire istituzioni statali che vogliamo veder realizzate prima possibile”. La terza priorità è quella di stabilizzare l’economia: “Negli ultimi mesi le finanze dell’Autorità Palestinese hanno subìto una crescente pressione, a causa delle decisioni del governo di Israele di trattenere risorse significative importanti per continuare a fornire servizi ai nostri cittadini”.

Le notizie da Gaza e West Bank
La situazione a Gaza e West Bank continua a peggiorare, nonostante la Corte di Giustizia Internazionale abbia imposto al governo Netanyahu di stoppare le operazioni militari a Rafah e malgrado i riconoscimenti formali di Norvegia, Spagna e Irlanda. Su questo ha chiosato il ministro degli Esteri Saudita, Faisal bin Farhan Al Saud: “La soluzione due popoli due Stati potrebbe favorire anche il governo Netanyahu, perché il riconoscimento della Palestina potrebbe dimostrare che essa è capace di gestire le proprie responsabilità, inclusa quella di garantire la sicurezza dei vicini”.