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Usa 2024: – 192, Corte Suprema, Trump perde ma vince; NY, Trump in difficoltà

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Aprile 2024
Di Giampiero Gramaglia

La Corte Suprema non accoglierà probabilmente la pretesa di immunità di Donald Trump per tutto quello che fece quando era presidente, ma s’accinge a fare il suo gioco, anzi lo ha già fatto: accettando di esaminare la sua richiesta, che poteva benissimo rigettare perché infondata; e  preparandosi a chiedere alle corti che stanno conducendo i casi contro Trump di fare un distinguo fra gli atti compiuti da presidente e quelli compiuti da privato cittadino, cioè, nelle circostanze, da candidato alla presidenza.

Siccome questa richiesta sarà fatta nella sentenza della Corte, che sarà resa nota tra fine giugno e inizio luglio, i giudizi in sospeso, a Washington per l’insurrezione del 6 gennaio 2021, in Georgia per le pressioni esercitate sulle autorità statali per rovesciare l’esito del voto e in Florida per le centinaia di documenti riservati sottratti alla Casa Bianca, potranno difficilmente iniziare prima delle elezioni e, comunque, non si concluderanno prima del voto. Tanto più che il magnate persisterà nelle sue tattiche dilatorie, che stanno funzionando, con l’avallo di una Corte Suprema fortemente conservatrice, con sei giudici su nove di destra e tre scelti da Trump.

Queste sono le indicazioni che i maggiori media Usa ricavano unanimi dall’udienza preliminare svoltasi ieri a Washington: le parti hanno presentato le loro tesi alla Corte Suprema, parsa incline, dalle domande che rivolgeva ai legali, a non riconoscere a Trump la piena immunità, ma a creare dei distinguo fra il presidente e il privato cittadino. La Corte potrebbe ora decidere di tracciare lei una linea di separazione o di lasciare il compito alle corti, dando la stura a ulteriori contestazioni.

Usa 2024: Corte Suprema e tribunale di NY, ‘split screen’ per tv Usa
Così, l’unico processo penale a Trump su quattro intentati destinato a concludersi, probabilmente, prima delle elezioni è quello in corso a New York: lì si parla di atti compiuti dal magnate prima di diventare presidente, anzi per diventare presidente, e non v’è quindi margine di immunità.

Il processo è ieri proseguito, in parallelo all’udienza preliminare della Corte Suprema, con l’ascolto dei testimoni. Al termine dell’udienza, dopo la deposizione per lui imbarazzante del suo ex amico editore David Pecker Trump ha commentato: “Incredibile!… Aprite gli occhi, non possiamo lasciare che questo continui ad accadere al nostro Paese”, perché questo processo “non avrebbe mai dovuto avere luogo”: per la difesa del magnate, comprare il silenzio su storie scomode è pratica corrente, anche se serve a falsare l’esito delle elezioni.

Pecker ha, fra l’altro, raccontato che Trump era a conoscenza dei pagamenti in cambio del silenzio su storie per lui scomode e che temeva per l’impatto di quelle vicende sulla campagna elettorale e non sulla famiglia.

La coincidenza delle udienze, a Washington e a New York, ha costretto i media allo ‘split screen’, per seguire contemporaneamente due scene giudiziarie dai toni diversissimi: nell’aula suprema, accusa e difesa volavano alto duellando con i nove saggi sui poteri della presidenza e sulla volontà dei padri fondatori, evocando personaggi come George Washington e Benjamin Franklin; nell’aula del tribunale di Manhattan, invece, Pecker raccontava come nel 2016 seppellì con il suo tabloid che non la pubblicò mai la  tresca fra Trump e la coniglietta di Playboy Karen McDougal per proteggere la campagna presidenziale.

Usa 2024: altri sviluppi giudiziari e un sondaggio
Juan Merchan, il giudice del processo di New York, ha annunciato che mercoledì primo maggio – negli Usa, non è festa – terrà un’udienza per esaminare la richiesta dell’accusa di contestare a Trump l’oltraggio alla corte per altre quattro violazioni della disposizione che gli vieta di rilasciare commenti su giudice, procuratori, testimoni e giurati del dibattimento.

Ieri, un giudice federale di New York ha avallato la sentenza di condanna di Trump per la vicenda di diffamazione della scrittrice Jean Carroll e il risarcimento di 83 milioni di dollari, respingendo l’ennesima istanza del magnate per un nuovo processo. Per il giudice Lewis Kaplan, le tesi sostenute dai legali del magnate sono prive di merito. Il magistrato ha inoltre ritenuto che i danni punitivi assegnati dalla giuria a Trump “soddisfano i requisiti costituzionali”.

Il 56% degli americani ritiene che l’ex presidente non dovrebbe avere l’immunità per le azioni fatte durante la sua presidenza, il 28% è invece favorevole all’immunità e il 17% non sa: è quanto emerge da un sondaggio della Marquette Law School. I sondaggisti hanno posto la domanda riferendola sia a Trump sia agli ‘ex presidenti’ in genere. Nel primo caso, il 55% dei repubblicani ritiene che il magnate dovrebbe godere dell’immunità, ma solo il 32% lo pensa per gli ‘ex presidenti’ in genere. Fra i democratici, solo il 4% darebbe l’immunità a Trump e il 9% agli ‘ex presidenti’.

Usa 2024: Biden tra economia e Ucraina
Esonerato, per il momento, dalle grane giudiziarie, il presidente Joe Biden ha intanto firmato, dopo l’approvazione del Senato, la legge che, fra l’altro, stanzia 95 miliardi di dollari di aiuti soprattutto militari all’Ucraina (60), a Israele (26) e a Taiwan (nove). Un successo per l’Amministrazione, che li aveva proposti lo scorso autunno.

Per Biden, invece, i dati economici di giornata non sono particolarmente incoraggianti: la crescita nel primo trimestre è stata dell’1,6%, inferiore al previsto, anche per una contrazione dei consumi dovuta al permanere di un tasso d’inflazione superiore alle attese. E l’incrocio di questi dati potrebbe non incoraggiare la Federal Reserve ad abbassare il costo del denaro.

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