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Legislatura, primo anno: alto il tasso di proposte di legge per eletto
Di Giuliana Mastri
Nei primi 11 mesi della legislatura sono state presentate 2.020 proposte di legge di iniziativa parlamentare, contro le 2.655 del primo anno della precedente. Un dato che combinato con il taglio dei parlamentari fa aumentare la media per ogni eletto, da 2,75 a 3,36. Sono i dati di un dossier del centro studi Cuiprodest, presentato in Senato in una conferenza stampa organizzata dal presidente della commissione Affari Costituzionali Alberto Balboni, con i capigruppo delle varie forze politiche. Le oltre 2.000 proposte di legge approdate in Parlamento nel primo anno hanno prodotto l’approvazione di 52 nuove leggi, con un tasso di conversione pari al 2,6% contro l’1,8% della precedente legislatura. La commissione maggiormente investita dai provvedimenti è quella Affari Costituzionali. In entrambe le legislature, il gruppo parlamentare più attivo è il gruppo Misto/Autonomie, l’attività dei gruppi di opposizione è «sensibilmente maggiore» rispetto a quella dei gruppi di maggioranza. Il governo Meloni ha posto la fiducia 9 volte al Senato e 20 alla Camera, contro le 6 volte al Senato e 11 alla Camera del governo Conte.
Il governo resta unito
«Quando qualcuno suppone che arrivano le Europee e i dissapori tra partiti alla ricerca di visibilità, queste sono storielle che vanno bene per costruire una trasmissione tv», ha detto il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo nella conferenza. «È chiaro che ogni partito tenderà a dire ‘noi siamo i più belli’. Ma questo non andrà a minare quella che è un’alleanza di governo stabile. Andiamo avanti con calma, con responsabilità e consapevoli che nel medio periodo tutti i progetti potranno trovare attuazione», ha aggiunto Romeo.
Riforme e premierato
L’attuale maggioranza si gioca molti dei suoi equilibri sulle riforme: «Il punto è rendere effettivo il risultato delle elezioni e fare in modo che ci sia continuità dell’azione di governo», ha osservato il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato Lucio Malan. «Qui siamo in presenza di un governo che ha la prospettiva di 5 anni, e avendo questa prospettiva di legislatura si può puntare a riforme importanti, a partire dal premierato, e a una continuità di azione. Bisogna fare in modo che si tenda a una stabilità del governo anche dove la maggioranza fosse meno solida». Un messaggio molto chiaro, a tutti gli effetti una dichiarazione d’intenti che va oltre le dinamiche contingenti. Gli elettori in questo periodo appunto si chiedono quanto possono riporre fiducia in una prospettiva di questo tipo.
Ma troppi i decreti e le fiducie
Nel frattempo le opposizioni sottolineano le criticità dell’attuale attività parlamentare, i dati della ricerca «confermano l’urgenza di intervenire per correggere la torsione costituzionale che si sta consolidando e che la riduzione del numero dei parlamentari ha acuito. C’è un incremento significativo, quasi un raddoppio, al ricorso alla fiducia che un osservatore esterno farebbe fatica a capire guardando i numeri parlamentari che sostengono il governo. Il secondo dato e l’aumento del ricorso alla decretazione di urgenza, ha fatto notare Andrea Giorgis, capogruppo Commissione Affari Costituzionali del Senato. Giorgis ha messo in chiaro: «Il Pd è convinto che la forma di governo parlamentare ha delle virtuosità che suggeriscono di mantenere l’assetto di fondo, ma non può non riconoscere l’esigenza di mettere mano, di razionalizzare questo bicameralismo. Spero venga affrontato senza nessuna scorciatoia plebiscitaria, che trasferisca al capo del governo o al Presidente della Repubblica certe prerogative».
Lavorare sul trattato di Dublino
Altro punto su cui le opposizioni criticano è la questione migranti. Secondo il capogruppo cinquestelle in Senato Stefano Patuanelli e la consigliera regionale del Movimento 5Stelle Rosaria Capozzi «il braccio di ferro fra Lega e FdI, in regione e a Roma, sul fronte immigrati rischia di portare l’Italia fuori dalla logica del dialogo in Europa e sul piano della revisione dei patti di Dublino. Slogan e dichiarazioni umorali portano solo a un consenso momentaneo senza dare concrete risposte. Cosa ne pensa Fedriga che nessun sindaco in regione vuole un nuovo Cpr o altro ghetto di reclusione? Perché non fare ripartire, invece, politiche attive di ripartizione dei migranti sul territorio con progetti di accoglienza diffusa?», hanno sostenuto i due in una nota congiunta.