Ambiente
Ambiente, al G7 l’Italia si confronta per definire la rotta
Di Giampiero Cinelli
Il G7 a guida italiana avrà tra i suoi temi portanti anche quello della transizione ecologica, che è un disegno ampio su cui il nostro Paese ha cominciato a confrontarsi con le altre potenze extra-europee. Un incontro tra i ministri del G7 a tema ambiente c’è stato recentemente in Piemonte, nell’occasione è arrivata la firma della Carta di Venaria, un impegno programmatico, primo tassello verso la riunione dei grandi a giugno.
Il tracciato
Come ha spiegato a Largo Chigi, il format di The Watcher Post, Laura D’Aprile, Capo dipartimento transizione ecologica al Ministero dell’Ambiente, il negoziato di Venaria si è svolto mentre c’era anche in ballo un negoziato internazionale sulle plastiche a Ottawa. Per quanto riguarda le plastiche la Carta di Venaria conferma proposte italiane sull’uso circolare ed efficiente, con un occhio di riguardo anche al tessile nel contrastare fast fashion. Ma il punto di novità di Venaria è l’ulteriore impegno alla riduzione dei polimeri primari, anche negli ambienti marini. Si sono poste le basi infatti per una “Coalizione sull’acqua”, finalizzata a supportare specialmente il continente africano.
La plastica
Il dibattito sulle plastiche è sempre molto vivo. ma l’Italia non può affrontarlo in modo troppo passivo, essendo, dati alla mano, uno dei Paesi in assoluto più capaci e competitivi nel riciclo. Il Regolamento approvato in Ue sugli imballaggi in plastica non va però a favore, perché incentiva il sistema del riuso, che non è la stessa cosa del riciclo. Cambiare radicalmente approccio e dover incrementare la riduzione degli imballaggi in plastica coglie oggi Roma un po’ impreparata, sebbene stavolta, appunto, non si tratti di un vero e proprio demerito. A Largo Chigi ne ha parlato Andrea Campelli, responsabile relazioni esterne di Corepla, il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, il quale ha posto l’accento sull’importanza di vedere i materiali in modo neutro e ricordando che anche il riciclo aiuta a ridurre l’uso di materiale vergine abbassando le emissioni di CO2.
La situazione politica
Il Regolamento europeo ha avuto il via libera ma manca l’approvazione finale del Consiglio. Tuttavia i capi di governo dovrebbero riunirsi dopo le elezioni e l’impressione è che la reale attuazione del testo possa essere posticipata, o addirittura disapplicata nel caso gli equilibri cambiassero molto dopo le urne. Ad ogni modo il governo, come ha testimoniato Laura D’Aprile, vuole continuare a trattare sostenendo la posizione dell’Italia, molto più spostata verso l’approccio del riciclo. Anche piccole modifiche ai sistemi delle filiere, ha spiegato D’Aprile, possono bloccare tutto il ciclo, che si basa su processi standard. «E magari un’altra nazione può influenzare la gestione italiana perché lì non si producono bioplastiche».
Lo sguardo di Salini
A Largo Chigi, d’accordo con i due ospiti, anche Massimiliano Salini, europarlamentare di Forza Italia, secondo il quale in linea di massima, vanno ridotti i rifiuti più che gli imballaggi. «Ci auguriamo che poi gli imballaggi non diventino tutti rifiuti ma se ne ricavi nuovo materiale. Le imprese italiane hanno già accettato questa sfida e noi abbiamo costituito un sistema di raccolta efficace, riteniamo sia il miglior modello possibile anche per tutti gli altri Paesi europei e lo sosterremo nelle sedi comunitarie», ha detto Salini, il quale poi riflettendo sul G7 dell’ambiente ha affermato: «Formula vincente di questo G7 è non regalare la partita della tutela ambientale a chi non è in grado di sostenerla. Il modello di sviluppo dell’Ue integra la tutela dell’ambiente e la competitività, dunque non dobbiamo esasperare i target da raggiungere e quelli posti sono già molto alti. Al G7 come Italia vogliamo capire in che misura certi obiettivi sono condivisi da quelli che non fanno parte dell’Ue, nell’ottica di favorire non la neutralità tecnologica ma la libertà tecnologica, ovvero uno schema che garantisca le migliori performance attraverso la competizione tra le varie forme tecnologiche: ad esempio far coesistere il motore endotermico e l’elettrico. Elettrico che sarà sempre più sostenibile se non avrà un monopolio tecnologico. A tal proposito, il perseguimento degli standard del Green Deal non devono essere guidati tanto dalle leggi poste dall’alto, ma adattato alle dinamiche spontanee e all’attività dal basso delle imprese e dei centri di ricerca».
Deposito cauzionale?
Quando le regole prendono in considerazione ambiti molto tecnici, possono creare problemi pratici che vengono spacciati per soluzioni: questo probabilmente il caso, tornando ai rifiuti, del deposito cauzionale, introdotto nel Regolamento europeo. Andrea Campelli ha sottolineato che il deposito cauzionale degli imballaggi mira a far arrivare, nel 2029 (nel caso non sia stato raggiunto il 90% di differenziata di plastica e lattine per bevande) i rifiuti di bevande in plastica e metallo in specifici sistemi di deposito. Al momento del conferimento, al consumatore viene restituita una somma di denaro che egli aveva originariamente impiegato, in aggiunta, al momento dell’acquisto. Ci sono però secondo Corepla aspetti da chiarire e mancano gli atti delegati. Il rischio è che i costi che le industrie avrebbero nel produrre questi macchinari vengano scaricati sul consumatore,
Campelli ha sostenuto che sia già sufficiente fare la differenziata, che in Italia ha raggiunto oltre il 65%. Inoltre questo modello si applicherebbe nemmeno a tutti gli imballaggi da bevanda ma solo ad un 25% di questi. Motivo per cui per il rappresentante di Corepla ha rimarcato che all’Italia convenga di più incoraggiare la raccolta selettiva e l’uso di eco-compattatori. Il Pnrr ha già assegnato dei finanziamenti dedicati.
Nel video che segue è possibile vedere l’intera puntata di Largo Chigi