Politica
Intelligenza artificiale, il Garante reclama la vigilanza
Di Giampiero Cinelli
A vigilare e implementare il Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale deve essere il Garante della Privacy. Lo fa presente il presidente del Garante, Pasquale Stanzione, in una segnalazione inviata ai presidenti di Camera e Senato e al Presidente del Consiglio, specificando che l’ente ne ha le competenze e la sufficiente indipendenza, coerentemente con l’obiettivo di un livello elevato di tutela dei diritti fondamentali.
La recente approvazione dell’AI Act da parte del Parlamento europeo – spiega il Presidente dell’Autorità – «impone agli Stati membri alcune scelte essenziali sulle norme di adeguamento degli ordinamenti interni». E la forte incidente dell’IA sui diritti fondamentali rende ncecessario attribuirne la competenza ad Autorità caratterizzate da requisiti d’indipendenza stringenti, come le Authority per la privacy, anche in ragione della stretta interrelazione tra intelligenza artificiale e protezione dati e della competenza già acquisita in materia di processo decisionale automatizzato».
«L’AI Act – ricorda il Garante – si fonda sull’articolo 16 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che è la base giuridica della normativa di protezione dei dati, e lo stesso Regolamento sull’intelligenza artificiale prevede il controllo delle Autorità di protezione dei dati personali su processi algoritmici che utilizzino dati personali. La sinergia tra le due discipline e la loro applicazione da parte di un’unica Autorità è quindi determinante per l’effettività dei diritti e delle garanzie sanciti».
La nota del Garante arriva prontamente dopo l’annuncio dell’affidamento di tali competenze di sorveglianza (in parte già esercitate) ad Agid e Acn, rispettivamente Agenzia per l’Italia Digitale e Agenzia per la Cybersicurezza, due enti governativi. Per avere l’ufficialità di questo assetto dovrebbe servire un passaggio legislativo.