Vittorio Sgarbi si è dimesso da Sottosegretario al Ministero della Cultura. Sì, faceva anche questo, qualora non ve ne foste accorti.
Le dimissioni di Sgarbi giungono dopo mesi di polemiche e una sostanziale incomunicabilità con il suo Ministro, Gennaro Sangiuliano, dallo stesso Sgarbi definito pochi minuti fa “uomo senza dignità“.
Possiamo dire tranquillamente che l’errore di fondo sia stato nominare Sgarbi Sottosegretario all’inizio del governo Meloni. Con tutto il rispetto per l’indubbia competenza artistica del suddetto, si faceva davvero fatica a comprendere le motivazioni politiche della sua presenza.
Va bene che da anni siamo bombardati dal refrain “in politica manca la competenza”, ma qui siamo di fronte ad un caso di scuola di come l’intemperanza caratteriale possa travalicare e sostanzialmente cancellare tutta la possibile competenza tecnica (a tal proposito si consiglia sempre la lettura di “Niente teste di cazzo” di James Kerr, link).
Le dimissioni di Sgarbi ci offrono però anche l’occasione di riflettere su quanto la compagine di governo sia aggiornata rispetto al percorso fatto dalla sua leadership.
Giorgia Meloni, in un anno e mezzo, ha lavorato per crearsi una solidità politica e un’autorevolezza che travalicano i confini nazionali e, probabilmente, anche europei.
Siamo sicuri, anzi stra-sicuri, che se potesse oggi cambiare la sua squadra almeno il 30% dei suoi componenti finirebbe in panchina, sostituita da giocatori più “freschi”, politicamente più vicini, anagraficamente più giovani, comunicativamente più spendibili.
Alla nascita del suo Governo Giorgia Meloni era diversa e lo era soprattutto il contesto intorno a lei: scetticismo della stampa nazionale e internazionale, attendismo nelle istituzioni europee e in alcune Cancellerie occidentali, pesi diversi tra i partiti e, non da ultimo, Silvio Berlusconi in vita.
Ora molto di quanto abbiamo scritto è cambiato, superato dal tempo o dallo stile di governo della Meloni, la quale più volte abbiamo definito “conservativa” nella gestione delle nomine politiche.
Facciamo solo un esempio: dimessasi a febbraio Augusta Montaruli come Sottosegretario all’Università, il suo posto è stato preso da…. nessuno. Ci poteva volere poco a sostituirla, ma si è deciso di non farlo.
Eppure, pur nel suo approccio conservativo, siamo convinti che nel chiuso della sua stanza Giorgia Meloni vorrebbe guidare una bella “rottamazione” (absit iniuria verbis) per avere vicina una squadra più corrispondente alla sua contemporaneità.
Saranno le elezioni europee a darci una prova di quanto questo potrà diventare possibile o meno.