Economia
Cina, deflusso di capitali mai visto prima. Pesa Evergrande
Di Giampiero Cinelli
Il Dragone non è morto ma non vola più come una volta. In Cina si era già evidenziata la flessione della produttività, il calo demografico e i problemi del settore immobiliare, adesso a preoccupare sono anche i dati sugli investimenti dall’estero. È stato lo stesso governo di Pechino a rilasciare le cifre. L’anno scorso l’afflusso di capitali esteri nel paese è crollato ai livelli più bassi dell’ultimo quarto di secolo, persino inferiori a quando l’economia cinese era sei volte più piccola di oggi.
Il dato certifica che gli investitori esteri – che negli ultimi due decenni avevano cercato di entrare in Cina in massa, persino in quantità maggiori di quanto fosse disposta a concedere Pechino – oggi cercano opportunità di investimento in paesi che crescono di più e con prospettive migliori.
Del resto quando frena il settore immobiliare le conseguenze sono sempre da attendere perché viene interpretato come la spia di un malessere più ampio. Recentemente tre grandi società cinesi di costruzioni sono fallite, tra cui Evergrande, costringendo il governo cinese ad accollarsi 13 miliardi di dollari di debiti. Ora circa il 90% degli investitori stranieri che avevano puntato sul boom post Covid sono orientati all’uscita, complice anche la deflazione, che in teoria tutela i rendimenti dei titoli ma che anche denota un’economia in stallo. Gli afflussi netti esteri verso i mercati azionari cinesi lo scorso anno, pari a 6,1 miliardi di dollari, sono stati i peggiori dell’ultimo periodo.
Tutto ciò non significa che la Cina non sia più una delle principali economie del mondo e con tutta probabilità ancora la seconda, considerando la grande efficacia che tuttora hanno gli investimenti statali nell’innovazione, però un tempo si vedeva la Cina come un obbligo per chi volesse fare profitti o impresa diretta, oggi invece la convenienza va valutata caso per caso. I prezzi delle azioni hanno registrato una lieve ripresa negli ultimi giorni, quando Pechino ha adottato misure per porre un limite al mercato. La ripresa è al momento lontana, ma per trarre delle conclusioni durature si dovrà aspettare.
Il deflusso di capitali si è notato non solo nel comparto finanziario ma anche in quello produttivo, dal momento che non si era mai visto un fenomeno così forte di spostamenti di fabbriche dalla Cina ad altre aree. La nazione guidata da Xi Jinping sta ora fronteggiando uno dei problemi possibili in un’economia globalizzata, quello della mobilità dei capitali che vengono mossi in base a valutazioni, contrasti e sensazioni, magari spesso poco obiettivi e troppo focalizzati sul medio periodo. In genere era proprio Pechino a muovere in noi il timore di certi eventi, ora vedremo come la potenza asiatica reagirà alle discrasie del mercato.