Esteri

Conflitto in Medio Oriente: ONU elephant in the room

31
Gennaio 2024
Di Paolo Bozzacchi

C’è un elephant in the room nella stanza sempre più grande del conflitto nella Striscia di Gaza e in Medio Oriente. È l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Lo dimostra l’incapacità effettiva di qualificarsi come interlocutore di pace presso le parti in conflitto, lo conferma la sentenza salomonica d’urgenza su Israele della Corte Internazionale di Giustizia (espressione ONU, adita dal Sudafrica). Il provvedimento ha stabilito da un lato l’intenzione di approfondire l’istruttoria sul reato di genocidio, senza però intimare alle parti un “cessate le ostilità”. Una sentenza provvisoria e piuttosto politica, che stasera sarà discussa dal Consiglio di Sicurezza ONU. E che poi proseguirà, speriamo tutti, producendo effetti concreti in direzione pace.   

L’implosione dell’Agenzia per i rifugiati Palestinesi (Unrwa)
“Non possiamo abbandonare la popolazione di Gaza”, si legge nella dichiarazione congiunta di tutte le principali agenzie ONU per la risposta umanitaria (Inter-Agency Standing Committee composto da Unicef, Oms, Oim, Unhcr, Wfp e altre). Appello che arriva subito dopo il taglio dei fondi a Unrwa (Agenzia ONU per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati Palestinesi nel vicino Oriente) da parte di 15 Paesi. Il ritiro segue l’accusa a 12 dipendenti Unwra di aver partecipato attivamente agli atroci attacchi di Hamas contro Israele del 7 ottobre scorso. Un’indagine che coinvolge per collaborazionismo con Hamas un totale di quasi 150 dipendenti. Finora i Paesi che hanno sospeso i finanziamenti a Unwra sono: Stati Uniti, Italia, Regno Unito, Francia, Germania, Giappone, Australia, Canada, Austria, Finlandia, Paesi Bassi, Norvegia, Svizzera, Romania e Nuova Zelanda. 

Cosa pensa Israele di Unwra
Le parole sono del politologo franco-israeliano Emmanuel Navon in un’intervista a La Stampa: “Dalla sua creazione nel 1949, Unrwa è stata incaricata dalla Lega Araba di perpetuare il problema dei profughi Palestinesi, invece di risolverlo. Solo per i rifugiati Palestinesi esiste un’Agenzia ONU separata e solo questa trasferisce lo status di rifugiato di generazione in generazione, anche a chi non è un vero rifugiato. Nel 1948 i rifugiati Palestinesi erano 600mila, secondo l’Unrwa oggi sono 5 milioni e hanno il diritto di stabilirsi in Israele e diventare cittadini Israeliani. Questa fantasia è incompatibile con una soluzione a due Stati. L’Unrwa è parte del problema, non della soluzione, e deve essere ritenuta responsabile nel ruolo svolto nelle atrocità del 7 ottobre”.   

L’appello ONU sul destino di Unwra
“Non dobbiamo impedire a un’intera organizzazione di adempiere al suo mandato di servire le persone in condizioni di disperato bisogno”, prosegue la nota dell’Inter-Agency ONU, “ci sono centinaia di migliaia di persone senza casa e sull’orlo di una carestia”. Poi viene precisato che “l’ONU ha attivato l’Ufficio dei servizi di supervisione interna dopo che l’Unrwa ha annunciato una revisione completa e indipendente dell’organizzazione”. Una vera e propria catastrofe nella catastrofe del conflitto. Prima umanitaria, ora anche diplomatico-umanitaria.