Politica

Autonomia differenziata, iniziata la discussione alla Camera

30
Aprile 2024
Di Giampiero Cinelli

Il disegno di legge sull’Autonomia Differenziata è approdato alla Camera, dopo aver ricevuto il primo sì al Senato con 110 voti favorevoli. Ieri nell’Aula di Montecitorio si è svolta la discussione generale del testo, che proseguirà nelle prossime sedute con l’esame degli emendamenti.

I dieci articoli della riforma progettata da Roberto Calderoli hanno avuto critiche in vari interventi dell’opposizione e nella stessa seduta sono state poste le questioni pregiudiziali di costituzionalità (tre iniziative) e una di merito, che saranno presto vagliate prima di procedere alle votazioni. Ma si tratta di un passaggio che non comporta alcun rischio per la maggioranza in questo caso e in questa fase. Il ministro leghista ha replicato agli interventi a fine seduta con un ampio discorso, difendendo il testo sulla base dell’idea che la devoluzione di materie alle regioni, in tutto potenzialmente 23, tra cui commercio estero, istruzione, salute, sport, ambiente, cultura, permette di controllare meglio la spesa statale e di migliorare i servizi, con la convinzione che un servizio erogato da istituzioni più vicine sia ben tarato sul contesto.

A Calderoli non preoccupa neppure l’importante questione dei Lep (i livelli essenziali di prestazione), che andrebbero garantiti con qualità uniforme su tutto il territorio, sia dove c’è l’autonomia sia dove non c’è, e ha ricordato che alcuni Lep non hanno costi o costi aggiuntivi, mentre per quelli dove potrebbe servire un’integrazione lo Stato è pronto ad attivarsi. Il problema però sarebbe dato dal fatto che le spese pubbliche connesse all’autonomia vanno comunque ricondotte alla legge di bilancio di un dato anno.

Il tema ha portato inevitabilmente a parlare della sanità, che per il ministro può e deve rimanere competenza regionale, abbattendo le differenze attraverso diversi criteri di ripartizione delle risorse, in sede di Conferenza delle Regioni. Come? Calderoli ha fatto riferimento agli indici di mortalità e deprivazione per territorio, da aggiungere, come già si è fatto nel 2023, al criterio capitario e dell’età media. Altro passaggio importante sarà definire i fabbisogni standard, aspetto su cui lavora un gruppo di studiosi. In tal modo, secondo Calderoli, sarà davvero possibile sapere quanto denaro serve a una Regione per i determinati servizi e ciò consentirà anche di avere un’idea più chiara dei livelli essenziali di prestazione. Ad ogni modo, non mancano addetti ai lavori per i quali i meccanismi che l’autonomia innescherebbe, comporterebbero rischi per la sostenibilità della sanità, specialmente nelle regioni in piano di rientro.

Per adesso, ha ricordato Calderoli, sono 14 su 15 le regioni che hanno manifestato interesse ad acquisire l’autonomia su almeno una materia, l’Abruzzo non ha infatti dichiarato di desiderarla (la legge non si applica alle regioni a statuto speciale). Da tenere a mente che l’eventuale approvazione del disegno di legge non comporta l’immediata autonomia di una regione. Va prima fatta richiesta formale, a cui seguirà la valutazione di una apposita cabina di regia che si occuperà principalmente dei Lep; i Lep andranno poi stabiliti per decreto (si pensa a un Dpcm). Nel processo sono anche necessarie assemblee con le altre regioni, infine si arriverà al voto del parlamento che approva il disegno di legge legato al piano specifico di autonomia.