La chiusura dell’anno è all’insegna dell’economia. Tra legge di bilancio, Mes e Patto di stabilità, l’Italia fa i conti, ne chiude alcuni … e ne apre di nuovi. Il riferimento è alla notizia che ha alterato gli equilibri di maggioranza: la bocciatura alla Camera del Meccanismo europeo di stabilità. Dopo mesi di dibattiti e rinvii a sorpresa la proposta di ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità presentata dalle opposizioni è arrivata al voto in Aula ed è stata bocciata da una parte della maggioranza, con FdI e Lega che hanno votato contro e Forza Italia che si è astenuta. Ma anche l’opposizione si è divisa, con PD, IV, Azione e +Europa che hanno votato a favore, AVS che si è astenuta e i 5 Stelle, come ampiamente annunciato da Giuseppe Conte, che hanno votato contro. Il nostro Paese quindi si conferma l’unico a non aver firmato la modifica al cosiddetto fondo salva-Stati. Si apre così un conto (politico) con l’Unione europea, perché il nuovo trattato non potrà entrare in vigore e resterà congelato per tutti gli altri 19 membri dell’Unione che avevano già dato il via libera alla modifica del Mes. Il no dell’Italia potrebbe quindi avere conseguenze politiche contribuendo ad isolare la posizione del Paese in Europa.
L’altro fronte di divergenza in Europea è quello del Patto di stabilità. Mercoledì i ministri dell’Economia e delle Finanze dei 27 paesi membri dell’Unione Europea hanno approvato all’unanimità una proposta per riformarlo. In linea di massima, le regole previste dal Patto di stabilità intendono far sì che i paesi siano più propensi a mantenere in ordine i propri conti pubblici evitando di fare eccesivo ricorso al debito ed avere così ricadute negative sull’economia europea. Le regole del Patto erano state sospese nella primavera del 2020 a causa della pandemia, per dare modo ai paesi di spendere miliardi di euro in aiuti ai propri cittadini senza troppi vincoli: in seguito non sono state reintrodotte e le misure da allora sono state ridiscusse. Particolarmente auspicata da Germania e Francia, l’intesa ha visto però il disappunto del presidente del Consiglio Meloni per la mancata esclusione automatica degli investimenti dal calcolo della spesa e lo scontento del Ministro dell’Economia Giorgetti, che ha tuttavia definito l’accordo “sostenibile” per l’Italia.
A Roma però i riflettori sono puntati sulla Legge di Bilancio, che si avvia verso una rapida approvazione entro la fine dell’anno. Nonostante il lungo stallo in commissione Bilancio del Senato, alla fine solo pochi emendamenti alla manovra sugli oltre 2.500 presentati hanno ottenuto il proverbiale disco verde. Il governo così ha confermato l’impianto della legge di Bilancio 2024 che era stato licenziato in sede di Consiglio dei Ministri, con gli emendamenti approvati che hanno corretto alcune problematiche relative alle pensioni e al finanziamento del Ponte sullo Stretto di Messina. La manovra così avrà una portata complessiva di 24 miliardi di cui 16 finanziati per mezzo di un extra deficit; si tratta di una normativa senza dubbio prudente soprattutto se rapportata alle promesse fatte dal centrodestra in sede di campagna elettorale. Nonostante questo, in virtù del ritorno dei vincoli del Patto di stabilità nei corridoi di Palazzo serpeggia la certezza che l’Italia avrà bisogno di una manovra correttiva da mettere in pratica a luglio 2024, un mese dopo le delicate elezioni europee.