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Usa 2024: – 331, battaglia legale crudele su aborto in Texas, McCarthy appoggia Trump

09
Dicembre 2023
Di Giampiero Gramaglia

Battaglia legale in Texas sul diritto all’aborto di una mamma di due bambini, che, a 31 anni, è alla 20° settimana di una nuova gravidanza. Nello Stato vige il divieto di abortire dopo la 6° settimana, ma la donna ha ottenuto da una giudice l’autorizzazione a farlo perché la gravidanza è a forte rischio: il feto presenta un disordine cromosomico che comporta vari problemi, fra cui un’anomalia spinale, e andare avanti compromette la vita della mamma e la sua futura fertilità.

Il procuratore generale del Texas Ken Paxton ha però portato la decisione alla Corte Suprema dello Stato, minacciando di perseguire medici e strutture che pratichino l’aborto sulla donna, che ha già dovuto presentarsi più volte al pronto soccorso con forti crampi e perdita di liquidi.

L’attenzione nazionale acquisita dalla vicenda conferma l’importanza che il tema dell’aborto ha per gli elettori americani e il peso che potrebbe esercitare nelle elezioni del 2024, presidenziali e politiche. Quello del Texas è uno dei casi che ha avuto maggiore rilievo, dopo che l’anno scorso la Corte Suprema aveva revocato la sentenza che garantiva il diritto all’aborto in tutta l’Unione, dando via libera all’adozione, in una dozzina di Stati fra i più conservatori, di leggi restrittive.

Che i giudici siano ben presenti nel percorso elettorale di Usa 2024 è ulteriormente confermato da una corte d’appello federale di Washington, che ha confermato in gran parte il ‘gag order’, cioè il provvedimento restrittivo, che vieta a Donald Trump di criticare le parti del processo che lo vede imputato per i suoi tentativi di ribaltare l’esito del voto nel 2020. Analoghi ordini restrittivi nei confronti di Trump sono stati emanati in processi in corso a New York.

Il ricorso di Trump, respinto, invocava il primo emendamento della Costituzione americana, quello sulla libertà di parola. Secondo i giudici, la retorica dell’ex presidente pone “conseguenze in tempo reale e nel mondo reale” che minacciano l’integrità del processo, il cui inizio è fissato per il 4 marzo. “La corte aveva il dovere di agire … per prevenire la creazione di una atmosfera di paura o intimidazione volta a impedire, a chi è parte del processo e/o al personale, di svolgere le proprie funzioni”, ha scritto la giudice Patricia Millett.

La corte d’appello ha tuttavia ristretto il ‘bavaglio’: l’ex presidente ha il diritto di criticare figure che hanno un ruolo nella vicenda, fra cui il procuratore speciale Jack Smith, purché non prenda di mira testi e testimonianze.

Confermando il suo carattere un po’ ‘quaquaraquà’, Kevin McCarthy, lo speaker repubblicano della Camera recentemente ‘destituito’ dal suo stesso partito – caso unico nella storia dell’Unione -, ha annunciato il suo endorsement a Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca. “Lo sosterrò”, ha detto, intervistato da Cbs News.

McCarthy ha appena annunciato l’intenzione di lasciare la Camera e la politica a fine anno. Ma, alla domanda se servirebbe in un’Amministrazione Trump, ha risposto: “Nella giusta posizione, se fossi la persona migliore per quell’incarico, sì”, dando l’impressione che la sua uscita di scena sia in qualche misura concordata con il magnate. Con lui, l’ex speaker ha avuto rapporti alterni, deprecando l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, ma ricucendo poi i rapporti.

Intanto, Joe Biden va a Hollywood per raccogliere fondi per la campagna elettorale. Il presidente ha partecipato a Los Angeles a un evento a casa di Michael Smith, famoso designer di interni, e del suo partner James Costos, ex dirigente di Hbo, già ambasciatore di Barack Obama in Spagna.

Annunciato l’intervento di varie star, dal regista Steven Spielberg con la moglie Kate Capshaw alla produttrice Shonda Rhimes, dal magnate dell’industria discografica David Geffen all’attore e regista Rob Reiner. Fra i presenti, l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi.

Da qualche settimana, la campagna di Biden sta intensificando le raccolte di fondi. I democratici possono già contare su 91 milioni di dollari in cassa.

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