La cinque giorni del Presidente Mattarella in Africa Occidentale con Ghana e Costa d’Avorio tappe del viaggio, arriva nel pieno bollore della cosiddetta coup belt, la cosiddetta “cintura del golpe”. Dal 2020 la regione africana è stata teatro di colpi di Stato in Niger, Mali, Guinea, Sudan e Gabon. Tutti paesi del Sahel, zona vicina ad Abidjan e Accra, le capitali ivoriana e ghanese.
Al tempo stesso la visita ufficiale curata dal Quirinale giunge in pieno aedificandi del Piano Mattei a cura del governo Meloni. E le ragioni per cui debba essere considerata un’occasione strategica per l’Italia non si fermano alle due soprascritte.
Il contesto
Le visite di Mattarella in Africa seguono quelle in Etiopia nel 2016 e in Algeria, Mozambico e Zambia nel 2022. Sgombriamo il campo però. L’export italiano 2023 verso Ghana e Costa d’Avorio non ha superato in totale i 600 milioni di euro. L’import in Italia complessivo vale circa un miliardo di euro. Sono numeri di per sé non ragguardevoli, che rafforzano i concetti di collaborazione fattiva, strategica e di visione internazionale che hanno mosso il Quirinale alle visite.
Ghana e Costa d’Avorio hanno insieme la stessa popolazione dell’Italia: circa 60 milioni di persone. Con la differenza che sono due Paesi in netta crescita demografica, in netta controtendenza rispetto al nostro.
In agenda
“Sicurezza e stabilizzazione, cooperazione energetica e collaborazione in progetti di istruzione e formazione professionale” saranno in cima all’agenda del Presidente italiano. In piena coerenza con gli obiettivi del Piano Mattei che sta mettendo a terra il governo Meloni. L’obiettivo di alta politica internazionale in sottofondo alle visite resta quello di continuare a presidiare con successo come Italia una regione dove Russia e Cina stanno insistendo molto e da tempo in termini di influenza. E dove il nostro Paese, soprattutto con Eni, investe da quasi 10 anni.
Eni in Costa d’Avorio: best case
Un lavoro prezioso. Preziosissimo. Può essere sintetizzato così l’impegno del cane a sei zampe italiano, che ha portato proprio a inizio marzo ad un risultato gigantesco. Riserve di petrolio stimate tra il miliardo e il miliardo e mezzo di barili sono state scoperte da Eni nel mare di fronte alla Costa d’Avorio. Il blocco di Calao (45 chilometri dalla costa) raggiunge profondità di oltre 5mila metri in 2200 metri di profondità d’acqua, ed è gestito in partnership con Petroci Holding. Una scoperta mastodontica, in un Paese dove Eni già produce dall’agosto scorso utilizzando un altro sito, quello di Baleine. Output attuale? Già 22mila barili al giorno, ad emissioni nette zero. Con Calao la potenzialità produttiva della Costa d’Avorio fa un salto quantico. Lo stesso salto al quale ambisce sotto il profilo della crescita delle relazioni la cinque giorni del Presidente Mattarella.