Politica
Quei sondaggi malpresentati (o presentati in base a una certa finalità politica…)
Di Daniele Capezzone
L’ultima moda giornalistica è presentare sondaggi, con titolazione più o meno sarcastica e irridente, che dovrebbero scoraggiare la presentazione alle Europee di Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Premetto che le considerazioni “tecniche” che svolgerò sono del tutto indipendenti dall’opinione di ciascuno nel merito.
Ora, ferma restando – ne sono certo – l’ineccepibilità professionale delle rilevazioni demoscopiche in questione, il punto è che, a mio modo di vedere, non ha molto senso interpellare l’opinione pubblica sul tema. Cosa intendo? Se sottoponi a un campione demoscopico una tecnicalità elettorale o comunque una questione di pura tattica politica, è ovvio (direi sacrosanto) che il grosso dell’opinione pubblica risulti disinteressato o freddo. In ultima analisi, cosa importa al signor Rossi (interpellato a fine gennaio) di come saranno fatte (a giugno) le liste elettorali di Pd e Fdi? Quella decisione è invece eminentemente politica. Attiene al calcolo dei rischi (insuccesso personale e di partito) e dei benefici (polarizzazione e spinta conseguente) che le due leader faranno, e che ovviamente potranno azzeccare o sbagliare. Ma – mi scuso per la brutalità cinica – l’opinione pubblica e l’agenda mediatica saranno più oggetto che soggetto di quella scelta. Nel senso che, per forza di cose, il tono della campagna e i palinsesti televisivi, nonché la dinamica della discussione pre-elettorale, cambieranno inevitabilmente in base a quella scelta.
E allora che senso ha presentare un sondaggio in quei termini? Elementare, Watson: è a sua volta un’operazione politica, condotta in questo caso da (o a beneficio di) coloro che vogliono evitare quella doppia candidatura. Tesi stralegittima anche questa, ovviamente: ma tanto varrebbe dichiararla esplicitamente senza nascondersi dietro a cifre e tabelle.