Ambiente
Eolico, convegno Anev: la sfida si gioca sui tempi e sull’iter
Di Giampiero Cinelli
Gli stakeholders dell’eolico si ritrovano a Roma nel convegno organizzato da Anev – l’Associazione delle imprese di settore –, occasione per parlarsi e indicarsi una strada, adesso che il governo vuole e deve puntare molto anche su di loro per realizzare la tanto agognata transizione ecologica inscritta nel Pnrr. Tra i principali ostacoli allo sviluppo c’è il quadro normativo.
Snellire l’iter
Durante il dibattito è stata evidenziata la mancanza di garanzie circa i tempi autorizzativi dei progetti. Il Decreto Interministeriale FER 2 (DM FER 2) prevede infatti che per accedere all’asta per le tariffe è sufficiente l’esito positivo della Valutazione Impatto Ambientale (Via), anche se, secondo i dati in ambito onshore (sulla terra ferma), solo il 20% di questi progetti arriva ad ottenere l’Autorizzazione Unica (AU). Subordinare l’accesso alle gare al conseguimento dell’AU non costituirebbe affatto un appesantimento dell’iter, ma si tratterebbe di un meccanismo virtuoso del processo, in quanto obbliga gli sviluppatori ad analizzare e trovare una soluzione a tutte le possibili criticità del progetto, conferendogli in tal modo solidità e una garanzia di effettiva fattibilità. E la Commissione Via non perderebbe tempo su progetti destinati a non essere realizzati. «Ottenere l’Autorizzazione Unica è dunque un passaggio indispensabile per impedire che i contingenti in asta vengano bloccati per progetti dalla realizzabilità incerta», è stato detto negli interventi.
Togni sottolinea
Il presidente dell’Anev Simone Togni in merito all’eolico offshore (in mare) ha osservato: «L’obiettivo del Pniec al 2030 (Il Piano nazionale integrato energia e clima) è di 2,1 GW, ma noi abbiamo dato come target i 10 GW da qui a dieci anni, e questo è nelle potenzialità italiane; l’eolico offshore può contribuire alla crescita del settore energetico italiano. Aspettiamo dal Governo un quadro di sostegno per questo settore».
Il settore offshore nei numeri
In Italia, le domande di autorizzazione relative ad impianti di eolico offshore presentate sono pari a 110 gigawatt, mentre le richieste di connessione alla rete Terna, al 30 settembre 2023, ammontano a 89,81 GW. Togni dunque ha osservato: «Per una maturità serve un quadro normativo stabile, ecco perché come Anev portiamo avanti su tutti i tavoli ministeriali la necessità di arrivare ad avere l’emanazione dei provvedimenti come il FER 2 atteso da troppo tempo. Quella degli impianti flottanti è una tecnologia innovativa: ciò è la base di un percorso di crescita per il nostro Paese».
Le parole del ministro Urso
«Come governo siamo impegnati a sostenere la filiera a livello nazionale e europeo – ha dichiarato in un videomessaggio il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso –. L’Ue ha pubblicato a fine ottobre un piano sull’eolico. Seguiamo il percorso del Net Zero Industry Act per la competitività delle imprese e nuove filiere. Il governo ha posto le basi per rafforzare la filiera dell’offshore, inserendo nel dl energia modalità e tempi per l’individuazione di due porti nel Mezzogiorno per la produzione, l’assemblaggio e il varo di piattaforme galleggianti per la produzione di energia eolica in mare».
L’Europa incalza
Tutti concordi sula necessità di definire le priorità a livello europeo. Se da una parte è impellente accelerare sul percorso di transizione energetica, dall’altra bisogna prendere atto che gran parte della componentistica per l’eolico offshore, tra cui turbine e cavi, è disponibile con tempistiche coerenti con il programma di decarbonizzazione solo in mercati extra Ue, per questo è impensabile imporre dazi a eventuali importazioni in questa fase. Applicare tali barriere doganali sarebbe un rischio altissimo per lo sviluppo di un settore così importante. «L’Europa decida: o raggiungere gli obbiettivi di decarbonizzazione nei tempi previsti o perseguire politiche, a vantaggio di poche industrie europee, inutilmente protezionistiche e autolesionistiche» ha affermato Mauro Fabris, vicepresidente di Anev.
Come siamo messi, con quali potenzialità
Simone Togni ha delineato meglio i problemi relativi alle autorizzazioni parlando ai microfoni di Rai News 24: «I tempi di autorizzazione sono una tematica fondamentale in Italia: oggi servono 5 anni contro i sei mesi previsti dalle direttive Ue. Bene il percorso di semplificazione avviato dalla Commissione Via ma serve procedere così per ridurre ancora i tempi». Togni ha poi ricordato che il mix energetico riguardante l’eolico è fermo al 10% della produzione nazionale ma l’obiettivo al 2030 è il raddoppio e al 2050 la triplicazione per quanto riguarda l’onshore. Mentre per quanto riguarda l’off-shore al momento gli obiettivi sono di avere un 10% dal 2030 con i primi impianti eolici floating e al 2050 un nuovo percorso di crescita per completa decarbonizzazione. Le prossime tappe prevedono oltre 100 GW di progetti presentati e già visionati da Terna, il cui percorso autorizzativo è però ancora in fase iniziale; senza sostegni non sarà possibile rendere questi processi effettivi», ha concluso Togni, spiegando che se la tecnologia è ancora nuova e i costi alti.