«Da oggi il cancro non è più considerato uno stigma sociale. L’Italia come altri Paesi europei, considera un ex malato di tumore, al pari di qualunque altro cittadino. Nessuno potrà più negargli un mutuo per l’acquisto di una casa o un contratto assicurativo sulla vita, se non ha una recidiva da almeno dieci anni». Commenta così Annamaria Mancuso, presidente di “Salute Donna Odv” e coordinatrice del Gruppo di Associazioni dei pazienti oncologici e oncoematologici “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”, alla luce del via libera all’unanimità in Senato al ddl sull’oblio oncologico.
L’impegno politico è stato corale
L’approvazione del disegno di legge è uno dei 12 punti per i quali le 46 Associazioni aderenti al Gruppo si battono da molti anni. «Ringraziamo l’Intergruppo parlamentare ‘Insieme per un impegno contro il cancro’ – aggiunge Mancuso – e tutti i parlamentari che hanno voluto portare a positiva conclusione questa legge. Un ringraziamento speciale merita la senatrice Elena Murelli della Lega che ha espressamente menzionato il lavoro dell’Intergruppo e il ddl presentato in merito alla partecipazione delle associazioni ai tavoli istituzionali, chiedendone la calendarizzazione in tempi brevi».
Soddisfatte le associazioni
Federsanità plaude al via libera unanime e bipartisan, che introduce «disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche», parlando di «una battaglia di civiltà che mette un punto fermo nei diritti dei pazienti oncologici rispetto al tema delle discriminazioni e dei diritti fondamentali come l’accesso ad un mutuo, l’adozione di un figlio, ma anche la possibilità di trovare lavoro, nel caso di concorsi pubblici e privati. Questo disegno di legge – ha sottolineato la Presidente Tiziana Frittelli – segna un ulteriore passo in avanti rispetto ad una riforma integrale della rete di servizi di assistenza sul territorio, soprattutto per i più fragili. La centralità della persona e la tutela del suo benessere devono essere il perno intorno a cui far ruotare tutte le azioni della presa in carico, sanitaria ma anche sociale».
Le modalità
Per tutte e cinque le fattispecie, quali i contratti bancari e con le assicurazioni, le adozioni, le selezioni lavorative pubbliche e private, vale il divieto di richiedere all’utente informazioni su patologie oncologiche, al superamento dei dieci anni senza recidiva dal termine del trattamento terapeutico. Anche se il termine è ridotto alla metà nel caso in cui la patologia sia insorta prima del ventunesimo anno di età. Di sicuro, il tempo potrà essere dimezzato per quei tumori per cui ci vuole un tempo minore a ristabilire la normale aspettativa di vita, come ad esempio il cancro del testicolo e della tiroide. Infatti, nel ddl è scritto che spetta al Ministro della Salute «individuare, con proprio decreto, da emanare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente provvedimento, le eventuali patologie oncologiche per le quali si applicano termini inferiori rispetto a quelli previsti» per il diritto all’oblio. È stato specificato che le tempistiche riportate non sono assolutamente motivate da discriminazioni ma si rifanno alle linee guida scientifiche più consolidate e alle conoscenze mediche generalmente condivise, attraverso le quali sono stati individuati diversi periodi entro cui una recidiva è probabile, a seconda della patologia.