La gestione della Legge di Bilancio contiene in sé tutti gli elementi per diventare un grande pasticcio.
Vista dall’esterno potrebbe sembrare una scelta di serietà: il Governo presenta un testo base che si presume concordato tra i partiti della maggioranza e, di conseguenza, quegli stessi partiti si astengono dal presentare modifiche.
Vista con un occhio leggermente più smaliziato sorgono una serie di domande: innanzitutto, ma perché? A che pro? E poi, ma sarà davvero così?
Al netto dei discorsi più alti, riguardanti un’incomprensibile compressione democratica derivante dal non rispetto della tripartizione dei poteri di Montesquieu, riteniamo la scelta controproducente per il Governo stesso, in quanto foriera di malumori e chiusure che non potranno che avere conseguenze.
Se l’intento del Governo, in particolare della Presidente Meloni e del Min. Giorgetti, è quello di dimostrare una “verticalità” decisionale che evita fenomeni oggettivamente degenerati come la inarrestabile proliferazione degli emendamenti, le alchimie dei “segnalati” e super-segnalati”, l’allungamento dei tempi fino alla soglia psicologica del Natale, non è questo lo strumento giusto.
Il tema è che se i partiti esistessero per davvero, tutto ciò che poi diventa “emendamento”, andrebbe discusso con gli attori che contribuiscono al sistema democratico e poi essere frutto di scelte che abbiano un senso politico.
Un “emendamento” dovrebbe rappresentare la conseguenza di una linea politica – economica, industriale, di un territorio – non la scusa per un tweet o il contentino dato al primo rappresentante d’interessi che passa.
Siccome tutto ciò si è completamente perso, sono cresciuti i fenomeni degenerativi di cui sopra. Ma la soluzione non è il taglio netto a cui, ad essere sinceri, crediamo anche poco.
Ci resta la sensazione che se con una mano il brand “Legge di Bilancio” verrà tenuto al riparo dalla valanga, questa riguarderà altri provvedimenti laterali che assumeranno via via dimensioni tali da essere omnibus. Dimensioni proporzionate alla fantasia dei nomi che li accompagneranno per i titoli (“Anticipi”, “Milleproroghe”, “Esigenze” etc.).
A Natale il Parlamento sarà felicemente a casa (anche noi eh…), la forma sarà salva, la sostanza come al solito particolarmente incasinata.