Sono passati solo una decina di giorni dall’inizio dell’anno, ma Sardegna e Sicilia presentano già i segnali di una crisi idrica. Lo ha dichiarato nella giornata di ieri l’Anbi, l’Associazione nazionale che riunisce i Consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue.
In particolare, gli invasi sono a un livello d’emergenza nei comprensori della Sardegna Nord Occidentale, Alto Cixerri, Posada ed Ogliastra. A causa della scarsità di piogge e del caldo anomalo, negli ultimi mesi del 2023 la richiesta d’acqua è stata superiore al consueto e ha comportato, solo a dicembre, una riduzione di oltre 14 milioni di metri cubi negli invasi, dove attualmente mancano circa 380 milioni rispetto alla media degli anni recenti.
La situazione non è migliore in Sicilia, dove la crisi idrica, certificata dalla Regione, ha già comportato il razionamento dell’acqua in 39 comuni nell’area di Palermo, Agrigento e Caltanissetta; prima dell’ondata di maltempo dei giorni scorsi, si erano avuti 3 mesi di siccità estrema con piogge pressoché assenti e temperature, che hanno superato ogni record: al momento mancano circa 54,5 milioni di metri cubi rispetto agli anni precedenti.
Secondo l’Anbi si tratta di una situazione in via d’evoluzione, ma l’Italia rappresenta rispetto al resto del continente europeo un laboratorio climatico in cui è possibile vedere le trasformazioni in atto meglio che altrove. Per questo motivo l’Associazione ha ricordato la necessità di investire in infrastrutture idrauliche che diano una stabilità idrica al paese. Ma non solo. In Italia, infatti, l’anno scorso ci sono state 31 vittime e 11 miliardi di danni per eventi atmosferici di particolare violenza, nello scorso autunno meteorologico (settembre-novembre) si sono registrate temperature mediamente superiori di 2,09 gradi al decennio precedente e dicembre 2023 è stato il terzo più caldo in assoluto con un’anomalia media di +1,87 gradi.
A proposito il presidente dell’Anbi, Francesco Vincenzi, ha ricordato come “le abbondanti riserve idriche ancora trattenute nei laghi e negli invasi artificiali rappresentano una preziosa cassaforte per i mesi a venire, confermando il bisogno di un piano nazionale per nuove infrastrutture idrauliche con funzioni calmieratrici tra i periodi di troppa e di scarsa disponibilità d’acqua sui territori”.