«Se vuoi andare veloce corri da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme a qualcuno». Queste le parole conclusive del discorso di Mattarella, tenuto domenica sera, che hanno dato il via al vertice Italia-Africa auspicando un «cammino comune» verso il «benessere e la pace in Africa, in Europa e nel mondo».
Effettivamente proprio di un cammino si tratta. Una fredda mattina nella Capitale ha accolto il formicaio di vetture dei leader che hanno occupato le vie intorno al Senato. Così una Roma blindata dà il via al Piano Mattei; il primo appuntamento internazionale che l’Italia ospita da quando ha preso in carico la Presidenza del G7.
L’auspicio con cui si apre il summit Italia-Africa è che possa nascere qualcosa di nuovo o, ancora di più, qualcosa che per ora si è sempre prospettato impossibile. Il Piano Mattei si erge su una base di 5,5 miliardi di euro suddivisi tra crediti, operazioni a dono e garanzie: si tratta di circa 3 miliardi dal fondo italiano per il clima e 2,5 miliardi e mezzo da quello per la Cooperazione allo sviluppo – così ha enunciato la Presidente Meloni.
Una presa di posizione, quella dell’Italia, che nasce da una vocazione geografica e naturale, che le permette di prendere le sembianze di un ponte tra l’Africa e l’Europa. «Un ponte – dichiara Giorgia Meloni – che abbiamo il vantaggio di poter costruire non partendo da zero ma dalle solide fondamenta che molto tempo fa un grande italiano come Enrico Mattei, fondatore di Eni, ha avuto la lungimiranza di saper immaginare».
Una piattaforma programmatica aperta alla condivisione e alla collaborazione con l’Africa, dalla fase di definizione fino all’attuazione dei singoli progetti, questo è il Piano Mattei un metodo nuovo che crei coesione e non imposizione.
I temi del vertice
«Noi siamo sempre stati convinti che l’Italia abbia tutte le carte in regola per diventare hub naturale per l’approvvigionamento energetico per l’intera Europa» un obiettivo non facile da raggiungere ma che si avvicina, ha spiegato il Presidente Meloni, se l’energia diventa una chiave di sviluppo per tutti.
In questo modo il nostro Paese si metterebbe in condizione di aiutare le nazioni africane a produrre l’energia di cui necessitano per poi esportare in Europa la parte in eccesso andando incontro a due necessità: quella di generare ricchezza in Africa e quella di garantire all’Europa nuove rotte di fornitura.
Un grande centro di formazione professionale sull’energia rinnovabile in Marocco, progetti sull’istruzione in Tunisia, altri per l’accessibilità alla sanità in Costa d’Avorio, senza dimenticare iniziative importanti anche in Algeria, Mozambico, Egitto, Repubblica del Congo, Etiopia e Kenya: sono solo alcuni dei “progetti pilota” del Piano Mattei.
Traguardi che hanno una duplice valenza; perché se da una parte riguardano il lato economico dall’altra si garantisce alle nuove generazioni un diritto che per ora non hanno. Un focus che fa leva sul problema migratorio motivo per cui Meloni ha specificato: «L’immigrazione illegale di massa non sarà mai fermata, i trafficanti di vite umane mai sconfitti se non si affrontano a monte le cause che spingono una persona ad abbandonare la propria casa. È esattamente quello che intendiamo fare da una parte dichiarando guerra agli scafisti del terzo millennio e dall’altra lavorando per offrire ai popoli africani una alternativa fatta di opportunità, formazione e percorsi di migrazione legale».
La visione di un Piano Marshall europeo è la stella polare cui fa riferimento il Piano Mattei. «Il nostro convinto sostegno all’adesione dell’Unione Africana al G20 ne è un esempio concreto» dichiara il ministro degli Esteri Antonio Tajani motivo per cui si sta pensando a come coinvolgere l’Africa all’interno del G7; immaginando un invito all’Unione Africana nel tavolo esteri di Capri.
Altro segnale fondamentale che sembra tracciare la giusta strada è la presenza dei vertici delle istituzioni europee al summit. Presenza che lancia un bengala importante e determina il sostegno dell’Europa all’impegno italiano.
Alla luce di quanto detto dalla Premier Meloni arriva la risposta del presidente dell’Unione Africana Azali Assoumani: «Riponiamo molta speranza nella presidenza italiana nel G7» soprattutto in merito alla riduzione delle diseguaglianze, alla risoluzione dei conflitti, per lo sviluppo dell’imprenditoria. Il tutto affinchè si possano stimolare gli investimenti e migliorare l’offerta di infrastrutture nei Paesi a basso reddito e reddito medio. Assoumani ha aggiunto un inciso riguardo ad «una cooperazione franca e sincera, su interessi comuni che l’Italia con una leadership illuminata mantiene con l’Unione Africana», ricordando anche che «i legami che ci uniscono sono storici, grazie agli investimenti italiani in Africa che contribuiscono alla creazione di posti di lavoro e lo sviluppo di infrastrutture».
In attesa di capire se questa strada tracciata possa essere sicura e veritiera, si spera che la voglia di ripartire per scrivere insieme una nuova pagina di questo racconto che potrebbe diventare storia sia reale e ugualmente condivisa.