Salute

Dengue, Ministero: nessun allarme ma potenziare la sorveglianza

25
Marzo 2024
Di Ilaria Donatio

Mentre il Brasile arriva al terribile numero di 2 milioni di casi registrati di dengue – la malattia infettiva febbrile acuta che può presentarsi in due forme, lieve o grave – undici tra i 26 Stati brasiliani hanno già decretato lo stato di emergenza e il governo si prepara a superare i 4 milioni di casi entro quest’anno. Ad oggi, con circa settecento i morti nel Paese e un altro migliaio di morti sospette, la situazione è molto grave.

Anche in Argentina l’allarme continua ad essere elevato: da fine luglio 2023 a metà marzo di quest’anno si sono registrati già almeno 106 morti e più di 151mila contagiati, secondo l’ultimo Bollettino epidemiologico nazionale del ministero della Salute.

In Italia, potenziare la sorveglianza
Fenomeno fino poco tempo fa caratteristico dei paesi tropicali, a causa del riscaldamento globale e l’intensificazione degli scambi economico-commerciali, la dengue è arrivata pure nell’emisfero Nord, con diversi casi confermati negli Stati Uniti e in Europa. Nel 2023 sono stati verificati 128 casi tra Francia, Spagna e Italia. Pochi, ma in aumento progressivo, perché erano 71 nel 2022, e soltanto 4 nel 2014, la prima volta che sono stati registrati. 

In Italia la situazione è ancora tranquilla: ma l’inizio della primavera e le temperature sempre più alte, specie nel Centro-Sud, fanno avvicinare il risveglio delle zanzare, vettori del virus della Dengue e di altre infezioni tipiche dei climi caldi che si stanno espandendo anche in Europa. 

Ad oggi, i casi di febbre tropicale trasmessa dalle zanzare sono limitati a pochi viaggiatori che sono stati all’estero dove l’hanno contratta: si contano 95 contagi in totale – in tutto il 2023 – nel Lazio e oltre trecento in tutta Italia.

La circolare del Ministero della Salute
A quasi un mese dalla prima circolare sulla dengue della Direzione della prevenzione del ministero della Salute che innalzava l’allerta in porti e aeroporti in Italia, è arrivato un altro documento con ulteriori precisazioni e chiarimenti rispetto alla circolare dello scorso febbraio, in cui il Ministero indica che si dovranno predisporre in Italia misure di monitoraggio, individuare tutti i potenziali siti a rischio di introduzione di nuove specie di zanzare invasive, prevedere controlli anche nelle donazioni di sangue.

“Considerato l’approssimarsi in Italia del periodo di maggior attività di Aedes albopictus” o zanzara tigre, “vettore potenzialmente competente per la trasmissione di virus Dengue oltre che di altri arbovirus, si invitano Regioni e Province autonome a predisporre tutte le misure previste dal Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle arbovirosi, Pna 2020-2025, atte a ridurre il rischio di trasmissione autoctona di virus Dengue”, si legge nella circolare.

In particolare si raccomanda di “potenziare la sorveglianza dei casi umani di Dengue su tutto il territorio nazionale, soprattutto sensibilizzando gli operatori sanitari, tra cui pediatri di libera scelta e medici di medicina generale, per permettere la rapida identificazione dei casi; implementare tutte le azioni di bonifica ambientale previste, mirate a ridurre i siti di proliferazione e di riparo per le zanzare; provvedere alla predisposizione, previa programmazione, di misure locali di monitoraggio e di contrasto dei vettori; individuare, come da linee guida riportate in allegato Pna 2020-2025, tutti i potenziali siti a rischio di introduzione di nuove specie di zanzare invasive, quali Aedes aegypti, e predisporre tutte le misure di sorveglianza e controllo atte a prevenire e contrastare il possibile ingresso e successiva diffusione di questi potenziali vettori di arbovirosi”.

Progetto con Aeroporti di Roma
Tra le ipotesi in campo, si starebbe lavorando anche alla sperimentazione di un test rapido in aeroporto per chi arriva da zone a rischio. 

“C’è disponibilità da parte di Aeroporti di Roma ad avviare i test anti-dengue, su base volontaria e gratuita, ai viaggiatori sintomatici in arrivo dai Paesi a rischio. Stiamo lavorando, in questo caso, insieme alla Regione Lazio, alla Asl territorialmente competente e al laboratorio di Virologia dello Spallanzani per mettere in campo il progetto. Speriamo di essere pronti la prossima settimana”, ha detto il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia.

Il vaccino
I virus della dengue (DENV) sono scientificamente classificati nella famiglia Flaviviridae e nel genere Flavivirus. Ad oggi sono noti quattro sierotipi – DENV-1, DENV-2, DENV-3 e DENV-4 – che hanno materiali genetici (genotipi) e lignaggi diversi. Non esiste, tuttavia, una cura per la dengue. Il trattamento si basa sulla “reposizione dei liquidi” (riportarli al loro assetto naturale, ndr), associata al riposo e all’attenzione alle emorragie. Infatti, la dengue chiamata “emorragica” è la variante mortale che merita un’attenzione speciale e deriva sempre da una nuova esposizione a un sierotipo virale, dopo essere stato precedentemente esposto a un altro. Questo vuol dire che i morti di dengue si sono quasi tutti ammalati per la seconda o la terza volta.

L’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, ha approvato TAK-003 (nome commerciale Qdenga), il vaccino tetravalente vivo attenuato per la profilassi contro la malattia da Dengue, causata da uno qualsiasi dei quattro sierotipi del virus: è possibile somministrarlo in soggetti a partire dai 4 anni di età. Questo è l’unico vaccino per la prevenzione della malattia approvato in Italia anche per chi non ha avuto precedente esposizione al virus e senza la necessità di dover eseguire un test pre-vaccinale.

Dengue è stata inserita dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra le 10 minacce alla salute globale, ed è endemica in oltre 125 Paesi.

Un po’ di storia
L’Aedes aegypti – che significa “l’odioso che viene dall’Egitto” – è la zanzara che trasmette la dengue, originaria dell’Egitto e si è diffusa nelle regioni tropicali del pianeta a partire dal secolo XVI, in corrispondenza all’inizio delle grandi navigazioni. Si crede che il virus sia arrivato in Brasile nel periodo coloniale, attraverso le navi che trafficavano gli schiavi. 

All’inizio del secolo XIX è stata registrata la prima epidemia di dengue nel Perù, con casi anche nei Caraibi, in Colombia e in Venezuela. In Brasile sono stati registrati i primi casi alla fine del secolo XIX, a Curitiba (nello stato del Paranà) e, all’inizio del secolo XX, a Niteroi (Rio de Janeiro). In quel periodo il Brasile soffriva di una grande epidemia di febbre gialla, anche essa trasmessa da una zanzara. 

La ricerca per combattere la febbre gialla, a partire del 1908, ha portato anche allo sradicamento dell’Aedes aegypti negli anni ’50, che poi si è ripresentata alla fine degli anni ’60. La prima epidemia documentata clinicamente si è verificata nel 1981, a Boa Vista (Roraima). Nel 1986, è arrivata a Rio de Janeiro e in alcune capitali del Nordest. Da allora, la dengue si è diffusa ininterrottamente in tutto il Brasile.

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