Ambiente

Intervista a L’Abbate: “Nel Recovery manca ulteriore sforzo per agricoltura”

28
Gennaio 2021
Di Redazione

di Paolo Bozzacchi

Intervista a Giuseppe L’Abbate, Sottosegretario alle Politiche Agricole. Temi affrontati: transizione ecologica, sostenibilità, energie rinnovabili, precision e digital farming.

 

Sottosegretario L’Abbate, il piano del Recovery Fund prevede quasi 70mld da investire nel nostro Paese per incentivare la cosiddetta “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. Quali ritiene debbano essere le priorità per questo Governo al fine di incentivare questo processo?

Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha presentato una serie di schede e relativi progetti nell’ambito del Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Ovviamente, le attività agricole del comparto primario svolgono un ruolo cruciale per la tutela dell’ambiente e rappresentano il tramite con cui raggiungere gli obiettivi “green” che l’Ue si prefigge da ancor prima della pandemia in corso. Tutte le politiche portate avanti dal Ministero, ivi inclusa la riforma della nuova PAC 2021-2027, si inseriscono nel solco del Green Deal e delle strategie Farm to Fork e Biodiversità che guidano la transizione ecologica. Anche all’interno del PNRR, dunque, il Mipaaf ha presentato azioni in linea come la rigenerazione urbana e verde, la riconversione degli impianti a biogas, la riforestazione e l’agrisolare per la diffusione degli impianti fotovoltaici sui beni strumentali delle imprese agricole.

Purtroppo per l’agroalimentare, l’aver esacerbato gli animi nella discussione sul PNRR e l’avere nel Ministro delle politiche agricole il Capo della delegazione che ha generato la crisi di governo ha fatto sì che ne pagasse dazio.

Il Mipaaf aveva chiesto 6 miliardi di euro per una serie di progetti ma nel documento licenziato ve n’erano appena 1,8 miliardi a cui, successivamente, si sono fortunatamente aggiunti altri 700 milioni di euro circa. Sono ottimista e ritengo che, con un piccolo ulteriore sforzo economico, l’agricoltura italiana potrà portare a casa importanti risultati per tutte le filiere.

 

La parola d’ordine del 2021 sembra essere “sostenibilità”. Sempre nel Recovery Fund ci sono oltre 6 mld da investire in economia circolare, agricoltura sostenibile e ciclo integrato dei rifiuti. Quali le priorità per investire al meglio questi fondi?

È importante ricordare che i pilastri della sostenibilità sono tre. Quando si parla di “sostenibilità”, infatti, si intende sempre quella “ambientale” dando quasi per scontato che sia l’unica da raggiungere. In realtà, la sostenibilità ambientale deve essere sorretta anche da altri due pilastri: la sostenibilità economica e quella sociale.

Se non diamo redditività al lavoro degli agricoltori, i nostri custodi della terra, rischiamo difatti l’abbandono dei campi con un saldo finale drammaticamente negativo per l’ambiente e la salute dei nostri territori. Nell’ambito del PNRR, il Mipaaf ha puntato ad innovare le produzioni nazionali, sostenendo la creazione di filiere con il sostegno in investimenti che sappiano valorizzare gli aspetti “circolari e green” dell’economia agricola.

In questo modo sono certo che potremo da un lato raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica, dall’altro riusciremo a portare innovazione nelle imprese che significa valore aggiunto e aumento della redditività e dei posti di lavoro. Unico modo in cui potremo uscire da questa devastante crisi economica legata alla pandemia senza avere le ossa rotte, ma forza per ripagare i debiti contratti in questi momenti difficili per la gran parte dei nostri cittadini e delle nostre imprese.

 

L’uso delle energie rinnovabili è funzionale e strategico per raggiungere l’indipendenza energetica dell’Italia e aumentare la nostra competitività economica. A quali nuove forme di incentivo all’uso di energia rinnovabile state pensando?

A stabilire gli incentivi è il Ministero dello Sviluppo economico: a ciò il Mipaaf guarda con interesse perché ne raccoglie i frutti per i propri agricoltori, i quali possono così avere integrazioni al reddito agricolo attraverso le energie rinnovabili.

Credo fortemente che gli aspetti energetici siano una variabile determinante per una impresa. Per questo, nell’ambito del tavolo Mise sulle aree idonee/non idonee per l’installazione di pannelli fotovoltaici, ho richiesto la partecipazione del Crea, l’ente di ricerca del Mipaaf, per vagliare le possibili soluzioni innovative e tecnologiche per coniugare produzione agricola ed energetica. Fermo restando che l’obiettivo del lavoro dell’agricoltore è quello di produrre cibo.

Gli stessi scarti della lavorazione agricola ovvero i cosiddetti “sottoprodotti”, però, hanno un importante valore energetico e, per questo, puntiamo alla diffusione e riconversione degli impianti a biogas in biometano così da realizzare una vera e propria economia circolare ad impatto positivo per l’ambiente.

 

Precision e digital farming sono due capitoli che stanno rivoluzionando il mondo dell’agricoltura. In questo campo il nostro sistema produttivo può essere una delle eccellenze Europee. Come pensa si possa sostenere l’evoluzione di questo settore e come incentivare i giovani a fare impresa in quest’ambito?

L’innovazione, attraverso la precision e digital farming, è – come detto – la chiave di volta per il futuro delle imprese agricole e della pesca italiane. Senza innovazione, non avremo futuro o quantomeno un futuro redditivo per cui valga la pena lavorare. Gli interventi e le misure a cui una impresa agricola può attingere elaborati da Mise, Mipaaf e altri Enti sono notevoli: dall’Industria 4.0 che abbiamo allargato all’agricoltura nella Legge di Bilancio 2020, alla Nuova Sabatini, al bando Isi-Inail al bando Macchinari. A ciò si aggiunge il grande lavoro nell’accesso al credito che abbiamo portato avanti nel 2020 e che ha permesso impieghi per oltre 2,6 miliardi di euro grazie ad Ismea e al Fondo di Garanzia di Mediocredito Centrale.

È importante che questi strumenti vengano sempre più diffusi tra gli imprenditori agricoli, soprattutto giovani, affinché si trasformino in opportunità concrete attraverso investimenti finalizzati alla crescita e allo sviluppo.

 

Tra i comparti industriali colpiti dalla pandemia da Covid-19 c’è anche la filiera brassicola. Il Recovery Fund individua, per il settore, misure dirette a valorizzare il ciclo integrato dei rifiuti, incentivare la riconversione degli impianti industriali verso una produzione maggiormente sostenibile e razionalizzare lo stoccaggio delle materie prime agricole. La Legge di Bilancio 2021 e i Decreti Ristori hanno introdotto alcune norme volte a sostenere il comparto ma il settore auspica maggiori interventi strutturali. Quali sono le proposte del Governo per tutelare una filiera così strategica?

Sin dalla scorsa Legislatura, come componente del Movimento 5 Stelle in Commissione Agricoltura alla Camera, abbiamo avuto una attenzione particolare per questo settore in fermento e in grado di creare reddito e occupazione. Dopo aver definito finalmente per legge cosa è la “birra artigianale”, abbiamo iniziato un percorso per rinsaldare e creare la filiera brassicola italiana: dalle coltivazioni di luppolo e orzo alla realizzazione del prodotto finale, la birra.

Purtroppo, la pandemia non è stata di aiuto e ha colpito fortemente questo mercato. Siamo intervenuti con la decontribuzione per i primi sei mesi del 2020 a cui si è aggiunta quella di novembre e dicembre. A ciò, vanno sommati i ristori orizzontali sulle perdite di fatturato.

Nella Legge di Bilancio 2021, infine, abbiamo dedicato 10 milioni di euro per le cosiddette filiere minori, inclusa la brassicola. Nonostante la crisi di governo, ho convocato il tavolo di filiera per decidere assieme quali azioni mettere in campo e quali finanziamenti destinare. Il mondo produttivo non si ferma e neppure noi al Mipaaf. Dare risposte concrete, in questo periodo di pandemia, è la priorità!

 

 

 

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