Trasporti
Recovery Plan e settore trasporti: audizione su tutti i nodi da sciogliere
Di Redazione
I mezzi su gomma italiani hanno una media di anzianità di servizio di 12 anni, nell’UE è di 7. Non solo. Il 56% della flotta è al di sotto della soglia di inquinamento Euro 4. Questi gli interessanti dati resi noti da Giuseppina Gualtieri, Vicepresidente di Asstra, durante un’interessante audizione di alcune realtà del settore. Le risorse da impiegare per ridurre questo gap sono fondamentali, soprattutto in riferimento alle emissioni che fanno parte della transizione verde all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Consapevole del fatto che il Piano non potrà finanziare solo questo settore, l’Associazione Trasporti ha stimato in collaborazione con Cassa depositi e prestiti, che le risorse da destinare dovrebbero cubare 500mln in più rispetto agli importi già stanziati. Con un cofinanziamento delle imprese del 40-50%. In mancanza di tali aiuti il gap non sarà colmato. Sul tema strategico dello sfruttamento dell’idrogeno, secondo Gualtieri “servirebbero 6,8mld da qui al 2033”.
La criticità più forte per Assaeroporti è che nel Pnrr non ci sia alcun riferimento agli aeroporti. Nonostante questa grave mancanza, stante il fatto che il settore ha perso il 70% del traffico e ha subito una perdita di 2mld di fatturato nel solo 2020, i gestori stanno comunque lavorando per presentare un documento che comprenda importanti progetti. Il documento includerà l’impatto sul territorio e quindi la creazione di posti di lavoro che porteranno ad una maggiore inclusione sociale, altro ambito del Recovery. Sono inclusi interventi per la transizione energetica, la mobilità green, l’adeguamento delle infrastrutture che comprende le reti idriche ed il riutilizzo dei rifiuti prodotti in aeroporto. Il tema della digitalizzazione interesserebbe le sale di controllo centralizzate, il monitoraggio dei flussi dei passeggeri, i sistemi di riconoscimento biometrico, la cybersecurity e la geolocalizzazione. Progetti che permetterebbero un salto di qualità al settore aeroporti. Il vicepresidente vicario di Assaeroporti, Cavalleri, precisa: “Il vantaggio di questi di questi interventi è che alcuni di questi sono immediatamente cantierabili. Questa potrebbe essere un’ottima occasione per attuare imponenti piani di sviluppo”.
Il Pnrr dedica spazio al trasporto terreno, ma ben poco al mare. “Sebbene il comparto marittimo sia il più rilevante per la transizione ecologica, a questo settore sono state dedicate limitate misure per i mezzi di trasporto”, la denuncia di Mattioli, presidente Confitarma. Le attività marittime in Italia producono un valore di 34mld e danno occupazione a 530mila persone. La Confederazione ha 1400 navi ed è la quinta flotta di bandiera, una risorsa non indifferente poiché, a livello ambientale, è meno impattante trasportare merci via mare piuttosto che su gomma. Nella speranza che possano essere apportate delle modifiche al Piano, Mattioli specifica che in questo modo le navi non hanno possibilità di ricevere congrui investimenti. Gli interventi che dovrebbero essere apportati riguardano le piattaforme telematiche ed uno sportello unico amministrativo, l’istituzione di un’anagrafe internazionale della gente di mare, una riforma del codice della navigazione soprattutto in relazione alla tecnologia ed il trasferimento della modulistica a livello digitale per poter adottare giornali nautici di modello elettronico. La transizione ecologica è fondamentale per questo settore. E’ necessario agire sulla riduzione di emissioni di anidride carbonica e intervenire su incentivi di utilizzo di carburanti alternativi.
Il presidente Messina di Assarmatori pone il problema dei collegamenti con le isole maggiori e minori ed il rilancio del lavoro nel settore. E’ importante realizzare nuove navi in Italia “coinvolgendo Fincantieri” e la filiera della cantieristica minore, un’azione che creerebbe occupazione oltre al rinnovo della flotta che sia conforme agli standard ambientali richiesti. Messina conclude: “Il Pnrr insiste sull’occupazione legata alla digitalizzazione, ma il punto nodale è la salvaguardia e il rilancio dell’occupazione marittima, perché questa è un’opportunità che desideriamo cogliere”.
I punti su cui si è focalizzata Alis, Associazione Logistica dell’Intermodalità Sostenibile, sono: la digitalizzazione, la rivoluzione verde, la transizione ecologica, le infrastrutture, istruzione e ricerca. La più grande lacuna del Pnrr è la mancata attenzione nei confronti dell’autotrasporto al rinnovo dei mezzi circolanti. I numeri parlano chiaro e l’Italia ha il parco macchine più vecchio d’Europa seconda solo alla Grecia. Il direttore generale Alis, Di Caterina, dichiara: “Il porto deve essere considerato prioritario rispetto ad altri. Bene il mare bonus ulteriormente finanziato in Legge di bilancio, ma dovrebbe essere reso strutturale nel quadro normativo”. Infine urge la richiesta di semplificare il quadro regolamentare delle procedure degli esteri e dei dragaggi, affinchè gli scali italiani diventino più appetibili per il sistema europeo.
Ciò che preoccupa Conftrasporto è il fatto che le risorse stanziate non siano totalmente addizionali, a questo consegue l’impossibilità di potenziare il Paese. Bensì “sostituire un debito nazionale con un debito comunitario, il che evidenzia dei limiti rispetto al potenziale espansivo” dichiara Russo, segretario generale di Conftrasporto. Che aggiunge: “Con il Piano nazionale delle riforme avremmo voluto assistere all’occasione che l’Italia avrebbe dovuto sfruttare per cambiare il paradigma del quadro normativo e le risorse pubbliche. Oggi il nostro Paese corre il rischio di non riuscire a spendere i 209mld in maniera veloce ed efficace. Pensiamo che il problema della capacità di spesa sia la cosa più preoccupante, speriamo si possa recuperare da questo punto di vista”. Indispensabile raggiungere gli obiettivi relativi alla transizione ecologica e all’idrogeno. Ma affinché tutto funzioni bisogna pensare alle infrastrutture e alla rete distributiva. E questo comporta investimenti importanti.
Chi fa della sburocratizzazione una parola d’ordine è Anita, Associazione nazionale imprese trasporti Automobilistici, soprattutto in relazione alla Pubblica Amministrazione. Un obiettivo che punta al contributo del funzionamento da parte dell’Autorità di regolamento dei trasporti e alla revisione delle officine private di veicoli. Il direttore, Della Pepa, di Anita dichiara: “A livello europeo tutti i Paesi hanno sperimentato la Cnr, gli unici Paesi che non l’hanno fatto siamo noi e il Portogallo. I vantaggi sono importanti anche in termini di maggiore efficienza, trasparenza e tracciabilità costante, controlli, risparmio di tempo, un progetto rilevante” una richiesta che l’Associazione avanza da tempo ma che è bloccata a livello burocratico. Per essere più competitivi, bisogna adottare una politica industriale della logistica e politiche che rafforzino la dimensione delle imprese italiane.
“Abbiamo individuato opere importanti e interventi per l’implementazione tecnologica. Le nuove opere non sono rientrate e siamo disponibile per rivedere e ricalibrare le opere stesse”. Lo sottolinea Simonini, direttore generale Anas. Per le opere stradali sono destinati dal Piano 450mln, ma la quota Anas è ancora da definire. Questo non impedisce di pensare a progetti da mettere in campo quali ad esempio le Smart Roads, in modo da dotare il Paese di strade efficienti. Simonini spiega: “La prima fase di investimento è di 250mln. La Smart Roads come percorsi digitali connessi per alzare i livelli di sicurezza e ridurre gli incidenti del 50%. Un capitolo che potrebbe rappresentare un caposaldo del Recovery nei limiti temporali del 2026”.