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USA 2024: – 319, dopo Al Capone, Trump si paragona a Lincoln

21
Dicembre 2023
Di Giampiero Gramaglia

Dopo essersi paragonato ad Al Capone, perché ‘perseguitato’ dalla giustizia, per continuare la corsa a USA 2024 – almeno sul piano retorico – Donald Trump sceglie come termine di confronto Abraham Lincoln, il presidente che abolì la schiavitù: “L’ultima volta che i democratici hanno impedito a qualcuno di candidarsi era il 1860, quando non vollero il nome di Lincoln sulle schede negli stati schiavisti”.

Il magnate ex presidente lo scrive sul suo social Truth, criticando la sentenza della Corte Suprema del Colorado che, in nome del 14mo emendamento della Costituzione, gli impedisce di candidarsi alle primarie nello Stato poiché complice di un’insurrezione, cioè l’assalto al Campidoglio lanciato dai suoi sostenitori il 6 gennaio 2021.

Trump dà la colpa della sentenza ai democratici; e divulga un sondaggio che lo dà nettamente avanti ai suoi rivali nella corsa alla nomination repubblicana. Secondo Interactive Polls, infatti, il magnate ha il 67% delle preferenze degli elettori repubblicani, contro l’11% di Ron DeSantis e Nikki Haley.

In un comizio nello Iowa, invece, Trump prende le distanze da chi lo paragona a Hitler, dopo frasi shock pronunciate negli ultimi comizi che ricalcava la retorica del dittatore nazista, specie quella sugli immigrati che “avvelenano il sangue” degli americani. “Non ho mai letto il ‘Mein Kampf’ – dice l’ex presidente -, ma è vero che i migranti stanno avvelenando il sangue degli americani … Arrivano da tutto il mondo, sono gente di tutto il mondo. Potrebbero essere sani, potrebbero essere malati, potrebbero portarci malattie, portano la criminalità”.

Anche per un sondaggio condotto da New York Times e Siena College, i guai legali non rallentano la corsa di Trump verso la nomination repubblicana. Il 58% degli elettori è certo che l’ex presidente abbia commesso reati federali, ma, nonostante questo, il 64 dei repubblicani lo appoggia.

Per il rilevamento, fatto prima della decisione della Corte Suprema del Colorado, ben 3 repubblicani su 5 ritengono che, se Trump conquistasse la nomination, dovrebbe restare il candidato del partito anche nel caso fosse successivamente condannato per un reato federale.

L’ex presidente bolla la sentenza della Corte Suprema del Colorado come “interferenza elettorale”: “Che vergogna per il nostro Paese”. “Biden – scrive in un altro post – dovrebbe far cadere tutte queste false incriminazioni contro di me, sia penali che civili. Ogni procedimento in cui mi batto è opera del Dipartimento di Giustizia e della Casa Bianca… Nel nostro Paese non è mai accaduto nulla del genere. Repubblica delle banane?”.

Biden, parlando a Mulwaukee, nel Wisconsin, ritiene, invece, “ovvio” che Trump fosse coinvolto nell’insurrezione del 6 gennaio: “Spetta alla Corte – nota il presidente – decidere se applicare o meno il 14o emendamento”, che impedisce a funzionari pubblici di candidarsi ad un incarico se coinvolti in un’insurrezione. “Ma non ci sono dubbi che Trump abbia sostenuto un’insurrezione. E adesso sta rincarando la dose”.

Intanto, i legali del magnate invitano la Corte Suprema federale a respingere l’istanza presentata dal procuratore speciale Jack Smith perché esamini con urgenza il ricorso sull’ immunità che Trump rivendica nel procedimento per l’assalto al Congresso. La difesa dell’ex presidente invita i giudici ad attendere l’esito dell’impugnazione nei gradi inferiori, senza bypassare l’iter d’appello normale. L’obiettivo dei legali, secondo gli osservatori, è ritardare quanto più possibile l’inizio del processo, previsto per il 4 marzo, ma di cui nel frattempo sono sospese le attività preliminari. 

Immagine di copertina generata con l’intelligenza artificiale