“Buttarla in caciàra” è un’espressione tipica romana volta ad evidenziare quelle situazioni in cui si tende a creare una confusione ad arte per non affrontare un problema o volerlo nascondere.
Avendo la “fortuna” di seguire giorno dopo giorno il dibattito politico, possiamo dire a ragion veduta che il “buttarla in caciara” sia una tecnica particolarmente funzionale all’interno del letale mix di giustizia e politica.
Più il tema è tecnico, più è frutto della stratificazione di competenze e fatti diluiti nel tempo, più “buttarla in caciara” sarà la strategia migliore per evitare responsabilità.
Qualche settimana fa abbiamo appreso di “Dossieropoli” (copyright Matteo Renzi), ovvero le migliaia di accessi ai più riservati sistemi informatici di archiviazione in dotazione alla Procura Nazionale Antimafia, frutto dell’iniziativa di un funzionario “infedele” che speriamo di scoprire quanto spontanea o indotta dall’alto. Di sicuro non vista dagli allora vertici.
E’ di questi giorni invece la notizia di un’istruttoria in corso riguardante il possibile scioglimento per “infiltrazioni mafiose” del Comune di Bari. Un fatto potenzialmente gravissimo ma fondato su atti giudiziari depositati solamente un mese fa nell’ambito di un’inchiesta della DDA di Bari su un’azienda municipalizzata del Comune e il ruolo di alcune figure politiche.
Un atto tecnico, deciso dal Ministro dell’Interno Piantedosi, ma diventato immediatamente motivo di scontro politico con delicate definizioni come “atto di guerra”. D’altronde ciò avviene nel mezzo di una doppia campagna elettorale, quella delle elezioni europee ma anche quella per il rinnovo del Sindaco della stessa Bari, al termine dei 10 anni di Antonio Decaro, impossibilitato a ricandidarsi per il limite dei 2 mandati. Da ultimo, una Procura sceglie la “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” per sequestrare il patrimonio di un ex Senatore, nell’ambito di un’inchiesta su fatti risalenti a 31 anni fa, che vede un coimputato ormai deceduto e con il parere contrario di un Tribunale che ha ritenuto la tesi suggestiva” ma “finora indimostrata”.
Ieri, proprio in occasione della manifestazione per la suddetta “Giornata”, alcuni dei protagonisti delle vicende cui abbiamo fatto cenno hanno preso l’occasione per applicare la “caciàra” di cui sopra: chi, attualmente Senatore del Movimento 5 Stelle, per far finta di non essere stato il vertice della Procura dentro cui “Dossieropoli” è nata e cresciuta; chi, leader dell’opposizione, per assumere la postura della vittima di fronte agli approfondimenti relativi al caso Bari; chi, sempre leader dell’opposizione, per approfittare della tempestività del sequestro per rimettere al centro dell’attenzione i rapporti di chi hanno combattuto per anni, utili a coprire eventuali problemi in casa propria.
Una “caciàra” di altissimo livello, riuscita solamente grazie all’immancabile supporto del coro mediatico di accompagnamento.