Politica

Premierato, Meloni dà voce ai giuristi ma tira dritto

09
Maggio 2024
Di Giampiero Cinelli

Il Premierato ha iniziato ieri il suo iter parlamentare, approdando al Senato per la prima lettura. Nella seduta sono state esaminate le questioni pregiudiziali di incostituzionalità, presentate dalle opposizioni, rigettate dalla maggioranza. Il voto degli emendamenti si prevede lungo, gli articoli depositati dalle opposizioni sono tremila. La riforma ha aperto una forte divisione tra le forze politiche, ma Giorgia Meloni è consapevole che il Premierato ha bisogno di consenso anche, forse innanzitutto, nella base popolare e nel ceto colto. Per questo motivo, nel giorno in cui la riforma è entrata in parlamento, la leader di Fratelli D’Italia ha promosso alla Camera un convegno dal titolo “La Costituzione di tutti – dialogo sul Premierato”, coinvolgendo nell’organizzazione la Fondazione De Gasperi e la Fondazione Craxi, dando modo a docenti universitari e politici di rinomato curriculum di argomentare sul testo, di porre problemi e soluzioni. Giorgia Meloni è intervenuta in chiusura.

Quali problemi
Nel dibattito sono emersi svariati spunti, rendendo l’idea di una riforma che è nell’aria da decenni, che molti strati del Paese auspicano, ma che presenta non poche criticità. Pur in genere condividendo il proposito di un premier più forte, che altri paesi europei hanno da molto tempo, ai giuristi sembra chiaro che una maggioranza parlamentare legata a filo stretto con il premier eletto direttamente (per via della concomitante legge elettorale e della lista espressione del premier), generi un deciso sbilanciamento di potere, con il primo ministro che probabilmente riuserebbe a far eleggere il Presidente della Repubblica, i giudici della Corte Costituzionale e del Csm che più gradisce. Inoltre, alcuni avanzano la critica che una riforma così ambiziosa andrebbe promossa da un leader che ha un consenso elettorale massiccio, mentre oggi, al di là dei numeri ufficiali, il forte astensionismo restituisce un mandato non realmente di massa.

Altro aspetto fondamentale, che potrebbe anche far saltare tutto, è l’eccessivo peso che avrebbero gli elettori dall’estero nel determinare il presidente del Consiglio. Si è anche accennato alla possibilità, per far sì che la riforma coinvolga la più ampia parte di opinione pubblica, di un ballottaggio tra due candidati. E forse, nell’ipotetico nuovo assetto, l’elezione del Presidente della Repubblica avrebbe bisogno di un quorum più alto, allargando la partecipazione dei rappresentanti delle istituzioni territoriali.

Meloni resta convinta
Giorgia Meloni ha ringraziato i relatori per la qualità degli interventi, manifestando la volontà di fare tesoro delle analisi nella loro totalità, ribadendo però la ferma convinzione di andare avanti, perché l’obiettivo è la maggiore governabilità che eviti il ritorno dei governi tecnici, dia stabilità e più tempo agli esecutivi per attuare il loro programma. Specificando poi che questa riforma può essere utile anche a chi verrà dopo, perché non è fatta solo per il tornaconto dell’attuale governo: «Penso che la democrazia si debba esercitare per il tramite della politica, penso che quando la politica è debole e altri poteri pensano di fare il bello e il cattivo tempo non sempre lo fanno nell’interesse dei cittadini perché a differenza della politica non vengono giudicati dai cittadini. Oggi l’Italia è percepita come una delle nazioni più stabili del panorama, le persone hanno sicurezza a investire da noi perché siamo stabili. C’entrano i provvedimenti e la postura del governo, ma soprattutto la stabilità».

Come far funzionare meglio la democrazia
Sulla necessità di dialogo e di maggiore equilibrio la premier ha detto: «Il ricorso eccessivo alla decretazione d’urgenza ha riguardato tutti i governi, nonostante i moniti di tutti i presidenti della Repubblica, e questo fa venire meno lo spazio per l’iniziativa legislativa del Parlamento. È un tema che mi interessa. Sarebbe molto interessante se partiti volessero porre la questione per rafforzare il ruolo dell’iniziativa legislativa del Parlamento. Parliamone, è corretto costruire dei contrappesi, se ci sono proposte nel merito».

Ancora riguardo alla macchinosità della politica Giorgia Meloni ha osservato: «Non diciamoci che il Parlamento è stato forte finora e che la riforma del premierato vuole privarlo delle sue prerogative. Il Parlamento è stato privato delle sue prerogative per il malfunzionamento del sistema, tutti lo abbiamo denunciato e questa riforma in parte risolve il problema. Poi c’è un problema di riforma dei regolamenti parlamentari, sarebbe molto preziosa, lo dico come auspicio e consiglio, come ex vicepresidente della Camera. Ho fatto per 10 anni la parlamentare di opposizione, la mia dimensione è ancora più propriamente legata a chi subiva la decretazione urgenza, figuriamoci se non lo capisco».

Il Presidente della Repubblica
Rispetto al ruolo che avrebbe il Presidente della Repubblica, il primo ministro ha chiarito: «Bisogna salvaguardare gli organi di garanzia, a partire dalla funzione di arbitro super partes del capo dello Stato. Ed è esattamente quello che fa questa riforma: è stata una scelta lasciare inalterati i poteri fondamentali del presidente della Repubblica. Questa riforma può meglio definire la cornice in maniera tale da non costringere il presidente della Repubblica a esercitare un ruolo non proprio che, essendo tirato in mezzo nel dibattito politico, ne può indebolire l’autorevolezza».

La legge elettorale
Il Presidente del Consiglio ha poi dovuto specificare che questa riforma ha senso se si accompagna a una nuova legge elettorale maggioritaria: «Sono convinta che faremmo un buon servizio alla nazione se accompagnassimo la riforma a una legge elettorale che ricostruisca il rapporto eletto-elettore e consolidi la democrazia dell’alternanza. Credo di essere stata la presidente dell’unico partito che ha avuto coraggio di presentare emendamenti che reintroducevano le preferenze per l’elezione dei parlamentari, non sono mai stata contraria, anche su questo sono aperta».