Ambiente
Trasformazione energetica: nuova audizione su idrogeno e rinnovabili
Di Luca Grieco
L’Europa come primo continente a impatto climatico zero entro il 2050? È una sfida ambiziosa. In Italia il tasso medio di crescita per il raggiungimento dei valori indicati dal Pniec (Piano italiano dell’Energia) ad oggi è insufficiente. Il percorso si allunga se si pensa di dover adeguare il Paese al recente tagli0 UE al 55% delle emissioni di CO2.
In Commissione Attività produttive della Camera è proseguito il ciclo di audizioni nell’ambito della discussione della risoluzione 7-00609 , presentata dall’On. Vallascas (Misto), incentrata sulle iniziative per il sostegno della trasformazione energetica, delle fonti rinnovabili e in particolare della filiera dell’idrogeno. Sono stati auditi i rappresentanti del Gruppo Sapio, di Alboran Hydrogen e Saipem, di Elettricità futura e dell’Istituto Bruno Leoni.
Primo ad intervenire è Alberto Dossi, Presidente del Gruppo Gruppo Sapio, “il gruppo ha firmato un accordo con l’Autorità portuale del Mare Adriatico settentrionale e Hydrogen Park per sviluppare un hub per l’idrogeno verde nell’area portuale di Marghera con l’intento di creare un modello da replicare in altre parti. Secondo Dossi “il settore idrogeno costituisce una catena del valore molto complessa, ma rappresenta altrettanto una grande opportunità di lavoro per una filiera che sta nascendo e che è in rapida evoluzione tecnologica. Auspichiamo che ci sia presto un Piano nazionale dell’idrogeno di lunga durata chiaro e abilitante, al fine di riuscire a facilitare lo sviluppo di progetti che richiedono investimenti importanti”.
L’On. Squeri (FI) si focalizza sul parere del Gruppo rispetto alla querelle tra idrogeno blu e verde. Il Presidente Dossi risponde: “Siamo in un momento di transizione energetica, e quindi con il passaggio dall’idrogeno grigio a quello blu, e la tendenza è sicuramente quella di arrivare all’idrogeno verde, che sia fatto dall’elettrolisi dell’acqua e da fonti rinnovabili per avere veramente un idrogeno pulito e green. I costi sono ancora elevati, e quindi il passaggio attraverso l’idrogeno blu, con il sequestro della CO2, bisogna assolutamente farlo in questo momento”.
Sulla quantità di CO2 prodotta e stoccata dal Gruppo si concentra l’On. Vallascas, primo firmatario della risoluzione. Francesca Paludetti – Head of Mergers and Acquisitions and Sustainable Development – specifica: “Noi a Mantova sequestriamo 1mln200mila metri cubi di CO2 che utilizziamo una volta purificata sul mercato dei gas tecnici italiani, quindi la CO2 può essere utilizzata per l’industria alimentare per le purificazioni ecc, questi sono i volumi”.
Paride De Masi, Strategic Advisor di Alboran Hydrogen, ricorda che “per le Ferrovie Appulo Lucane (Fal) è stato sottoscritto un accordo con Snam per l’idrogenizzazione della propria rete e dei propri autobus. Per l’Acquedotto pugliese è stato sottoscritto un accordo per utilizzare l’acqua di risulta dei depuratori. L’obiettivo è riciclare quell’acqua, e dopo un processo di osmosi mandarla negli elettrolizzatori, alimentati con energia elettrica da fonte solare, per la produzione di idrogeno e ossigeno. L’idrogeno viene messo istantaneamente all’interno dei metanodotti Snam, mentre l’ossigeno viene in parte ridato ai depuratori che ci hanno dato l’acqua, e il resto viene immesso in atmosfera con un beneficio importante in termini di certificati verdi”. Paolo Carrera – New Energies Head of Commercial and Tendering di Saipem – aggiunge che “riguardo alla ‘Green Hydrogen Valley’ in Puglia, l’investimento complessivo si attesta sui 600 milioni di euro – di cui 50 milioni per ricerca e sviluppo, formazione e apertura di nuove aziende di filiera – e stimiamo circa 7mila posti di lavoro diretti e indiretti. Si andranno a produrre oltre 1.000 gigawatt di energia fotovoltaica annuale”.
Secondo Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità futura, “per il settore elettrico bisogna passare dall’attuale 38% di energia prodotta da fonti rinnovabili al 70% nel 2030. Per passare dal 38% al 70%, nei prossimi nove anni e mezzo, sono previsti circa 70 Gw di nuova capacità di produzione rinnovabile, e 5 saranno quelli del Pnrr. Di ‘tradizionale’, gran parte dell’energia verrà prodotta con i pannelli fotovoltaici, 13 Gw con l’eolico, e il restante è un po di geotermico e di idroelettrico”. Re Rebaudengo ha aggiunto che “il Green Deal se implementato mobiliterà al 2030 nel settore elettrico italiano 90 mila nuovi occupati, con 50 milioni di tonnellate in meno di Co2, e 100 miliardi di investimenti. Mediamente, importiamo per l’energia in generale 45 miliardi di idrocarburi, e raggiungendo il 55% di decarbonizzazione importeremo solo 21 miliardi-Attualmente il costo di produzione dell’idrogeno ‘verde’ è oltre tre volte più alto di quello ‘grigio’, ma si prevede che il verde raggiungerà il breakeven entro il 2030”.
La testimonianza di Carlo Stagnaro, Direttore Ricerche e Studi dell’Istituto Bruno Leoni, chiude il ciclo di audizioni: “L’idea di promuovere l’idrogeno ‘verde’ è assolutamente sensata, ma quello ‘blu’ si presenta come un buon compromesso relativamente alla transizione. Focalizzare l’intero supporto sull’idrogeno ‘verde’ appare quantomeno meritevole di un approfondimento perché implica di prendere degli impianti rinnovabili e realizzarli in aggiunta rispetto quelli già programmati, e ottenere con questo un risparmio di emissioni inferiore a quello che si potrebbe ottenere dedicando questi impianti alla decarbonizzazione della rete. E’ più utile sostenere l’utilizzo dell’idrogeno che non il colore, al limite escludendo il ‘grigio’ che ha un pesante impatto ambientale”.